Your Name: gli inestricabili nodi del tempo

Nexo Digital porta sul grande schermo il capolavoro di animazione firmato Makoto Shinka al crocevia tra tradizione giapponese e mondo occidentale, vita rurale e nevrosi metropolitana, riflessione e passione. 

_ Mattia Nesto  

È difficile parlare in maniera fredda e ragionata di Your Name (titolo originale “Kimi no na wa”) film d’animazione di Makoto Shinkai almeno per tre ragioni. 

La prima motivazione è che si tratta di uno dei più grandi successi cinematografici di sempre, con oltre 175,8 milioni di dollari incassati nei botteghini nipponici, assestandosi come il secondo film d’animazione più visto di tutti i tempi, dietro soltanto a La città incantata di Hayao Miyazaki

Il secondo buon motivo è che, dopo anni in cui, Studio Ghibli a parte, i film d’animazione giapponesi arrivati in Occidente erano soltanto tristi remake di avventure del passato (uno su tutti il dimenticabile Dragon Ball Z: La battaglia degli dei) ora Nexo Digital ha portato nelle sale italiane un’opera nuova e scintillante firmata Shinkai.

La terza ed ultima ragione per cui Your Name è un qualcosa di difficilmente trattabile a freddo è molto banale: è una storia bella, commovente, intrisa di storia e folklore giapponese ma perfetta anche per un gusto più occidentale. Ovvero, proprio seguendo la linea tracciata dallo stesso Studio Ghibli (che ricordiamo è quasi più apprezzato in Europa, specie in Francia, che nel proprio Paese), cercare un’ineffabile quanto raggiungibile commistione tra elemento orientale (la filosofia, religione e, ovviamente, l’ambientazione nipponica) ed una serie di valori, sentimenti e pulsioni che potrebbero benissimo stare all’interno di una commedia romantica: sia più vicini alla latitudine di, giusto per intenderci, “500 days of Summer piuttosto che da quelle di “Ranma ½”. Ecco perché in questo pezzo non parleremo freddamente del film ma cercheremo, il più possibile, di essere caldi ed appassionati: in fondo non era proprio l’acqua calda delle Sorgenti Maledette di Jusenkyo ad innescare le trasformazioni di Ranma Saotome e compagnia cantante?

La storia

La trama è semplice e diretta ma, come tutte le grandi storie, contiene in sé qualche elemento, per così dire, inquietante e che fa scattare l’interesse nel fruitore. La vicenda ruota attorno ad una contrapposizione, per altro da quasi trecento anni molto sentita in Giappone, tra città e campagna, tra vita rurale ed esistenza metropolitana.

Da un lato infatti vi è la studentessa Mitsuha Miyamizu, che vive nella piccola borgo di montagna di Itomori, dominato da un suggestivo lago; dall’altro lato vi è Taki Tachibana, studente di Tokyo che per arrotondare lavora in un ristorante italiano, dal suggestivo nome, “Il giardino delle parole” (una sorta di hommage all’omonimo film d’animazione di grande successo del 2013 “Kotonoha no niwa). Mitsuha, figlia del sindaco locale ed orfana di madre, vive con la nonna e la sorella più piccola: entrambe le ragazze, grazie all’insegnamento della stessa nonna, si prendono cura del tempio locale, in qualità di sacerdotesse.
Nonostante un ruolo sociale ben definito, o forse proprio per questo,
Mitsuha non sta bene nel paesino e non vede l’ora di, una volta conseguito il diploma a scuola, lasciare la campagna per andare in una grande città, segnatamente Tokyo. Anzi, più o meno segretamente, sogna di vestire i panni di un giovane ragazzo affascinante di Tokyo, per poter vivere più intensamente la propria esistenza. In qualche misura le vite dei due ragazzi, della stessa Mitsuha e di Taki, sono intrecciati, quasi una sorta di versione moderna di un legame molto antico, ritualizzato in qualche usanza di cui si è persa la memoria.

La memoria e l’intreccio

E proprio di memoria e di intreccio, e delle vite e delle storie, si parla in questo Your Name. Il disegno è curatissimo, molto elegante ed aereo, se si vuole si può definire molto europeo e calibrato nella descrizione delle emozioni: dimenticatevi macchiette e facce buffe, qui i protagonisti della storia sono umani, molto umani, tanto che, a più riprese, si ha come la sensazione di assistere ad un film con attori in carne ed ossa, piuttosto che ad un film di animazione. Eppure il senso che tutto sia possibile, dall’esplorazione di mondi paralleli dello spirito e al viaggio attraverso diversi piani temporali, è tangibile lungo tutto il film. Ma dove è lo scarto, quel quid in più che fa di Your Name un grande film, oltre che un grande OAV (Original Anime Video, ndr)?
È quell’intreccio, e non ci sarebbe parola più adatta, tra la dimensione privata dei due protagonisti, i desideri intimi (la voglia di andarsene della ragazza, l’impegno ad essere più sicuro in se stesso del ragazzo) e la dimensione pubblica, diciamo così, della tradizione religiosa del paese. Una tradizione misteriosa, il cui ricordo si è perso nella notte dei tempi, nessuno ormai sa il motivo per cui si compiano quei riti, che però vengono compiuti perché li si sente, in modo inestricabile, far parte di sé.

Il nodo del tempo

Ecco perché Your Name è (anche) una, bellissima, storia d’amore prima perso ora ritrovato, in un continuo gioco al rimpiattino, mai al massacro, che gioca con i sentimenti, la tradizione, la religione e i rapporti famigliari. Eppure, lungi dall’appesantire il tutto, questi macro temi non fanno che rendere l’intreccio più gustoso, la trama più elegante e l’ordito delle vicende dei due protagonisti più vicini a noi. Proprio come dice Gary Oldman/Lord Vlad ne “Il Dracula di Bram Stoker” a firma di Francis Ford Coppola: “Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti”. Qui invece del “grande mare aperto” si tratta del lago della nostra anima: attraversalo significherà però sempre fare i conti con noi stessi.

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