In attesa dei due ultimi live di stasera firmati Kraftwerk, possiamo iniziare a tirare le somme di questa diciassettesima edizione di Club To Club.
–
_di Edoardo D’Amato
Sono stati giorni molto intensi, che innanzitutto hanno messo al centro Torino come punto di riferimento dell’arte in generale (Artissima, la ContemporaryArt e la mostra di Mirò a Palazzo Chiablese ne sono il massimo esempio). Rimanendo in tema musicale, impossibile non notare la staffetta Movement/C2C: due modi di intendere l’elettronica meno distanti di quanto si possa pensare (pur con le dovute differenze), che hanno dato ancor più lustro ad una città che ha da sempre avuto la vocazione di capitale del genere in Italia, ma il livello raggiunto in questi dieci giorni la pone anche al centro dell’élite europea. Al di là delle polemiche sull’amministrazione (che ci sono e ci saranno sempre, al di là del colore politico della stessa) e di alcuni fatti di cronaca poco piacevoli, si tratta davvero di uno spot notevole per Torino.
Tornando all’argomento principale, ovvero Club To Club, bisogna dire che ogni anno questo festival riesce a stupirci in qualche modo: nella scorsa edizione proporre un Ghali poco conosciuto al di fuori del pubblico trap era stato un azzardo ma anche una scommessa vinta, come anche l’esibizione del maestro Franco Battiato due anni or sono. Quest’anno a spiazzare un po’ tutti era stato l’annuncio di Liberato, che però ha portato sul palco del Padiglione 1 uno show godibile, dove migliaia di persone (con altissimo tasso di pubblico straniero) hanno cantato in coro (e in dialetto) col misterioso artista-collettivo napoletano.
E se l’hashtag di quest’anno era #cheektocheek, effettivamente possiamo dire di aver ballato tantissimo: sono state danze sfrenate (penso al groove irresistibile del set di Richard Russell, oppure all’incredibile Richie Hawtin Close), ma anche tête-à-tête mentali che prima di tutto ci hanno fatto fare “quattro salti” insieme al nostro cervello (chiedere a Ben Frost e Yves Tumor, solo per citarne due).
–
«Magari un giorno, oltre al cha cha cha, alla polka e alla mazurca, al mambo e alla bachata,
esisterà una nuova forma di CHEEK TO CHEEK perfettamente al passo con i nostri tempi,
e ci sentiremo tutti un po’ meno soli»
Sergio Ricciardone, Artistic Director Club To Club
Ormai Club To Club è un evento così polivalente, aperto a mille suggestioni che non ci stupiamo più se nella stessa line up ci siano Kamasi Washington e Amnesia Scanner. Il festival si conferma poi il top anche per quanto riguarda l’avant-pop: in questo senso i live di Bonobo, Nicolas Jaar (che fa doppietta anche in dj set) e del sorprendente Mura Masa sono stati forse i più rappresentativi.
Una parentesi a parte la merita lo show di Arca: sebbene dal punto di vista prettamente musicale non abbia fatto impazzire il sottoscritto, probabilmente il set del producer venezuelano ha incarnato alla perfezione lo spirito e il mantra #cheektocheek. La sortita in mezzo al pubblico con tanto di “trampoli” rimarrà la cartolina più iconica di questo Club To Club.
Come non citare poi gli otto concerti in 3-d dei Kraftwerk, che in pratica sono diventati un vero e proprio evento nell’evento? Farli esibire nelle rinnovate OGR è stata la vera chicca: uno spettacolo incredibile che ha ripercorso la discografia dello storico gruppo di Düsseldorf attraverso i loro più grandi successi e a visual ed effetti 3D davvero di notevole impatto.
Rimandiamo i dettagli al reportage che stiamo preparando, e che vi racconterà più approfonditamente la settimana che abbiamo appena vissuto minuto per minuto. Una cosa però possiamo anticiparla senza dubbio: tra il Grand Opening nel salottino sabaudo della Sala di Diana della Reggia di Venaria e le nottate nello scenario post industriale di OGR e Lingotto quella che ci rimane dentro è un’esperienza totalizzante dove il tempo si è fermato. Proprio come ad un ballo di gala.