Le acque e i segreti di Audrey Spiry

“In silenzio”, opera prima di Audrey Spiry, è un’avventura esistenziale into the wild che stupisce per l’utilizzo espressionista dei colori. 


di Lorenza Carannante  –  La Diabolo edizioni è una casa editrice di cui si dovrebbe parlare di più. Durante il 2016, infatti, ha portato in Italia alcune firme del fumetto internazionale, e titoli di tutto rispetto, tra cui “In Silenzio” di Audrey Spiry, autrice francese già conosciuta all’estero e che adesso si fa spazio anche tra gli scaffali italiani. Pubblicato per la prima volta nel 2012, il suo graphic novel arriva a noi soltanto lo scorso dicembre, riscontrando un discreto successo.

Quello che ci viene presentato con “In silenzio” è il tema molto utilizzato e ormai quasi stereotipato della ricerca del proprio io, di sé, attraverso un viaggio nella natura incontaminata. Audrey Spiry usa quindi l’escamotage di un viaggio nel profondo sud della Francia: come protagonista Juliette, venticinquenne appena laureata, il suo compagno Luis, una famigliola di sconosciuti e una guida turistica. Le insidie del paesaggio e delle situazioni in cui si verrà a trovare, scateneranno in Juliette sogni, ricordi e desideri tralasciati da tempo.

Il viaggio reale diventa quindi metafora di un viaggio interiore e privato. Un po’ come lo stesso Supertramp, che si inoltra in un lungo pellegrinaggio verso l’Alaska alla ricerca di se stesso, per poi effettivamente ritrovarsi. L’autrice è riuscita quindi a condensare in un numero neanche troppo elevato di pagine il tema della rinascita personale rapportandola alla voglia di ritornare alla natura; una sorta d’istinto primordiale che si fa vivo in tutti i personaggi del fumetto, dai semplici bambini pieni di curiosità, fino agli adulti che bramano la propria rivincita per riappropriarsi di una libertà tolta troppo prematuramente.

«Forme e colori richiamano Gauguin, Cezanne e Van Gogh»

Ma la prima cosa che salta all’occhio non è tanto la trama quanto lo stile dell’autrice francese, qui nella sua primissima pubblicazione. È quasi come se Spiry all’interno delle sue tavole si rifacesse alle tecniche dei primi impressionisti, ormai superate ma non per questo sgradevoli alla vista: nelle sue forme ritroviamo Gauguin, Cezanne, ma anche Van Gogh. I disegni dai tratti marcatissimi sono caratterizzati dall’accostamento di colori talvolta completamente diversi tra loro, il che contribuisce a rendere la scena quasi tangibile. Sicuramente un punto a suo favore, poiché è possibile misurare le capacità di un disegnatore anche da questo, ovvero dall’abilità di coinvolgere il lettore a tal punto da farlo impressionare quando il protagonista s’impressiona, ad esempio. E tutte queste emozioni sono palesate attraverso una gamma di colori pop che brillano e rendono magico e piacevole anche un salto nel vuoto, che pian piano si scioglie, letteralmente, in acque profondissime. Insomma, un esperimento stilistico sicuramente riuscito e una potenza grafica innegabile.

Un albo che vi farà trattenere il respiro, facendovi sentire in trappola in una grotta nera con lo specchio dell’anima dove nuotare per salvarsi. Vi farà porre delle domande, spesso lasciando che sia la natura a interrogarvi. Claustrofobico ma immenso per utilizzo dei colori, elasticità dei tratti e un enorme senso di liberazione sul finale, laddove anche l’acqua prende vita per abbracciare la protagonista.