L’Ulysse di Jacques Lob e Georges Pichard: sexy, sensuale e libero

Ulysse di Jacques Lob e Georges Pichard è un’avventura all’insegna dell’eros, della fantascienza e della libertà creativa. La nuova edizione di Rizzoli Lizard gli rende finalmente giustizia.

_ di Mattia Nesto

“Ulysse” di Jacques Lob e Georges Pichard non poteva che essere un’opera iniziata nel 1968. Infatti di quell’anno così iconico e fondamentale per la cultura contemporanea questo volume a fumetti, oggi riportato in libreria in una scintillante edizione di Rizzoli Lizard e impreziosita da una post-fazione a firma di Boris Battaglia, ne è come intriso, per la sua capacità di esprimere, praticamente in ogni pagina, la sua, un poco folle, libertà creativa. Una libertà creativa che si traduce, soprattutto, nella riscrittura dell’avventura omerica in chiave moderna, attraverso un duplice registro che la rende, sin dalle prime tavole, estremamente affascinante.

Innanzitutto, al contrario della contemporanea versione televisiva di Franco Rossi trasmessa in RAI proprio quell’anno (conprologhi a cura del Premio Nobel Giuseppe Ungaretti che introduce le varie puntate nella sua particolarissima prosa e, soprattutto, dizione piena di soffi e sbuffi), la fedeltà non è la stella polare che guida l’opera di Lob e Pichard. Infatti i due autori francesi decidono, proprio per ammodernare il testo omerico, di eliminare completamente dalla loro narrazione i primi quattro libri, quelli che la tradizione ha portato a denominare come “Telemachia”.

Infatti il personaggio di Telemaco, che in Ulysse si vedrà, giusto di passaggio, solo in una manciata di tavole, mal si adatta alla natura seducente e seduttiva del racconto a fumetti così come un’altra celebre figura, ovvero Nausicaa, principessa dei Feaci. I due autori hanno come intenzione quella di rendere il viaggio di Ulisse quanto più moderno e, per usare una parola dell’epoca, “atomico” possibile, ed è per questo motivo che le figure meno seducenti, i già citati Telemaco e Nausicaa, vengono omessi dall’opera così come anche tutta la parte relativa ai Feaci, con il celebre inizio in medias res del corpus omerico.

Lob e Pichard organizzano la loro storia in maniera cronologica, ovvero iniziando subito l’indomani della caduta di Troia e seguendo il viaggio di Ulisse e della sua ciurma passo passo (ciurma, tra l’altro, che annovera tra le sue schiere lo stesso Omero, sorta di “report d’assalto” del tempo antico).

I fumettisti francesi operano poi un suggestivo rovesciamento del punto di vista mettendo in scena un Olimpo, futuristico e futuribile in cui gli dei, visti come una sorta di “razza aliena” superiore agli umani solo per via di una tecnologia più avanzata, si divertono a visionare, in una specie di “stanza della televisione”, le varie (dis)avventure di Ulisse. Questi dei, in particolare quelli femminili, sono tratteggiati in maniera a dir poco clamorosa: Nettuno, ad esempio, è visto come una sorta di sommozzatore derivato dalla fantascienza che tanto andava di moda in quegli anni e Atena è tratta in vesti così esageratamente succinte da far avvampare anche il più smaliziato dei lettori di oggi. Ed è proprio su questo aspetto, ovvero da un lato dell’estrema sensualità dei corpi femminili e, dall’altro, anche la loro veridicità, che si sofferma Battaglia nella già citata postfazione.

Battaglia coglie un’altra grandiosa caratteristica di Ulysse: le donne di questo racconto non soltanto sono disegnate con una buona dose di veridicità, non hanno mai corpi perfetti, sensuali sì, iper-sexy certo ma mai “da canone ideale” e, soprattutto, sono donne estremamente libere, che anticipano i temi del femminismo – lo vediamo, soprattutto, nell’episodio di Circe. Infatti la terribile e sensualissima maga Circe è, prima di ogni cosa, una donna che sa esattamente ciò che vuole, ovvero vuole affermare la propria indipendenza e libertà in un mondo di uomini bruti e brutali, “poco meno che bestie, anzi porci”. Indipendenza e libertà da conseguire anche, se non soprattutto, attraverso una sessualità esibita e praticata. Infatti Circe, e come lei le altre grandi figure femminili di questo Ulysse, sono vestite con (pochi) vestiti che sono un vero e proprio tripudio di lacci, borchie e rimandi ad una sorta di pre-sadomasochismo che afferma, ancora una volta, il ruolo al contempo di dominatrice e dominata della donna in questione.

Sostenuto poi da una narrazione sempre ben ritmata, con gli episodi più iconici dell’avventura omerica riletti in chiave moderna (l’Ermes “rocket-man” è una gran bella trovata), Ulysse di Jacques Lob e Georges Pichard è un volume da avere ad ogni costo ed è un ottimo esempio per controbattere coloro i quali sostengono che il 1968 abbia prodotto “lo zero cosmico”. Niente di più falso e quell’Ulisse così sensuale e “femminista” sta a confermarlo.

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