In occasione dell’evento dedicato all’illustrazione “Paw-chew-go, si legge paciugo” al BASE di Milano, abbiamo conosciuto alcuni dei ragazzi dinamitardi che compongono la redazione di PELO, uno dei progetti editoriali indipendenti più interessanti (e irriverenti) che potete trovare in giro.
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_di Serena Gramaglia
Il concept è relativamente semplice: due colori e un argomento-tabù per numero. Poi, largo alla creatività: ogni membro del collettivo di illustratori (25 in totale, più gli esterni chiamati a collaborare: per l’ultimo numero tra scrittori e illustratori, hanno collaborato 36 persone) fornisce la sua personale interpretazione dell’impudente argomento scelto, ovvero “Sesso” per il primo numero, “Fobie/manie” per il secondo, e “Bufale” per il terzo, in uscita prossimamente.
Noi di OUTsiders abbiamo quindi deciso di approfondire cosa succede sotto la coltre di peli di cui si ricopre questo magazine incentrato sull’illustrazione.
Per cominciare, le domande di rito: come vi siete conosciuti? E com’è nata l’idea di creare questo collettivo?
“Ci siamo conosciuti all’ISIA di Urbino, frequentavamo la specialistica di illustrazione. Tutti tranne una, la nostra art director Camilla Pintonato che seguiva la specialistica in editoria.
Non so se siete mai stati ad Urbino, è una cittadina meravigliosa da visitare, esclusivamente in un paio di giorni. Se invece decidete di trasferirvici vi consiglio vivamente di escogitare qualcosa di stimolante da fare, le mura che cingono il centro storico alla lunga iniziano a soffocare. Non è assolutamente un posto adatto ai claustrofobici. PELO è nato in questo contesto, davanti a svariati bicchieri di rosso che hanno aiutato a far sembrare l’idea di creare una rivista illustrata una figata assurda.”
Siete tante teste pensanti dietro ogni numero: come fate a mettervi d’accordo? Quali sono i maggiori motivi di discussione?
“Cambierei la tua definizione di teste pensanti con teste di cazzo! Ognuno è molto cocciuto e spesso per arrivare ad una soluzione scoppiano grandi litigi. Ci sono state discussioni per qualsiasi cosa: i colori, il tema, le copertine, il layout, le scadenze ecc. Ogni pretesto è buono per scatenare un putiferio.
Ora viviamo lontani l’uno dall’altro altrimenti scoppierebbero numerose risse e con polsi e braccia rotte non è così facile disegnare. Siamo proprio delle teste di cazzo ma siccome siamo anche degli alcolizzati risolviamo facilmente ogni battibecco con un aperitivo.”
Lavorando così a stretto contatto, ognuno con la propria personalità visuale, non c’è il rischio di influenzarvi stilisticamente a vicenda? O meglio, è un rischio o una ricchezza/opportunità?
“Abbiamo vissuto il nostro periodo di formazione assieme. Le prime illustrazioni che abbiamo prodotto in università erano molto diverse da quelle che facciamo ora, sia per la forma che per il contenuto. Sono purtroppo passati quegli splendidi due anni insieme, nei quali lavoravamo per buona parte della giornata nella stessa aula. Quando non c’è di mezzo PELO siamo molto collaborativi l’uno con l’altro: ci diamo consigli, ci confrontiamo e facciamo critiche costruttive. Sappiamo bene che siamo cresciuti a livello professionale grazie alla nostra capacità di raffrontaci, oltre ovviamente al nostro percorso di studi. È sicuramente una ricchezza lavorare insieme, PELO è anche un po’ un pretesto per continuare a farlo”.
L’Ironia, mi sembra di capire, è uno dei pilastri che sorregge il vostro progetto: se PELO dovesse descrivere – o disegnare! – l’ironia, come la rappresenterebbe?
“Per noi l’ironia è un mezzo per analizzare ciò che ci circonda. Il nostro intento è quello di strappare ai nostri lettori una risata per sollecitarli ad una riflessione. Ride bene chi ride ultimo, dopo aver riso a crepapelle leggendo la nostra rivista non riuscirete più a guardarvi allo specchio con gli stessi occhi. Smettete di illudervi, fate schifo proprio come tutti gli altri, fatevene una ragione.”

Come avviene la collaborazione tra chi si occupa dell’aspetto visuale (illustrazione, grafica) e chi scrive gli articoli?
“Nella maggiore dei casi sono gli illustratori stessi che scrivono anche gli articoli ma possiamo vantare alcuni testi di bravissimi scrittori emergenti. Scrittore e illustratore, che spesso sono anche amici, decidono il tema e fanno assieme un lavoro di sceneggiatura, in modo da non essere ridondanti a lavoro completato. Il rapporto che si crea è molto intimo, sono chiamati a parlare di tematiche non sempre facili da rielaborare, come è stato per il sesso e ciò che riguarda i disturbi psicologici.
Prima di arrivare ad un concetto ognuno di noi deve impegnarsi in una scrupolosa ricerca in modo da riuscire a spogliarsi dagli stereotipi e solo allora potrà pensare a comunicare il proprio pensiero con ironia. È quindi essenziale che ci sia una buona empatia e molta comunicazione tra chi collabora sullo stesso articolo.”
Parlando di sesso. Se PELO fosse un feticismo o un pratica sessuale?

“Il sesso orale. Sembra banale ma non lo è per niente, non tutti sono capaci di regalare emozioni dall’inizio alla fine. Noi, modestamente, siamo grandi esperti ed estimatori e abbiamo fatto un paio di lavoretti niente male, pronti per il terzo round?”
E se invece PELO fosse una Fobia?
“All’interno del collettivo ci sono diversi mitomani, PELO potrebbe essere una grandissima supercazzola così come quest’intervista.”

Qualche nome di illustratori italiani che ammirate e che vi piacerebbe avere nella squadra di PELO?
“Siamo molto soddisfatti e orgogliosi di collaborare dallo scorso numero con dei giovanissimi talenti che lavorano nell’ambito dell’editoria come ad esempio Bart, Marco Brancato, Massimiliano di Lauro e Martoz.
In quest’ultimo numero si sono aggiunti altri grandi illustratori e anche qualche fumettista, alcuni italiani e altri stranieri. Per scoprire chi sono, mi dispiace, dovrete comprare il terzo numero di PELO dedicato alle bufale!
#Tiratefuoriglischei”
Sappiamo che siete al lavoro sul terzo numero, in uscita. Qualche anticipazione?

“Sì, stiamo lavorando al terzo numero e il lavoro che ci sta dietro è veramente infinito. Non ne possiamo più. Risponderei dunque alla tua domanda con questo estratto dalla rivista, emblema del nostro stato psicologico dell’ultimo periodo.”
Belli eh i disegni, i giornali, l’editoria… bello tutto, ma quand’è che vi troverete un lavoro vero? LOL
“In realtà per ora questo è il nostro secondo lavoro, di giorno lavoriamo nei supermercati, in fabbrica e in miniera ma un giorno ci piacerebbe diventare ricchi facendo qualche disegnino a settimana. Vorremmo concludere l’intervista con un appello rivolto a tutti gli editori: “Rispondete alle nostre mail, fateci un contratto e ricopriteci di soldi!””
