Lo chef del Ristorante Del Cambio Matteo Baronetto in dialogo al Circolo dei Lettori con Marco Ponti, regista di Santa Maradona, moderati da Davide Ferraris per il calendario Bocuse d’Or Off.
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_di Giorgia Bollati
È necessaria la guida di un regista per poter garantire un momento di piacevolezza: in qualsiasi progetto, per assicurarne la riuscita, si richiede la presenza di una mente creatrice e pianificatrice. Così è per un set cinematografico come per una cucina, come hanno spiegato Matteo Baronetto e Marco Ponti, rispettivamente registi tra i fornelli del Ristorante Del Cambio e tra cineprese e fari da un film all’altro, nell’incontro di venerdì 15 giugno al Circolo dei Lettori inserito nella programmazione Bocuse Off. Entrambi supervisionano, studiano e prevedono, dalla loro posizione privilegiata sono chiamati a prendere decisioni fiutando l’energia e anticipando errori e reazioni: più solitario Baronetto, più estroverso Ponti, ambedue accusano la solitudine della responsabilità, necessaria per estraniarsi e osservare la situazione dall’esterno nel suo complesso.
Lo chef allievo di Cracco parla di se stesso come di un bottegaio che organizza e controlla il lavoro di tutti i suoi garzoni e apprendisti, raccomandando sempre a se stesso di lasciare spazio all’innovazione e alle idee creative delle menti più fresche, un po’ per migliorare e cambiare, un po’ per delegare, perché, come spiega il suo compaesano direttore cinematografico, quando ci si trova in posizioni di tale responsabilità, è importante individuare le persone giuste per affidare loro una parte del lavoro.
Allo stesso modo con cui sul set si condivide l’umore del regista, bisogna condividerne la visione: alla domanda di Davide Ferraris, moderatore quasi sollevato dall’incarico e reso spettatore d’eccezione della notevole intesa tra i due, Baronetto risponde con l’emozione che genera la sua visione, istantanea o globale che sia, e che tenta di trasmettere ai suoi clienti attraverso l’onestà con la quale la racconta, con la quale può creare un momento di piacevolezza. Avuta la visione, tuttavia, sono necessari dei replicanti che riescano a ricrearla, dal piatto alla pellicola, come sottolinea Ponti. Bisogna riuscire a raccontare una storia, e farlo bene, per poter condividere qualcosa e “riempire le sale”, scopo del lavoro di entrambi, e, dopo essere cresciuti e aver imparato il più possibile, introdurre la nostalgia, il dolore che si prova quando ci si accorge che si sta compiendo un grande viaggio avventuroso.