Siamo stati colpiti da questo duo emergente di Torino, con un immaginario tra il nichilista ed il surreale, che mescola trap, hardcore ed elettronica sperimentale con candore e violenza. Loro sono Mattia Giustetto e Nima Taheri. Abbiamo fatto un giro fotografico a Porta Palazzo e nel mentre abbiamo parlato un po’ di loro e sul loro modo di fare musica: scoprirete perché secondo noi sono una realtà da tenere assolutamente d’occhio nel panorama nostrano.
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_di Alice Mastroleo
Ciao ragazzi, come state?
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Giustetto: Siamo appena svegli, siamo i CPM della mattina, che sono diversi dai CPM del pomeriggio
Qual è la differenza?
Nima: Lo stimolo, i CPM al mattino stanno in fase contemplativa, siamo più produttivi alla sera
Visto che si parla subito di CPM, elenco alcuni titoli delle vostre tracce, come Esgher Denuit, Lino Che Suona Strumento Indiano, Crypto_Ice_Situa e lo stesso Compulsive Pene Madonna. Da dove arrivano ed a cosa si riferisce il vostro nome?
G: è tutto un nostro prodotto, musica e titoli escono di getto. Ci mettiamo di fronte al pezzo finito ed appena ci viene in mente qualcosa di figo è fatta
N: oppure nel caso di Lino Che Suona Strumento Indiano è una nozione della vita vera, Lino è un nostro amico ci ha aiutati a registrare una traccia di 8 minuti che si chiama Linuozz, ma fa ancora parte di quelli che noi chiamiamo “allenamenti”, sono delle prove che registriamo, ogni tanto uno viene sistemato un po’ e caricato su Soundcloud, perché prima di riascoltarli passa veramente tanto tempo
G: Esgher Denuit, visto che è stata citata, è l’esempio perfetto di come noi proviamo a mettere l’influenza dell’immaginario trap dentro un contesto molto diverso, che può essere quello dell’elettronica molto spinta. Esgher Denuit è un sample di me che con Autotune ripeto ESGHERE, appunto abbiamo provato a mischiare un po’ le cose e vedere cosa saltava fuori
Infatti ho una domanda proprio su questo, le vostre tracce sono un mix ben riuscito di generi apparentemente incompatibili fra di loro. Da dove vengono le vostre influenze principali e qual è secondo voi il segreto per far funzionare bene una traccia con degli elementi così distanti l’uno dall’altro?
N: io penso al contrasto, quando tu palesi così tanto uno stacco sia generazionale che stilistico riesci a colpire tanto ed ottieni un buon risultato, di solito le persone sono gasate da questo
G: comunque le nostre influenze sono le cose che ascoltiamo tutti i giorni, principalmente trap e le cose che ci piacerebbe sentire in serata ovvero hardcore e roba molto veloce
N: ogni tanto ci proviamo a buttare dentro influenze più “alte”, però è difficile perché le abbiamo, solo che il nostro è un approccio che si allontana da quello che poteva essere 20 anni fa e non saremmo più sinceri con noi stessi a fare pezzi troppo astratti e rifiniti
Ultimamente l’attenzione di persone anche più adulte si sta catalizzando verso di voi, quali sono le vostre paure e le vostre speranze a riguardo?
N: paura di non riuscire a comunicare il messaggio, le sensazioni, paura di essere fraintesi e di perdere il linguaggio che abbiamo per comunicare fra noi due che è una delle parti fondamentali del nostro prodotto
G: speranze… è da un mese che possiamo pensare lontanamente di poter fare qualcosa che possa aiutare a sostentarci
N: o che sia distribuito in maniera seria, perché finora abbiamo usato tutti i mezzi che i social ci offrono per comunicare. Ad esempio moltissimi dei nostri video di Instagram hanno come colonna sonora pezzi che sono già usciti o altri inediti, perché hai 50 secondi in cui le persone assorbono qualcosa ma non è un impegno per l’ascoltatore, è un qualcosa che scrolli velocemente.
A proposito di questo, quanto pensate sia positivo fare musica col supporto dei social e quanto invece non lo sia, anche solo rispetto a 20 anni fa?
G: secondo me per il nostro prodotto è molto adatto. È bello, è divertente, questa cosa dello scrollare, questo flusso d’informazione è una cosa che ci attrae da sempre, da quando suonavamo con chitarra e cantato
N: io penso che ovviamente si abbassi la qualità del prodotto medio, con l’utilizzo e la diffusione del suono in maniera molto rapida ed iper accessibile, perché cambia parecchio da un prodotto molto sofisticato e raffinato di un tempo, una volta volevi registrare e non tutti avevano le schede audio in casa. Ora ci sono un sacco di strumenti low cost e puoi “buttare” il tuo prodotto su Internet e non rimane nella memoria… è effimero. Come la trap, alla fine tu la ascolti in streaming, in pochi hanno i cd
G: noi però il disco di Sfera ce l’abbiamo (ridono), abbiamo XDVR firmato al firmacopie.
Qual è a livello internazionale o nazionale il trapper in cui vi rivedete di più o vi fa più ridere?
N e G: Direi Kiko della Garage Gang, proprio risate sincere, ragazzi simpaticissimi. Li abbiamo anche campionati diverse volte, ad esempio in una traccia che si chiama Merda, di cui c’è il video su Instagram, campioniamo una parte iniziale di Pollock sempre della Garage Gang che dice “non tutte le porte vi porteranno a qualcosa, e non a tutte le porte importerà di voi, porta rispetto pezzo di merda”
Parlando di campionamenti, nei vostri pezzi e nei vostri live li usate tanto, soprattutto registrazioni di voi due che parlate. Le registrate apposta?
