Wily Morgan and The Curse of Bone Town è una delle perle del gaming italiano di quest’anno

Magari anche tanti di voi, quando andavano alle scuole elementari o medie, hanno passato pomeriggi e pomeriggi, che presto tracimavano in sere, a impersonare  Guybrush Threepwood, l’iconico protagonista delle celebre serie di videogiochi Monkey Island della  LucasArts. Ecco, prendete quelle sensazioni e quel mondo piratesco ispiratissimo, ricolmo di umorismo e di situazioni buffe e paradossali (con un livello di scrittura sopraffino) e avrete Willy Morgan and the Curse of Bone Town, l’avventura grafica sviluppata dall’italianissima Imaginarylab e che abbiamo provato in questi giorni.

Partiamo subito da un presupposto, anzi da due. Willy Morgan è, innanzi tutto, un gioco che si sarebbe definito una volta “punta e clicca” che recupera di quei titoli sia le atmosfere che il mood generale ma che, cosa nient’affatto scontata, non vuole essere soltanto un semplice hommage a quella stagione anni Novanta del gaming ma si pone l’obiettivo e, perché no, l’ambizione di rifondarlo. Infatti, il secondo presupposto di cui vi parlavamo prima, è che il videogioco italiano è sostenuto, per tutta la durata dell’avventura di Willy, da una trama che magari non la più originale disponibile su “piazza” ma che è ravvivata da un livello di umorismo, auto-citazionismo e, perché no, rimandi alla cultura pop contemporanea assolutamente deliziosa. E a conferma di ciò ci sono i trofei di Steam che, almeno a nostro avviso, sono tra i più spassosi e ingegnosi da sbloccare che abbiamo affrontato da molti mesi a questa parte (dimenticatevi i collezionabili ma cominciate a scaldarvi per le vostre serie, tv o animate, preferite, non vi diciamo altro).

Parlavamo della storia giusto? Beh lo stile narrativo di Willy Morgan si potrebbe definire come essenziale nelle svolte principale e particolareggiato nei dettagli. Impersoneremo Willy Morgan, un giovane studente appassionato di storia antica e libri che, dopo aver perso il padre in circostanze misteriose nel 2008, riceve una lettera proprio da quest’ultimo più di dieci anni dopo nel quale è scritto di raggiungere, al più presto, Bone Town. Bone Town è, oltre a essere una cittadina che, già dal nome, riecheggia un universo piratesco, anche il luogo d’infanzia “del cuore” di Willy, il posto di vacanza dove passava dolci giornate in compagnia della madre e del padre. Ecco qui la trama essenziale: pochi elementi, che il giocatore ha fin da subito e che poi dovrà essere abile a far fruttare. Parallelamente a questo, si hanno tutta una serie di commenti e considerazioni del protagonista che, non solo permettono di inquadrarlo meglio dal punto di vista della personalità (Willy è amante delle battute, dei paradossi e, naturalmente, delle citazioni ultra-pop) ma anche di offrire una bella visione a 360 gradi del mondo di gioco. Un mondo reale, diciamo così, con però delle sferzate di nonsense che abbiamo trovato deliziose.

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Leggendo le varie recensioni che, via via, stanno uscendo ci siamo accorti di due cose, abbastanza particolari. La prima è che, a livello generale, il gioco è stato, con corretta cognizione di causa, accolto positivamente ma che, in maniera piuttosto singolare, ha raggranellato votazioni maggiormente positive dai siti stranieri piuttosto che da quelli nostrani. Infatti, uno dei difetti principali che la stampa del nostro Paese ha ravvisato per Willy Morgan è una generale penuria di mezzi e di risorse, che, stante a questi giudizi, hanno inficiato l’opera a livello generale. Bene, noi ci permettiamo di ribaltare totalmente la questione. La suddetta penuria di risorse, almeno in sede di un esordio del genere, non è un difetto, anzi, è un vero pregio del titolo dei ragazzi di Imaginarylab. Già perché lo stile cartoonesco e fumettistico generale, unito a un art-design semplice ma di sicuro impatto rendono più semplice l’immedesimazione al giocatore, proprio perché richiamano, in diretta precisa e quasi filologicamente accurata, proprio quelle sensazioni che si avevano a giocare a Monkey Island.

Altro fattore molto positivo, sempre secondo il nostro giudizio, è il livello medio degli enigmi che abbiamo avuto di fronte. Nonostante si tratti, in fin dei conti, di una sorta di puzzle-game, dove non è possibile risolvere un determinato quesito in un modo differente da quello “inteso” dagli sviluppatori (esattamente come in tutte le avventure grafiche per altro) abbiamo molto apprezzato il fatto che, nonostante questo “binario a senso unico”, il gameplay in realtà è molto più “aperto” di quello che potrebbe, a primo avviso, apparire. Già perché le varie quest che i diversi npc ci chiederanno di portare a termine (per altro npc doppiati divinamente e con un livello di cura per i dettagli delizioso) si potranno affrontare nell’ordine che si vuole, portando anche, nel limite delle possibilità, a “ruolare” un poco Willy Morgan.

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Anche a livello di pura logica, gli enigmi che abbiamo affrontato non parevano la classica “fiera dell’assurdo” che tanti, troppi giochi di questo genere spesso ci propongono. E anche la storia, man mano che si prosegue nella, bellissima, esplorazione di Bone Town (che è, in fondo, l’altra grande protagonista del titolo insieme a Willy), pare sempre meno banale e più interessante, sia da scoprire, sia da vivere. Certo, senza volere anticipare troppo le cose, possiamo comprendere come il gioco presti il fianco a qualche critica per una certa fretta nelle fasi finali dell’avventura ma, a livello generale, la trama rimane sempre godibilissima.

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Al netto di questi, almeno per noi, assoluti punti di forza, abbiamo trovato meno centrate le ost che, spesso e volentieri, ci sono sembrate troppo banali e ripetitive, per un art-design che, invece, è sempre ispirato e particolareggiato. Proprio per il già citato livello, ottimo, di scrittura, avremmo preferito anche qualche riga di dialogo in più ma ci rendiamo perfettamente conto che la già citata ristrettezza di mezzi e risorse per questo esordio non poteva, per forza di cose, permettere qualcosa in più.

Ecco allora che, tutto considerato, consideriamo questa “creatura” degli Imaginarylab un esordio convincente e ricco di cose positive che, se proprio dovessi “tirare dal cilindro un voto” si assesterebbe intorno al 7.3, con punte di reali e concrete eccellenze per certi dialoghi “in punta di fioretto” del giovane Willy. Se avessimo avuto più possibilità di personalizzazione della storia scegliendo questa piuttosto che quella risposta nelle scelte multiple, la votazione sarebbe stata ancora più alta. Questo per dire che, al netto di qualche comprensibile difetto, Willy Morgan and The Curse of Bone Town, disponibile su Steam qui, è, per davvero, una killer-app per questo agosto 2020.

A cura di Mattia Nesto