Negli ultimi anni, l’industria digitale ha visto un’esplosione di servizi in abbonamento che coprono una vasta gamma di settori: intrattenimento, software, fitness, educazione e persino beni di consumo. Se da un lato questa modalità rappresenta una rivoluzione per la comodità degli utenti, dall’altro può trasformarsi in una fonte di complicazioni inattese.
La crescente dipendenza da modelli di abbonamento ha creato una sorta di ecosistema economico, in cui ogni necessità sembra poter essere soddisfatta con un semplice clic. Prendendo spunto dalle tematiche approfondite da questa interessante indagine di ExpressVPN sul tema, emerge come questa apparente semplicità nasconda, in realtà, grandi complessità gestionali e psicologiche che è importante conoscere e padroneggiare,
La proliferazione degli abbonamenti digitali
In passato, i modelli di abbonamento erano perlopiù associati a giornali, riviste e servizi di utility. Oggi, invece, abbonarsi è diventato uno standard per accedere a piattaforme di streaming, strumenti software o servizi di consegna. Nel calderone dei prodotti e servizi in abbonamento troviamo anche alimenti, prodotti per animali, farmaci, terapie e persino forniture di detersivi.
Un altro fattore che ha contribuito alla prosperità dell’era degli abbonamenti è rappresentato dall’aumento della diffusione (oltre che dell’uso) dei dispositivi utilizzati per accedere ai servizi: smartphone, tablet e smart TV guidano la classifica, mentre dispositivi come smartwatch e altoparlanti intelligenti stanno progressivamente ritagliandosi le loro rispettive fetta di mercato.
L’accessibilità su più piattaforme ha reso gli abbonamenti parte integrante della nostra vita quotidiana, ma ha anche contribuito a frammentare e complicare i nostri percorsi digitali: troppa offerta si traduce in troppe gestioni, troppe password e troppe scadenze da ricordare.
L’illusione della semplicità: quando gli abbonamenti diventano un peso
Il fenomeno della fatica da abbonamento deriva dalla necessità di doversi destreggiare tra scadenze, rinnovi automatici e pagamenti, rischiando di perdere il controllo delle proprie spese. Questo fenomeno, definito “subscription fatigue”, è una diretta conseguenza della difficoltà di tenere traccia di tutti i servizi attivi.
La condivisione degli abbonamenti è un altro fattore che complica la gestione. Molte piattaforme, infatti, consentono di dividere i costi tra più utenti, ma la gestione di account condivisi può rivelarsi un boomerang nelle relazioni tra amici e familiari: disguidi nella ripartizione dei costi, conflitti sull’utilizzo simultaneo e difficoltà nel coordinare i pagamenti sono solo alcune delle problematiche che sono emerse.
E per finire, il fenomeno si aggrava a causa dell’effetto FOMO (=Fear of missing out), per il quale “essere connessi” è diventato quasi un obbligo, quindi rinunciare a un abbonamento potrebbe apparire come una perdita di status.
Stress e ansia: le conseguenze psicologiche degli abbonamenti
La crescente dipendenza da servizi in abbonamento ha anche implicazioni emotive. La necessità di “tenere il passo” con le ultime novità in streaming o di accedere a strumenti di produttività aggiornati può causare un’ansia sottile ma persistente. Questo stress è amplificato dalla paura di perdere contenuti esclusivi o promozioni limitate nel tempo, una sensazione ben nota agli esperti di marketing, che spesso la sfruttano per incentivare acquisti impulsivi.
Un altro aspetto da considerare è l’effetto cumulativo dei piccoli costi. Sebbene i singoli abbonamenti abbiano un prezzo relativamente basso, il totale mensile può diventare parecchio salato.
La strategia delle aziende e il ruolo della segmentazione
Dal punto di vista aziendale, è chiaro che i modelli in abbonamento sono sempre più diffusi perché sono molto redditizi. Le aziende stanno continuando a investire in strategie di iper-segmentazione, anche se tale modello non è privo di rischi: se da un lato consente di raggiungere il pubblico giusto con il messaggio giusto, dall’altro può creare un senso di oppressione o penalizzare la reputazione del brand.
Per gestire al meglio questa grande complessità, basta adottare alcune semplici strategie di consapevolezza: monitorare regolarmente i servizi attivi, identificare quelli inutilizzati, impostare notifiche per le scadenze dei rinnovi sono solo alcune da mettere in pratica.
Ci si può prendere più tempo per decidere, magari valutando solo abbonamenti flessibili, cioè che consentano di interrompere il servizio in qualsiasi momento senza penalità.
Infine, è sempre importante riflettere sull’effettivo valore aggiunto di ogni prodotto o servizio che ci si accinge ad acquistare: soddisfa realmente un bisogno oppure è una risposta emotiva che si sta cercando di compensare con lo shopping? La risposta a questa domanda aiuterà a discernere meglio le future decisioni finanziarie.