I demoni interiori di Kokocinski

Tiziana Gazzini propone un ritratto articolato e variopinto di di Alejandro Kokocinski, artista contemporaneo e costante dissidente, in una ricca biografia edita da Clichy.

_di Silvia Ferrannini

Alejandro è la vita, giovane, dura, dura fin troppo, apertamente oscura, angelo operaio in triste urgenza precipitosa.

È la durezza di una vita trascorsa in costante movimento, lunga un viaggio che è stato fuga, scoperta, pellegrinaggio. Questo è il fil rouge di un’esistenza davvero unica, raccontata tra le pagine di Kokocinski. Vita straordinaria di un artista di Tiziana Gazzini, edito da Clichy.

Di madre russa e padre polacco, la storia di Alejandro Kokocinski è fondamentalmente la storia di un apolide, che ha corso in spazi e tempi diversi e lontani: nato nel campo profughi di Porto Recanati, attraversa il Sud America tra le foreste pluviali degli Indios Guaraní, il Paraguay e la regione di Chaco, finendo con l’essere spettatore della caduta di Peron nel 1955. A Buenos Aires scopre l’arte circense e la scenografia: l’universo espressivo della maschera, della camuffamento e dell’alterità dell’io diventerà linguaggio e sostanza di molte sue creazioni, rappresentando così i suoi demoni interiori (sua figura favorita è Pulcinella, incarnazione di un’antica ma tenera melanconia: la Gazzini stessa definisce Kokocinski “Un Pulcinella dai colori di Arlecchino”).

«Fragile e appassionata, l’esistenza di Kokocinski si può racchiudere in poche parole, cariche di significati: incompletezza e creatività, dissenso e riflessione»

L’immagine del Kokocinski engagé si affermerà nel Cile di Allende, del quale sosterrà la riforma agraria. E’ qui che inizia a disegnare, a stilizzare la sofferenza, focalizzando la sua denuncia soprattutto sui desaparecidos. La sua poetica inizia qui a definirsi, ma il golpe contro il governo di Allende lo costringe a rifugiarsi in Europa. Dopo la Germania, la Francia e l’excursus di alcuni anni in Oriente, Kokocinski torna i  Italia ad occuparsi di scenografia accanto a Lina Sastri, curando luci, scenografie e costumi della compagnia teatrale dell’attrice. A tal punto arriva il suo amore per l’arte italiana che nel 2003 allestisce il suo studio personale a Tuscania, in una chiesa sconsacrata.

I dati biografici rivelano che la geografia esistenziale di Kokocinski è specchio umano della grande Storia che  incontra il piccolo individuo, di tradizioni e culture che sono forma e sostanza dei popoli ai quali Kokocinski (così  veniva chiamato dagli amici) sceglie di regalare disegni, colori e parole. Un affresco così complesso e multiforme sarebbe difficile da ricomporre, se Tiziana Gazzini (giornalista e saggista attiva nell’editoria d’arte) non si fosse prodigata a raccogliere le testimonianze dirette dell’artista e a studiare a fondo la rara documentazione d’archivio messa a disposizione dalla Fondazione Alessandro Kokocinski (Tuscania).

La partecipazione eterogenea a fatti, emozioni, ideologie e orientamenti politici conferisce alla sua arte un ampio valore, si direbbe, collettivo: il suo personalissimo estro s’inserisce in una narrazione di più vasto respiro, sempre carico di pathos e commozione. È da una dimensione corale ed epica insieme da cui le vicende di Kokocinski traggono linfa vitale, tra migrazioni, scorci antropologici e contaminazioni culturali. La Gazzini non ci offre un racconto romanzata di una vita stravagante, bensì la storia di una comunione perfetta tra vissuto ed espressione, avventura individuale e universalità  dell’arte. Viva nel sua attingere a immaginari collettivi, visionaria nella sua traduzione in valore formale, la fantasia di Kokocinski resiste ad ogni mappatura preconcetta e lo avvicinano a Borges e Farinelli (autori in cui, effettivamente, è facile perdersi).

Fragile e appassionata, l’esistenza di Kokocinski si può racchiudere in poche parole, cariche di significati: incompletezza e creatività, dissenso e riflessione. Ma l’accurato e ricco lavoro della Gazzini è un interessante punto di partenza da cui prendere le mosse per calarci nel cosmo creativo di un autentico anarchico dell’arte.