Alfa Mist: portare il nuovo nel jazz, pur restando fedele al suo cuore

Il pianista e tastierista londinese, protagonista della nuova scena UK Jazz, torna a Locomotiv di Bologna dopo il sold out di pochi mesi fa. Report a cura di Filippo Santin. 

Il jazz, nell’età contemporanea, spesso è motivo di battute, definito come genere anacronistico o più che altro troppo “caotico”, a causa delle sue continue variazioni – per citare Noel Gallagher, uno che con le battute sarcastiche non ci va mai troppo sul leggero:

“A jazz club is like four guys on stage enjoying themselves more than 50 people in the audience (…) They’re all playing a different song, at the same time, in different tempos, in different keys, and they call it ‘jazz’”.

Ma la verità è che, sempre al giorno d’oggi, il jazz nelle sue nuove declinazioni e contaminazioni – pur sempre fedeli a quello che è il suo nucleo originario – riesce comunque ad attrarre una buona fetta di pubblico, anche molto giovane. È il caso di artisti come il losangelino Kamasi Washington, giusto per citare uno tra i più noti, che pure grazie alle sue collaborazioni con rapper come Kendrick Lamar ha potuto farsi conoscere anche dai ragazzi più vicini all’hip-hop. Ed è proprio dall’hip-hop che arriva Alfa Mist, uno dei nomi più rappresentativi dell’attuale scena UK Jazz che negli ultimi anni sembra piena di energia.

 

Il pianista e tastierista inglese arriva a Bologna per la seconda volta nel giro di poco, dopo la data del novembre scorso, sempre al Locomotiv Club, che aveva fatto registrare sold out. Ospitato all’interno della rassegna Express Festival, che da tempo porta nel capoluogo emiliano nomi caratterizzati da una particolare ricerca musicale (quest’anno anche I Hate My Village, Willie J Healey, Nils Frahm, Irreversible Entanglements), il concerto di Alfa Mist sembra aver attratto le persone più diverse. Basta guardarsi attorno per notare ragazzi giovanissimi, magari studenti dell’università vestiti con sneakers, maglie da calcio e bermuda, ma anche persone nella fascia degli -anta, con indosso camicie e pantaloni ben stirati.

Verso le 22 Alfa Mist si presenta sul palco senza farsi troppo notare, sorridendo e salutando timidamente il pubblico, mentre viene accompagnato da una band composta da chitarrista, bassista, batterista e trombettista. Sempre Alfa Mist si posiziona alle tastiere nel centro del palco, davanti al resto del gruppo, però si mette di profilo, senza guardare direttamente il pubblico, ed è seduto così in basso che riesce a scomparire agli occhi di chi si trova magari già poche fila più indietro. Per tutta la durata del concerto, malgrado su disco a volte si metta anche a rappare, concede poche parole, ad esempio come quando chiede al pubblico chi c’era pure durante il live dell’inverno scorso, o come quando semplicemente ringrazia i presenti di essere venuti. Appare quindi il suo desiderio di lasciare parlare soltanto la musica, cercando quasi di far sparire l’ego sotto al cappello da baseball che indossa appena sopra gli occhi.

Si inizia dunque subito a suonare, senza troppi preamboli. A farla da padrone, spesso, è la tromba, che già poco dopo l’inizio si concederà anche un momento solitario, dove non viene suonato nessun altro strumento, come se volesse creare una sorta di momento meditativo che spezzi almeno per qualche istante la semplice esecuzione del repertorio. Brani come “Coasting”, secondo in scaletta, sembrano tra i più apprezzati. Soprattutto la batteria in alcuni attimi si concede ritmiche più vicine a quelle dell’hip-hop — da cui appunto Alfa Mist proviene, avendo iniziato producendo beat in stile J Dilla/Madlib, e poi cercando di riprodurre i sample jazz o soul che usavano. Verso la metà del live, tuttavia, si è avuta l’impressione che due fazioni di ascoltatori si distanziassero. C’era chi magari si distraeva un po’ e iniziava a chiacchierare, mentre qualcuno vicino faceva “shhh” per godersi appieno ogni nota suonata. Forse, infatti, questa apparente voglia di ridurre al minimo sul palco ogni aspetto che non fosse soltanto legato all’esecuzione della musica ha poi fatto perdere l’attenzione a una parte dei presenti, e ha rischiato di sfociare in una “perfezione” da cui Alfa Mist in realtà vuole allontanarsi, per sua ammissione, a favore invece della semplice espressione dell’emozione.

Un altro cruccio è stato non poterlo vedere esibirsi nella cornice del Teatro Duse, prevista inizialmente, dove l’eleganza e la sensibilità di questa musica avrebbe forse potuto creare un’atmosfera più calda, intima, favorevole quindi all’emozione di cui si parlava. Contiamo sulla prossima volta visto che, lo ha dimostrato, qui da noi Alfa Mist ha una nicchia di fan che lo apprezzano notevolmente.