FUTURA 1993 X OUTsiders | Racconti vividi e infiniti mondi: un quadro per raccontare la musica di Lucio Corsi.

Dalla natura della Maremma all’asfalto di Milano: Lucio Corsi trasforma il trasferirsi in una raccolta di cartoline da luoghi al limite tra realtà e immaginazione che sfrecciano fuori dal finestrino di un treno in corsa. Futura 1993 ha intervistato per noi l’artista toscano, alla scoperta del suo viaggio fantastico.


_di Chiara Grauso

Che la musica e la poesia siano legate nel profondo lo dimostrano – oltre all’origine della parola canzone – realtà musicali come quella di Lucio Corsi. Un ragazzo di 26 anni originario della selvaggia Toscana che con le sue canzoni dimostra come nel 2020, tra sonorità underground e trap, ci sia ancora posto per una musica d’autore intima e immaginaria. I testi di Lucio Corsi sono come il testamento di quella poetica dell’indefinito che dalla letteratura si sposta direttamente ai testi delle canzoni di alcuni nostri cantautori.

Se l’album precedente, Bestiario Musicale, possedeva l’intento, espresso sin dal titolo, di dare un nome (o meglio un suono) ad alcuni degli animali che abitano i boschi e le campagne, Cosa faremo da grandi? si caratterizza per essere più introspettivo e riflessivo. Accanto al mondo incontaminato della natura selvaggia, questa volta trovano rappresentazione anche scenari di grandi città come Milano e treni che entrano dentro le bocche spalancate (Freccia Bianca). L’artista ha lasciato la Toscana per trasferirsi a Milano e, di fronte alla presenza importante che ha la natura nella sua vita, durante la nostra intervista gli chiedo com’è vivere nella metropoli: la mia casa è il mare con un fiume no, non la posso cambiare… pensa cambiare il mare con una città, impossibile. A Milano cerco di starci il meno possibile, quando posso me ne torno in Maremma”.

Le parole di Freccia Bianca, in particolare, nella rappresentazione dello spaesamento vissuta dal protagonista, (“sentirsi soli in una grande città è più dura che nella mia terra, ci sono troppe pareti e troppi muri dove sbattere la testa” ) mi hanno riportata alle parole del monologo di un film. Era il 1998 e Stefano Accorsi pronunciava davanti ai microfoni di Radiofreccia queste parole: “credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi nemmeno se sei Eddie Merckx”. In risposta a questa mia associazione, Lucio propone di rileggere la questione in questo senso: “più che fuggire da se stessi bisognerebbe incontrarci e parlare un po’, chiarirsi fra sé e sé”. 

Non solo realtà “nostrane” tra le canzoni dell’album: ritroviamo anche mondi lontani come la Cina (Bigbuca), da raggiungere scavando sottoterra, con percorsi e meccanismi che a tratti ricordano gli spostamenti oltremondani della Divina CommediaVoglio vedere se quando sarò di là / avrò imbrogliato tutto anche la gravità / e come avessi fatto un salto / inizierò a cadere con le gambe in alto / stiamo a vedere se anche il cielo ha un tetto / un soffitto un pavimento / e un grande lampadario appeso / a volte resta acceso a volte spento.

Come afferma lui stesso durante l’intervista, la letteratura nella sua vita ha un peso specifico: “107 kg. In questo periodo sto leggendo libri di Ambrogio Fogar, Aprire il fuoco di Bianciardi e mi sono appassionato alle poesie di Emily Dickinson”. 

Accanto a viaggi fantastici, anche messaggi importanti: così la canzone che dà il nome all’album si fa portavoce di una rivalutazione dell’inizio, delle grandi imprese interrotte, buttate nel vento, con la convinzione che cambiare i piani non rappresenti un fallimento, bensì un nuovo inizio. Così anche in Trieste il vento da freno diventa una spinta, “utile per tenere le nuvole in viaggio, per chi è fermo e non trova il coraggio, vento che spinge sia le barche che gli uomini, se non riescono a muoversi”. 

Seppur ben collocabili geograficamente, le ambientazioni evocate nei brani sembrano sospese, e inserite in un contesto storico non definito. In questo, mi hanno ricordato in più casi gli scenari dei film dello Studio Ghibli, in particolare per La ragazza trasparente. Così, ho chiesto a Lucio se avesse mai pensato a una collaborazione con il mondo del cinema: “Non ho mai pensato ad una mia canzone per un film. Comunque, sarebbe una bellissima esperienza. Mi interessano molto le colonne sonore, soprattutto quelle dove ogni personaggio è legato ad un tema musicale, Pinocchio, o come Pierino e il lupo dove è ancora maggiore il rapporto tra la narrazione e la musica”.

Una musica d’autore nel senso più stretto del termine, che lega la tradizione cantautoriale italiana a sonorità rock anglosassoni, come l’intro sorprendete che apre Freccia Bianca. Il look glamour che lo contraddistingue è la parte esteriore di un animo sensibile, che ritorna nei racconti trasparenti e leggeri delle canzoni. Nelle sue canzoni si evocano atmosfere intime e dense; riferendomi in particolare a Senza Titolo e La lucertola (brano contenuto in Bestiario musicale) chiedo all’artista se le sue esibizioni live prevedono anche un’attenzione alla dimensione teatrale: “ci sono delle parti recitate nei concerti sì, mi piace intervallare le canzoni con introduzioni parlate. Amo Gaber, quella forma di spettacolo la trovo affascinante”.

Gli artwork dei suoi lavori sono dipinti realizzati da sua madre: disegni vividi e magici allo stesso tempo, perfettamente in linea con il suo percorso artistico, tanto affine all’arte, in particolare alla Metafisica e al Realismo Magico. Chiedendo a Lucio qualcosa a proposito di arte, scopro che ultimamente si è appassionato ad Antonio Ligabue e De Chirico, ma anche ai fumetti di Pazienza e Moebius

Racconti vividi e infiniti mondi: per questo motivo, se dovessi raccontare la musica di Lucio Corsi a chi non può ascoltarla, userei sicuramente un quadro.

Il tour Cosa faremo da grandi? si è aperto a febbraio con un sold out a Pisa e Roma; al momento le date in programma per marzo sono state aggiornate: in aprile a Torino e Bologna, e in maggio a Bari e Napoli.

Futura 1993 è il network creativo creato da Giorgia e Francesca che attraversa l’Italia per raccontarti la musica come nessun altro. Seguici su Instagram, Facebook!