Un documentario d’eccezione: “Hanaa” è un progetto del 2017 di Giuseppe Carrieri, presentato durante il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina e vincitore di diversi premi.
_ di Elena Rossi
“Hanaa” è stato il primo lungometraggio del regista Giuseppe Carrieri. E’ un progetto in forma di docu-film che racconta le storie (vere) di quattro ragazze, accomunate dallo stesso nome che dà il titolo al film. Ma purtroppo questa non sarà l’unica cosa che avranno in comune: oltre alla stessa giovane età, infatti, sono tutte vittime di abuso da parte della loro società, retrograda e discriminatoria nei confronti delle donne.
Carrieri ha dovuto compiere un grande lavoro con i soggetti rappresentati poiché le protagoniste non sono attrici, ma ragazze non professioniste che vivono in Nigeria, in Perù, in India e in Siria. Non crediamo sia necessario specificare quanto i Paesi appena citati siano purtroppo molto problematici dal punto di vista della parità tra i sessi. La protagonista nigeriana subisce la reclusione e le torture da parte di Boko Haram, mentre in Perù Hana rimane incinta e viene abbandonata sia dalla famiglia che dal fidanzato. In Siria le madri vendono le figlie al miglior offerente per farle fuggire dalla guerra e permettere loro di costruirsi un futuro. Infine, in India, Hana è costretta a sposarsi con un uomo che non ha mai visto prima, ma che è stato scelto per lei dalla figura religiosa più importante del villaggio.
Carrieri, nel creare questo progetto di denuncia, ha dovuto affrontare non poche difficoltà, ma dovremmo essere grati per il suo coraggio, in quanto ci ha regalato un documentario che con una delicatezza indescrivibile tocca argomenti terribili che smuovono emotivamente lo spettatore. Entriamo nel vissuto delle protagoniste, iniziamo a far parte delle loro famiglie e dei loro amici, e non possiamo credere agli orrori che subiscono sulla loro pelle.
Chi guarda questo documentario non può rimanere indifferente di fronte a tematiche come i matrimoni precoci, la guerra, lo stupro, la superstizione e lo schiavismo. Gli uomini abusano tranquillamente delle loro tradizioni patriarcali, giustificandole. Ma nelle ragazze emerge una resistenza, che ancora deve trovare spazio nel loro corpo ma che è ben presente nella loro anima. Le storie raccontate non sono solamente le singole vite delle protagoniste ma piuttosto rappresentano la condizione delle donne e delle bambine nel mondo.
Ogni persona che entra in contatto con questa realtà di discriminazione sociale diventa parte di questa storia: nella società attuale ogni destino è collegato e ognuno ha la responsabilità di rispettare le vittime e di sensibilizzare su questi argomento. Le tre protagoniste sono raggiungibili, perché il cinema permette di dare loro un volto e di ascoltare la loro storia. Al contempo sono inafferrabili in quanto appaiono lontane e inascoltate. Ma attraverso la visione di questo docu-film finalmente queste donne prendono coraggio e ci fanno sentire la loro voce.
Toccherà a noi decidere se ascoltare e raccogliere questa voce per trasformarla in un grido impossibile da ignorare.
QUI per il trailer del film.