Ramon Moro racconta il “Dog Concert” a CHAMOISic: un live “extra-specie” per far star bene umani e animali

Ramon Moro, musicista e compositore, spazia dalle pagine dei compositori tardo-romantici ai riverberi a nastro che avvolgono il suono della sua tromba, la trasfigurano e ne cambiano radicalmente le possibilità espressive. È un artista mutaforme, che ha iniziato la sua carriera ultra ventennale muovendosi tra gli stilemi del jazz, suonato in trio e in quartetto, con un cuore pulsante di improvvisazione totale e la mente al lirismo scandinavo, caro ai colleghi Nils Petter Molvær e Tomasz Stańko, ancora oggi due grandi riferimenti per i trombettisti più avventurosi. Negli ultimi anni, sotto lo pseudonimo daRKRam, Ramon ha abbracciato il lato più estremo della sua poetica lambendo i confini del dark-ambient metal, una musica che riverbera anche nei suoi lavori più recenti, per solo tromba. 

Venerdì 21 Luglio a Chamois (AO), in apertura della tre giorni del festival CHAMOISic, siamo pronti ad assistere all’ennesima metamorfosi del musicista torinese, che porterà sul palco il più unico rapporto tra esseri umani e regno animale: quello che intercorre tra un cane e il suo compagno umano. Lo abbiamo incontrato al telefono, cercando di scoprire insieme qual è il suono della musica secondo i cani. Intervista a cura di Oliver Crini. 

A Chamoisic presenterai un “Dog Concert”, produzione originale per la XIVesima edizione del festival. Di che si tratta? Come nasce l’idea?

Per descrivere l’idea, prendo in prestito la definizione di Giorgio Li Calzi, direttore artistico del festival, che l’ha definito un “concerto extraspecie”: non è solo una forma di ricerca musicale, ma anche una celebrazione del rapporto affettivo che l’ascoltatore ha con il suo animale. Io ed Emanuele (Maniscalco Ndr) saliremo sul palco accompagnati dai nostri animali e cercheremo di creare un collegamento con il pubblico, che è invitato a sua volta a venire al concerto con i propri cani. Era da un po’ di tempo che volevo mettere in musica il rapporto tra cani e umani; ne ho parlato con Giorgio, l’idea di farne addirittura un’intera produzione originale, è stata sua. Anche lui ha un cane e ci siamo incontrati spesso in giro al parco delle Porte Palatine, a Torino.
Ovviamente io non so cosa piaccia ai cani, e penso che nessuno lo sappia, sono solo partito da questo concetto, che quando io sto bene e mi sento bene, anche il mio cane, Lola, una meticcia che ha superato i dieci anni, sta bene ed è serena. I cani mal sopportano volumi alti e pulsazioni ritmiche forti, ma preferiscono melodie e textures ripetitive, quasi ambient, per così dire. Chamois è un posto circondato da montagne, dove non ci sono auto, questo permette di stare in mezzo alla natura: per cui ci sono tutte le condizioni per far star bene sia gli umani che gli animali.

Ramon, a partire dai primi lavori in trio con i 3quietmen, o anche in quartetto, c’è molto della tradizione jazz europea, di stampo ECM. Nei tuoi ultimi dischi solisti, sento un forte coraggio di sperimentare con linguaggi nuovi, molto distanti dal jazz. Parlaci di Calima, il tuo ultimo disco pubblicato nel 2023.

Negli ultimi anni mi ha proprio preso la musica “estrema” il black metal, il doom e così via, ma la deriva ultima diciamo, che poi ha dato il là al disco, è stata l’introduzione della voce, una cosa per me totalmente inedita. Per creare la mia musica mi attorno di amplificatori, effetti a pedale e altri aggeggi, e da tempo immaginavo di creare un vero e proprio muro di suono con la mia tromba, e poi di alzarmi e cantare. Per fare questo, per alcuni anni mi sono messo a studiare seriamente tutte le tecniche di saturazione della voce, dallo scream al canto armonico. Il risultato è Calima, e vorrei continuare in questa direzione anche nei prossimi lavori.


A proposito di suono e approccio allo strumento, che ruolo hanno gli effetti e l’amplificazione del tuo strumento, la tromba? Li usi per “colorare” il suono o come se fossero uno strumento a parte?

Io non sono mai stato un jazzista puro. Adesso dirò una cosa brutta, non mi piace scimiottare quello che è stato fatto dai grandi, non ricordo l’ultima volta che ho suonato uno standard! Infatti, oggi lavoro molto più in situazioni più “rock”, diciamo, rispetto a quelle prettamente jazz. Da una quindicina di anni a questa parte porto avanti il mio progetto in solo, con una pedaliera di effetti che negli anni è cresciuta tantissimo. Mi sono accorto negli anni che la tromba non è proprio il mio strumento ideale, cioè la adoro, ma ho visto questa esigenza di avere dei suoni soprattutto molto più gravi, aiutandomi con Octaver e altri effetti che mi permettono di creare una dimensione un po’ cavernosa, che mi ricorda le linee dei contrabbassi di Shostakovich, e Mahler, che io ritengo essere un po’ anche la base di tutto quello che poi è successo nell’ambiente black metal e nell’ambiente doom. Oggi la pedaliera per me è un secondo strumento, mi aiuta a comporre in modo più creativo, riesco a improvvisare meglio e a semplificare molto i fraseggi concentrandomi sulla melodia.

Sul palco di Chamoisic, oltre al tuo cane, ci sarà Emanuele Maniscalco al pianoforte.

Anni fa ho passato un paio di settimane a sognare ogni notte di suonare: sognavo proprio le linee melodiche e interi brani. Quando al mattino mi svegliavo non ricordavo esattamente la musica che avevo sognato, ma l’atmosfera e generale ha dato vita a Dreams, il disco in duo con Emanuele. Lui è un polistrumentista nato, suona il pianoforte ma è anche un bravissimo batterista, che per anni ha prestato le bacchette a Enrico Rava, suona il basso elettrico, canta: è un vero talento. Ha suonato nel mio quartetto con Zeno De Rossi e Federico Marchesano alla sezione ritmica. A me piace molto il suo sound al pianoforte perché è molto minimale, ha una grande tecnica ma non deve per forza dimostrarlo, io adoro questa concezione, per me l’unica cosa che conta è la musica. Sono contento di rivederci anche perché siamo entrambi molto impegnati, fortunatamente, e suoniamo poco insieme.

Ci saranno altre occasioni per sentire Dog Concert? Magari un progetto discografico? O al contrari è una cosa estemporanea che ci riservate per Chamoisic?

Ribadisco che si tratta di una produzione originale per CHAMOISic, quindi, l’occasione giusta è venerdì sera a Chamois! A me piacerebbe riproporre live questo concerto per i cani perché mi pare che sia una cosa abbastanza unica. Mi piacerebbe riproporlo in situazioni simili a Chamoisic, mantenendo la preziosa produzione artistica di Giorgio e del suo festival. Venerdì è il banco di prova, vediamo come va e poi speriamo che ce ne siano delle altre. Sì perché poi, se ci fossero anche solo 20 cani comunque è abbastanza curioso, anche solo per l’impatto visivo immagino, avere tra il pubblico, umani e cani. Sono molto curioso e molto emozionato, devo dire che sarà una sorpresa anche per me!