La Bella Fanny di Pedro Lenz: gli ostacoli del cuore e della scrittura

Il romanzo dello svizzero Pedro Lenz – edito da  Gabriele Capelli e con traduzione di Amalia Urbano – utilizza la figura di un donna “bella e impossibile” come metafora della chimera della perfezione e della ricerca dell’ispirazione artistica. 

La Bella Fanny è di fatto una creatura affascinante e sfuggente, come forse solo certe donne dall’accento francese sanno essere. Non immaginatevi però la più classica delle storie d’amore non corrisposto. Pedro Lens utilizza questo espediente per dirci – anche – altro. La Fanny del titolo è una donna misteriosa e forse irraggiungibile, che diventa simbolo delle ricerca spasmodica di quella “perfetta felicità” che è una chimera.

Più ragionevole è cercare il cosiddetto “proprio posto nel mondo”, come tenterà di fare il protagonista del romanzo, dal nome piuttosto insolito ma allo stesso tempo emblematico: Jackpot. Questo nome, però, non è vero. Nel senso che non è il suo vero nome: Jackpot in realtà è un “banalissimo” Frank, che odia il suo nome a tal punto da scegliersene deliberatamente un altro, decisamente sopra le righe. Eppure Jackpot non è un nome a caso: il richiamo al gioco d’azzardo, suggerisce le dinamiche imprevedibili e spesso beffarde della vista. Non che quest’ultima debba essere vissuta come una notte al casinò, bene inteso, ma nemmeno programmata come la sceneggiatura di un film.

Nell’orbita di questa riflessione sul fatalismo dell’esistenza, si inserisce a gamba tesa un ulteriore tema, che ci riporta all’attività principale del nostro protagonista. Il tema è quello della scrittura, e quindi della creatività via ispirazione. In questo senso, nella placida cittadina svizzera teatro della storia, la conturbante Fanny diventa in un certo senso anche incarnazione della Musa della scrittura. Tuttavia non senza difficoltà e risvolti negativi.

Infatti, la presenza ingombrante e destabilizzante di Fanny rischia di diventare un autogol per la ricerca poetica dello scrittore. Col procedere delle pagine, infatti, jackpot si renderà conto che quell’infatuazione imprevista ed imprevedibile corrisponde anche ad una ispirazione frivola ed effimera, priva di fondamenta. In mezzo alle tante discussioni con gli amici artisti intorno a questo argomento, l’autore riuscirà a trovare la sua strada, riuscendo a vedere sotto una nuove luce non solo l’influenza – invero negativa – di Fanny ma anche rivalutando all’opposto il brulicare educato della cittadina di Olten, che passerà dall’essere una prigione all’esser un trampolino.