N: alcune volte le registriamo apposta sul cellulare, magari in un momento in cui non siamo insieme, oppure siamo insieme ma vogliamo ricordarci di questa cosa e ci mandiamo l’audio e poi lo campioniamo. Altrimenti campioniamo sul momento ma in ogni caso passa quasi tutto dal cellulare, anche i campionamenti della trap, o le videochiamate di whatsapp, poi li andiamo a recuperare e li mettiamo a caso nei pezzi . Ad esempio “puzzuso” è nato dopo una serata al Sax in cui c’era un basso puzzuso, ovvero una cassa tagliata parecchio con un filtro
G: l’impianto del Sax è strano perché non ha basse, quello che sentivi era questo kick sordo, tutto puzzuso. Poi il termine si è esteso rapidamente ed è passato a descrivere una categoria di persone, i Puzzusi, che fondamentalmente sono vestiti di bianco, di solito di lino e se ne stanno lì un po’ abbronzati sulle panchine… hai presente quella puntata dei Griffin in cui Stewie fa una riunione in giardino coi suoi amici abbronzati, sono tutti Puzzusi.
Che ruolo ha il fallimento nella vostra vita? Le vostre tracce hanno questa pesantezza di fondo, da cosa deriva?
N: noi siamo cresciuti a Torino, dove abbiamo capito, anche da quelli più grandi di noi, che realizzarsi nella vita è difficile, e ti devi impegnare tanto. Per me questa pesantezza è dovuta dalla mia pigrizia, sono pigro e sono propenso al fallimento, però mi diverte scherzarci su perché altrimenti non ne esci più, nel frattempo magari ti sei anche impegnato a fare qualcosa anche solo “per scherzo”
G: il fallimento nella mia vita lo vedo come una fine che dia poi vita ad un cambiamento. Ci sono una serie di periodi in cui mi sento vuoto, ma sono interessanti da un punto di vista artistico, perché emergono nuove idee, nuove sensazioni tra noi due e sono quelle cose che buttiamo su carta. Il nostro metodo di lavoro non ha arrangiamenti, sono una serie di sensazioni che cerchiamo di riprodurre con gli strumenti e che cerchiamo di trasmettere
N: ed il fallimento è una di quelle sensazioni, tu puoi fallire per la società, ma anche per te stesso. Ma è difficile fallire dal momento in cui non te ne frega un cazzo. La cosa delle sensazioni è molto real, ma noi la viviamo anche come ricerca, per continuare a far musica. Questa cosa è iniziata quando siamo andati a sentire Bosnian Hashashin e Sense Fracture. Davvero uno spartiacque nella nostra produzione perché quando abbiamo smesso di fare pezzi synth pop ci siamo messi a sperimentare senza trovare una linea di pensiero, ma dopo questo live abbiamo capito cosa ci piace veramente trasmettere e l’impatto che vogliamo avere
G: è la prima volta che abbiamo sentito dell’hardcore di qualità, molto veloce, con dei blocchi intervallati in cui spesso viene droppata in mezzo della trap ed abbiamo capito che nelle sonorità violente e così veloci c’è una grandissima componente sentimentale ed emotiva e da lì ci siamo concentrati per far uscire questo EP su Soundcloud che si chiama Fl3boy
Voi scegliete i vostri modulari ed i vostri strumenti in funzione del suono che volete ottenere oppure è il suono che esce in funzione del modulo che avete scelto?
G: la seconda, io mi sento attratto dal modulo
N: io dipende dall’obiettivo che ho, ad esempio ora che sto usando i campionamenti ho comprato un campionatore, prima avevo un pocket operator che però non era il massimo, piccolissimo, bello ma stronzo. Però uno considera anche quello che potresti fare più che quello che vuoi fare sul momento.
G: è anche bello buttarsi sulla sperimentazione, su come integrare altre sorgenti sonore, ad esempio un esperimento che abbiamo fatto è stato con l’interazione tra noi ed un violino, e ne è uscita una cosa bellissima, tra due cose distanti concettualmente ma vicine in un certo senso. Abbiamo visto anche persone usare piante cablate che poi entravano nel modulare, sono cose interessanti perché aggiungi l’elemento organico ad una cosa macchinosa. Noi ad esempio abbiamo un side-project, usiamo dei muscoli da macelleria e gli attacchiamo gli elettrodi, li facciamo muovere e gli facciamo suonare i synth. (ridono) L’altro giorno abbiamo campionato il suono dei cubetti di ghiaccio in un bicchiere, uscivano dei suoni pazzeschi, dati dall’imprevedibilità. C’è una grandissima componente di random in ciò che facciamo, nel modo di usare le strumentazioni, abbiamo anche un modulo che usiamo solo per il random, che si chiama Chance.
Se doveste scrivere un pezzo per un cantante o una cantante, per chi sarebbe?
N: o per Yung Hurn, che fa trap molto pop, altrimenti Side
G: bella Side, campioniamo un po’ di roba!
N: o Gallagher e Traffic, loro sono visti come un prodotto molto schifoso, sono quelli che hanno picchiato un bangla e rubato soldi ai fans.
Seguite i CPM su Instagram (@compulsivepenemadonna) e su Soundcloud (soundcloud.com/compulsivepenemadonna)