Le Antigoni: i tanti volti di un’eroina

Come prologo della stagione che si apre ora al Teatro Stabile del Veneto, i giovani attori della Scuola Teatrale d’Eccellenza ci aiutano a esplorare il dramma antico e attuale dell’individuo e del potere, mettendo in scena al Ridotto del Verdi di Padova, due versioni dell’Antigone, quella fanciulla greca che, per seppellire il fratello, sfida la legge del re e va incontro alla morte, perché, dopo aver perso tutto, perdere la vita le sembra la più dolce delle liberazioni…

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_di Valentina De Carlo



Bisognava avere un cuore morbido e delicato come il velluto, ma allo stesso tempo duro e resistente come l’acciaio per sopportare e superare tutto ciò che sopportò e superò Antigone, marciando dritta per la sua strada, camminando sola per il suo sentiero, senza temere nulla, inesorabile, verso il suo eremo di pace.. eterna.
Ma é davvero un’eroina senza paura Antigone? É colei che va incontro alla morte spavaldamente e sfacciatamente, senza mai abbassare lo sguardo, senza tremare e senza pentirsi della sua scelta?
Occorre guardarla e riguardarla, ascoltarla e riascoltarla in tutte le riscritture dell’opera di Sofocle nella sua immensa fortuna per tentare di capirla meglio, per restituirle tutte le sfaccettature che le spettano, e per ridarle, infine, la sua prima vera pelle: quella di umana. Tanto a lei quanto al suo antagonista, lo spietato re Creonte. É soltanto crudele e cieco, lui? Ha soltanto il ruolo di carnefice in questa storia?
Ci hanno aiutato a scandagliare questo dramma i due spettacoli messi in scena dagli allievi attori del III anno di specializzazione della Scuola Teatrale d’Eccellenza di Padova, facente parte del Modello Veneto Te.S.eO. -Teatro Scuola e occupazione- nato nel 2018 dall’accordo tra il Teatro Stabile del Veneto e la Regione.

Per la regia di Giuseppe Emiliani e Sandra Mangini, hanno portato al Teatro Ridotto del Verdi di Padova due versioni delle tragedia greca Antigone, la prima, quella originaria di Sofocle del 442-441 a.C., la seconda, quella dell’autore francese Jean Anouilh del 1942.
In un adattamento asciutto e pulito, che arriva dritto al nocciolo della storia senza fronzoli, né testuali, aderendo saldamente al testo originale, né scenici, restituendoci il dramma in tutta la sua naturale potenza, i giovani attori recitano bene, più che bene anzi, quasi meglio di alcune compagnie teatrali di professionisti, che si vedono talvolta calcare le scene. Ci trasportano semplicemente dentro la storia, facendoci vedere da molto vicino, nell’intimità che il ridotto consente, le emozioni dei loro personaggi, e anche un po’ le loro.
Ed ecco che inizia davvero la nostra storia e quella delle nostre Antigoni.. Non è ancora l’alba e le due sorelle emergono dal buio della scena, come dal buio della notte insonne appena trascorsa, la notte della morte dei due fratelli, Eteocle e Polinice. Ma davanti al sole che si alza, il tempo per versare lacrime, quello non c’è. La domanda di Antigone sorge immediata e limpida: mi aiuterai, Ismene, a seppellire quel cadavere? Verrai con me contro la legge e verso la morte?

Da qui si dipana la matassa che, invece di sciogliersi, andrà ad ingarbugliarsi sempre più, man mano che si presentano tutti i personaggi: il coro, il re Creonte, le guardie, il principe Emone.. In un gioco di simboli, costumi, significati, la giovane compagnia ci porta a conoscere le sfumature di ciascuno, ché di fronte alla vita, al dolore, alla scelta, non si ha mai una faccia sola.
Tanto forte e aggressiva la prima Antigone (Federica Fresco) quanto dolce e fragile la seconda (Jessica Sedda), tanto piccolo e crudele il primo Creonte(Gianluca Pantaleo), quanto magnanimo e accondiscendente il secondo (Gaspare Del Vecchio), la versione di Anouilh fa da specchio magico a quella sofoclea, svelandoci il non visto, il non detto, il celato, del testo greco, attualizzandolo e complicando la vicenda, ma rendendocela antropologicamente più vicina, più viva, più vera.

Abbiamo apprezzato la grinta e il lavoro minuzioso di questi giovani, che hanno metabolizzato, per poi restituirci appieno, una storia sempre attuale, mai semplice, mai scontata, dove il bianco e il nero, il buono e il cattivo di queste favole antiche, non esistono più, mescolati e intrecciati da emozioni umane, da lacrime e sangue, da coraggio e paura.
Ma poi.. sono mai esistiti davvero?

 

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