Gettiamo un ultimo sguardo su questa intensa settimana di Torino Film Festival, fitta di grandi anteprime e qualche classico di riscoprire; prestiamo anche un occhio alla organizzazione di questa realtà che è ormai indivisibile dalla vita sociale e culturale di Torino.
FILM IN CONCORSO
Oltre al già discusso Juan Zeng Zhe / The Donor di Qiwu Zang (Cina, 2016), che è andato meritatamente a vincere il premio a miglior film e miglior sceneggiatura, è difficile anche discutere contro le premiazioni di Rebecca Hall (nell’immagine di testa dell’articolo, leggi qui il nostro approfondimento sul caso Chubbuck) come miglior attrice per la interpretazione della giornalista suicida Christine Chubbuck in Christine di Antonio Campos (USA, 2016) – un personaggio che oscilla funambolico tra il drammatico puro e il grottesco – nonché di Nicolás Durán per Jesus di Fernando Guzzoni (Cile/Francia, 2016) – una prova assai più fisica ed estrema, dove il giovanissimo interprete mostra prima di tutto la propria dedizione assoluta al mestiere. Non c’è stato spazio purtroppo per Florence Pugh, la protagonista dell’ottimo Lady Macbeth di William Oldroyd (Regno Unito, 2016): il suo personaggio è una donna forte, un animale che lotta per la propria sopravvivenza e la propria femminilità, e merita di essere segnalato. Ho apprezzato molto anche la parabola anti-capitalista di Maquinaria Panamericana di Joaquin del Paso (Messico/Polonia, 2016) e il piccolo ma efficace thriller politico contemporaneo di Le Mècanique de l’Ombre di Thomas Kruithof (Belgio, 2016).
SEZIONE FESTA MOBILE
Tra le anteprime fuori concorso della sezione Festa Mobile c’è certamente in testa Free Fire di Ben Wheatley (Regno Unito, 2016) – di cui ho già parlato in precedenza qui. A seguire metterei Lao Shi / Old Stone di Johnny Ma (Cina/Canada, 2016), un altro riuscitissimo thriller dall’oriente; film misuratissimo nelle scene d’azione, ma estremamente efficace nel ricreare lo stress e la pressione che schiacciano il protagonista, tormentato da una scelta di coscienza che gli si ritorce contro e lo aliena dal proprio lavoro, dalla società e dagli affetti familiari. La pellicola si è aggiudicata il collaterale Premio Cipputi 2016 – Miglior film sul mondo del lavoro.
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Clicca qui per il nostro focus sui quattro migliori film di questa edizione
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SEZIONE AFTER HOURS
After Hours è una delle sezioni che seguo con maggior piacere del Torino Film Festival; in quanto amante del cinema di genere, in particolare dell’horror, spesso trovo più intrattenimento in un brutto film horror che in un mediocre film d’autore. Con questo non voglio dire che non esiste horror che meriti di essere dimenticato: ne posso trovare almeno un esempio proprio nella rassegna di quest’anno, nell’orrendo Sam was here di Christophe Deroo (Francia/Stati Uniti, 2016), un film che promette troppo e poi tradisce anche le fondamenta del genere, con scene di azione e combattimento ridicole e una trama sconclusionata da far infuriare anche i più pazienti. Introdotto come “Duel se fosse stato girato da John Carpenter” il film pare di più “Wolf Creek se fosse stato girato da Uwe Boll”. Al contrario Yoga Hosers di Kevin Smith (Stati Uniti, 2016) è la pellicola che regala ancora più di quanto prometta; il secondo capitolo della “True North Trilogy” del regista di Clerks è anche migliore – più divertente, più assurdo, più pop – del precedente Tusk (Stati Uniti, 2014).
SEZIONE COSE CHE VERRANNO
Come sempre la sezione “Cosa che verranno”, dedicata al cinema fantascientifico o che comunque guarda al futuro dell’umanità, ci permette di ritrovare grandi film conosciuti e piccole perle da riscoprire. Per l’ultima categoria ricorderei sicuramente il classico della fantascienza sovietica Ikarie XB-1 (Cecoslovacchia, 1963) di Jindřich Polák tratto da un romanzo del leggendario autore Stanislaw Lem (da cui il ben più noto adattamento di Solaris da parte di Tarkovsky nel 1972). Il film è tra i pinnacoli del grande cinema sovietico sulle nuove frontiere dell’esplorazione spaziale, uscendo nel pieno dello scontro tecnologico tra URSS e USA e lasciando immediatamente un segno tangibile in tutto il filone: molte idee le ritroveremo in 2001: Odissea nello spazio, ma l’influenza di questo film si spinge anche fino alla rinascita in chiave horror della fantascienza, e quindi pellicole come Alien e La Cosa. Molto diverso invece l’exploit fantascientifico del folle regista spagnolo Alex de la Iglesia, al suo esordio assoluto con l’action-comico-fantascientifico Acción mutante del 1993, opera di rara follia visiva e narrativa, paragonabile forse solo allo stile esplosivo e ipercinetico dei primi film di Sam Raimi ma pervaso dall’umorismo grottesco, anarchico e anche auto-ironico di John Carpenter.
TFF ±
+ continua il trend positivo di pubblico e aumento abbonamenti (+3000 spettatori quest’anno)
+ giuria internazionale varia e preparatissima; ospiti interessanti
− la sezione dedicata al punk denota una certa stanchezza e ripetitività tematica
− ancora qualche problema tecnico; se le torrette mal funzionanti sono un piccolo inconveniente, la proiezione di copie di qualità pessima e le sbavature plateali di certe traduzioni dei sottotitoli sono ingiustificabili