Continua il viaggio notturno di OUTsiders alla scoperta dei dancefloor più caldi di Torino (e non solo) attraverso interviste e playlist.
Questa volta diamo la parola alla fanfara di Slavika, festival che porta a Torino il vento dell’Est…
Slavika è il festival torinese dedicato alle culture e alle realtà artistiche del mondo slavo. La casa-madre del festival è il Circolo e Associazione Culturale Polski Kot, pittoresco avamposto sovietico a due passi dalla Stazione di Porta Nuova.
Dai concerti ai libri, passando per proiezioni cinematografiche, dibattiti politici e gustosi menù a tema, Slavika si rivolge, sì, ai fedelissimi appassionati di cultura balcanica ma anche ai semplici curiosi in cerca di una vodka che possa far svoltare la serata.
Il festival ha lanciato quest’anno una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Eppela: clicca qui per supportare Slavika!
Tra uno shot e l’altro abbiamo chiacchierato un po’ con Davide Agazzi e Dj Je Pijan aka Matteo Barbiero, responsabili (anche) di tutti i cocktail rovesciati sul parterre durante i movimentati dj set di Slavika… Al fondo, a proposito, trovate una playlist realizzata ad hoc per OUTsiders webzine, per iniziare ad entrare nel clima del festival!
Quale è stata la scintilla iniziale per la nascita del progetto?
Davide Agazzi: “Se dobbiamo trovare una scintilla, tutto è iniziato nel 2015. Erano anni che volevo organizzare una manifestazione dedicata all’Est Europa, mia grande passione, ma non sapevo da che parte iniziare. Poi mi è bastato conoscere Alessandro Ajres, presidente del Polski Kot, primo e unico circolo dedicato alla Polonia e a tutto il mondo il slavo: lui aveva già tutto in testa, la prima edizione era già quasi chiusa, aspettava solo di trovare qualcuno con cui smezzare le vodke. Il Polski è un posto davvero unico, solo al suo interno poteva nascere Slavika.”
Raccontateci un aneddoto bizzarro/divertente che vi è capitato durante l’organizzazione di Slavika.
Agazzi: “Uhm, qualche rissa, diverse vodke di troppo, locali invasi da trombe, tromboni e percussioni. Tutto nella norma direi.”
Come procede la campagna di crowdfunding? Utopia: chi scegliereste come testimonial ufficiale potendo pescare da tutte le epoche e in qualsiasi contesto?
Agazzi: “La campagna crowdfunding procede, piano piano speriamo di poter raggiungere il goal che ci siamo prefissati. Non è facile, anzi, è molto difficile far capire alle persone che basterebbero davvero pochi euro a testa per far crescere le realtà più piccole. Non sono tanti quelli che capiscono la nostra passione per questo mondo slaviko, ma quelli che se ne innamorano come noi poi diventano dei fedelissimi! Un testimonial? Beh sarà scontato, ma se Eugene Hutz dei Gogol Bordello versasse anche solo 5 euro sarei molto contento (è il marketing bellezza!).”

Dettate la linea di partito: come deve approcciarsi un utente medio al Slavika 2017?
Agazzi: “Slavika vuole cercare di intercettare pubblici diversi: ci sono eventi di poesia, di cinema, di teatro, di cucina, presentazioni di libri, ma anche concerti e dj set per ballare. E’ sicuramente un festival per chi è già innamorato del mondo slaviko, ma noi vorremmo cercare di allargare quanto più possibile il nostro pubblico, facendo solo scoprire cose meno note ai più. Rispetto alla scorsa edizione, quest’anno ci sarà più spazio per l’arte e la letteratura.”
Dal boom del gipsy punk alle invettive goliardiche di Elio e le Storie Tese. Amata e odiata, ma sempre lì, pronta a far ballare e non solo. Come “è messa” la musica balkan? Ci consigliate qualche nome da tenere d’occhio per il futuro?
Dj Je Pijan aka Matteo Barbiero: “Non si può dire che non ce ne sia o sia sparita dalla circolazione! Al di là del crescente numero di bande che suonano questo genere in Italia, è interessante vedere come alcuni aspetti di questo tipo di musica siano flessibili e quante contaminazioni siano state create, sia nei Balcani (dal successo dei Dubioza Kolektiv al turbofolk) che nel resto del mondo occidentale (dal filone Balkan Beat al citato gypsy punk ed allo ska) . Elio, al di là dell’invettiva goliardica, non ha poi sbagliato nel dire che di musica balcanica ce n’è tantissima e non solo nel giro cosiddetto alternativo. Basta dire che ogni volta che mio padre sente in radio “La vita com’è” di Gazzè mi dice che assomiglia un po’ “a quelle robe che ascolti tu!”.
Qualche nome? Dalla Grecia i Koza Mostra, dalla Serbia i Shazalakazoo, gli sloveni Ufoslavians, Lemon Bucket Orchestra come klezmer, i Soviet Supreme in Francia (legati al filone hip hop).”
E ora premete play e tuffatevi nella centrifuga dei Balcani: