Colle der Fomento: un libro per raccontare una lunga guerra in nome dell’hip hop

Il leggendario gruppo rap romano si racconta in “Solo Amore”, libro pubblicato da Minimum Fax che ripercorre quasi trent’anni di carriera.

_di Filippo Santin

 

“Questa vita che scorre, attraversata e contaminata da tutte quelle precedenti…”

È una delle frasi di Fabio Piccolino, giornalista che ha collaborato alla scrittura di “Solo Amore”, nelle ultime pagine del libro. Una riflessione nata dopo una lunga chiacchierata con Danno e Masito – nomi d’arte degli mc’s dei Colle der Fomento, per chi non li conoscesse – nella quale i due lo hanno accompagnato in una sorta di visita guidata per le strade della loro città, Roma, da sempre protagonista nelle loro canzoni.

Danno e Masito, passeggiando, indicano a Francesco un piazzale che anni prima era sempre vuoto mentre ora ospita un mercatino, un negozio di musica che adesso si è spostato altrove, ma non tanto per fare semplicemente i nostalgici, di quelli che rimpiangono anche ciò che non era poi così essenziale, come magari un ristorante che ora non esiste più. È piuttosto un modo per ricordare anche quanto c’è di vitale nel tempo che passa, e che spesso però temiamo. Com’è vitale un fiume che scorre, sempre uguale ma diverso allo stesso tempo, citando il – forse un po’ abusato, magari nella didascalia di qualche foto Instagram – “Panta rei” del filosofo Eraclito.

Già nel 1999, anno d’uscita della loro canzone più iconica, “Il cielo su Roma”, Masito diceva: “La gente vive nel posto nel quale abito, intorno a me, ma non ne vive neanche un attimo…”

All’epoca lui e Danno erano due rapper poco più che ventenni che, insieme ad un producer importantissimo come Ice One, il quale teneva un po’ le “vesti sagge” di chi era nel mondo della musica da più tempo, mostravano tutto il loro amore per l’hip-hop nel secondo disco, “Scienza Doppia H”, dopo aver esordito nel 1996, davvero giovani, praticamente appena dopo il termine delle scuole superiori. Quel loro “formulario” di rime, di passione per questa cultura, di voglia di dimostrare quanta convinzione e “foga agonistica” mettessero in qualcosa che era considerato dai più solo un gioco per ragazzini, o un genere che non apparteneva all’Italia… 

Beh, al di là di tutto questo, al di là di due rapper, c’erano due ragazzi che avevano scelto una musica di nicchia – ai tempi, almeno – per poter raccontare qualcosa di diverso, con uno sguardo più sensibile, più attento ai dettagli, rispetto “alla gente che viveva nel posto nel quale abitavano, ma del quale non ne vivevano, davvero, neanche un attimo”.

“Solo Amore” è il titolo di questa biografia dei Colle der Fomento, edita da Minimum Fax, che già in passato si è dedicata all’hip-hop come con “Rap. Una storia, due Americhe” di Cesare Alemanni.

“Solo Amore” è anche il titolo di un canzone di culto del gruppo, contenuta in “Anima e ghiaccio” del 2007, manifesto del pensiero di Danno e Masito: ovvero che a muoverli è l’amore, il più puro possibile, per questa musica e per il bisogno di raccontare, raccontarsi, oltre ogni egocentrismo che spesso fa parte dei topoi del rap, soprattutto mainstream. 

Nelle pagine del libro si respira forte il senso di comunità della scena hip-hop romana anni Novanta, al di là della voglia di eccellere sugli altri nella propria arte, com’è storicamente naturale in una cultura musicale sviluppatasi fin dagli inizi anche sulla competizione, tra i palazzoni del ghetto. Si racconta infatti il periodo trascorso assieme a “compagni di strada” come Kaos, Piotta, Cor Veleno, diventati poi colleghi ed icone del rap italiano. Allo stesso modo si racconta del Rome Zoo, crew che oltre a Danno e Masito raggruppava altri rapper, writer, breaker, dj, da tutte le zone della capitale. Erano anche gli anni, andando lievemente più indietro, in cui nell’era pre-internet si cercava di racimolare qua e là tracce di una cultura nuova, misteriosa, eppure così affascinante: dal piccolo cinema che proiettava il film “Wildstyle”, alle discoteche che tra decine di pezzi dance ne infilavano uno dei Run-D.M.C.; dalle prime apparizioni di Jovanotti in tv, che poi diventeranno quelle di Frankie HI-NRG, fino a qualche vinile o cassetta pirata, con dentro Isola Posse, Speaker Dee Mo, Sangue Misto, e che tramite una serie di scambi riesce ad arrivare tra le mani di chi ancora sta cercando di capire – un esperimento dopo l’altro, proprio come uno “scienziato della doppia H” – fino ad un eureka pieno di entusiasmo.

Si parla tanto di hip-hop, quindi, e di quanto sia stato difficile riuscire a farlo accettare in un paese, patria del “belcanto”, che lo ha sempre ritenuto un corpo estraneo, solo da americani. Si parla di una certa maniera di fare rap, con determinati riferimenti – agli inizi House Of Pain, Cypress Hill, poi El-P, Sean Price – che hanno portato i Colle ad allontanarsi da un tipo di scena italiana, con rapper di cui non condividevano i valori talvolta troppo superficiali, e pure dalle major, dal mondo della radio e della TV, che li aveva avvicinati alla fine dei Novanta, per poi cercare un po’ di snaturarli, decidendo infine di chiudere ogni porta quando il rap, in Italia, visse un profondo periodo di buio nella prima metà dei Duemila, 

Eppure, come già si dev’essere intuito finora in queste righe, nel libro c’è tanto spazio per il lato umano di Danno e Masito, oltre la musica: come nelle parti in cui si racconta di famiglia, anche con i suoi rapporti fatti di contrasti, di incomprensioni; dei dolori emotivi che ogni tanto la vita porta inevitabilmente, e che possono trasformarsi pure in dolori del corpo; di questa necessità dell’anima, più si matura, di trovare quanta più serenità ci è concessa, attraverso finalmente la libertà di essere ciò che si è, con orgoglio. 

Verso l’ultima parte del libro si affronta un po’ tutto questo, mentre ci si addentra nella spiegazione di “Adversus”, ultimo album uscito nel 2018, dopo una gestazione durata all’incirca dieci anni.

Qui troviamo, per ammissione di Danno e Masito, due uomini più che due rapper. Tant’è che proprio sulla copertina di “Adversus” compare una maschera mempo da samurai, ed è la stessa maschera, tradizionalmente pirandelliana, che dopo quasi un trentennio di musica può essere riposta, così come può essere riposto un nome d’arte. Ma se per certi romanzieri, alcuni rimasti nella storia, la scrittura è stata una battaglia tormentata alla ricerca di quella pace che finalmente non ti richiede più di scrivere, per i Colle der Fomento, sembra, quella pace è proprio insita nella battaglia, e nella libertà di scrivere sempre tutto ciò che parte dal cuore, ma anche dalla testa. È dentro quel “pensare diverso”, come si dice in una delle canzoni più celebrate di “Adversus”, che a volte può sembrare una condanna, ma che è l’esatto contrario se si sa come viverlo al meglio.

E per chi ascolta, sotto il palco, è anche il sollievo di vedere ancora Danno e Masito – o Simone e Massimiliano – con la stessa passione, e magari con lo stesso snapback sulla testa di quand’erano ventenni. Ma sapere pure che oggi sono differenti.

Che sono diventati qualcosa di più, nel tempo che è passato.

Che oggi, per loro e per noi, c’è più vita.