Pubblicano le parole degli altri, noi vogliamo far parlare loro: le case editrici. Marchi storici oppure realtà underground, eclettiche o iper-specializzate, alla ricerca di talenti a chilometro zero oppure di nomi internazionali poco distribuiti. Mettiamo il naso tra le pagine delle loro bozze, per raccontare il loro modus operandi e la loro poetica.
–
_ di Beatrice Brentani
Come prima cosa, vi chiediamo dell’esordio della vostra start-up: quando e dove è stato, in che modo è avvenuto, come (o da chi) avete avuto questa idea così peculiare e il “perché” di questa scommessa.
bookabook ha debuttato il 2 aprile 2014, dopo un anno di preparazione. L’idea è nata in un momento nero per l’editoria italiana. Nel frattempo oltreoceano – e non solo – il crowdfunding stava mostrando enormi potenzialità, in molti campi: dal cinema, al design, dalla tecnologia alla musica. Così nasce bookabook, con l’idea di mettere insieme la forza del crowdfunding nel costruire reti e comunità con il desiderio di proporre un’esperienza nuova e partecipativa ai lettori.
Abbiamo letto, nel vostro comunicato stampa, che il vostro team è fresco e giovane, e formato per la maggior parte da donne. Perché questa scelta?
Abbiamo scelto professioniste competenti e determinate. Perché questa scelta? Le idee da sole non fanno la differenza, servono persone capaci di realizzarle.
Vorremmo sapere di più circa l’idea assolutamente esclusiva e peculiare della vostra casa editrice: il crowdfunding. Come funziona nel dettaglio? Quali sono i tempi minimi di pubblicazione e quali i benefici che la sharing economy può offrire?
Il crowdfunding di per sé non è un’idea esclusiva. L’originalità della nostra proposta, questo sì, è inserire il crowdfunding nel percorso che porta alla pubblicazione di un libro. Ecco come funziona: la nostra redazione valuta le proposte sulla base di parametri qualitativi, lasciando il giudizio di commerciabilità dell’opera, vale a dire il giudizio sul potenziale interesse dei lettori, proprio ai lettori attraverso una campagna di crowdfunding. La campagna costruisce una comunità e un passaparola.
Un vero e proprio punto di forza del libro una volta che raggiungerà gli scaffali. Quanto alle tempistiche, non sono molto diverse dall’editoria tradizionale. Del resto il percorso è per larga misura lo stesso: editing, revisione, progetto grafico, distribuzione e promozione.
Quali vantaggi pensate che la vostra casa editrice possa offrire nel mondo dell’editoria del futuro rispetto alle altre case editrici più old-fashioned, in cui il lavoro di curatela di ogni libro (e la conseguente ricerca di un suo pubblico) viene totalmente affidata all’editor e all’ufficio stampa?
È difficile generalizzare, molto spesso le case editrici tradizionali cercano libri con un pubblico già costituito. È la ragione per la quale i grandi anticipi si pagano, con rarissime eccezioni, ad autori con un forte storico di vendite, con un importante seguito sui social (penso ad esempio agli youtuber) o già noti per ragioni personali e professionali. Il vantaggio è che il crowdfunding può costruire un pubblico anche attorno al lavoro di un esordiente o di un autore non noto.
Italia VS estero: pensate che il “passaparola” librario possa attecchire nel nostro Paese allo stesso modo in cui è presente all’estero? Penso ad altri modelli di “consiglio” di un libro, quali le piattaforme per la lettura (Goodreads, Anobii): siamo davvero, ancora, un pubblico affezionato alla tradizione, lo testimonia la scarsa conoscenza (rispetto agli altri Paesi) di supporti tecnologici adibiti alla semplificazione dei processi di conoscenza e distribuzione dei libri (penso anche, ancora, alle biblioteche, modelli così avanzati in moltissimi paesi all’estero, e così ancora arretrati in Italia). Pensate che il vostro sistema possa aiutare a portare i lettori verso un’editoria ancora più avanzata e “digitale”?
I dati AIE raccontano che il passaparola è la seconda leva di vendita di un libro. La prima è la notorietà dell’autore. Personalmente non credo a un passaparola solo digitale o solo offline. I momenti in cui si consiglia un libro sono i più vari: una cena, un gruppo di lettura, un post sui social network. Sono complementari, non alternativi. In Italia come altrove.
Parliamo di interattività del lettore. Il vostro progetto mira a coinvolgere i lettori già dalle primissime fasi della pubblicazione del libro, anzi, ancor prima della sua pubblicazione. Non sarebbe interessante poter permettere ai lettori di fornire anche consigli sugli sviluppi del libro? Quali sono gli effetti positivi e quali quelli negativi che questo tipo di attività potrebbe avere?
In quasi tutte le campagne di crowdfunding su bookabook i lettori possono accedere alle bozze una volta effettuato il pre-ordine. È una scelta che spetta all’autore, ma che noi caldeggiamo. I lettori scaricano le bozze e, molto spesso, danno dei consigli e delle idee. Spunti interessanti per l’editor, che però rimane sempre libero di seguirli o meno. L’esperienza è partecipata proprio perché crediamo nel rispetto dei ruoli di tutti. Certo, quando non seguiamo i consigli motiviamo sempre la nostra decisione. È un obbligo morale nei confronti del lettore.
Parlateci di alcuni dei vostri titoli. Cosa ci suggerite tra le nuove uscite? Avete un evergreen all’interno del vostro catalogo, un aneddoto particolare legato a qualche titolo o un libro che è diventato un vero e proprio caso letterario che vi ha, quindi, permesso di ottenere una più ampia “notorietà”?
Il nostro titolo di maggior successo in questi mesi è stato “In attesa degli altri trasmettiamo musica da ballo” di Malusa Kosgran, una storia tra presente e passato, tra nord e sud Italia. Da poco, invece, è uscito “Il mio funerale e altre cose poco importanti” di Ottavia Spaggiari, un titolo che mette insieme ironia e capacità descrittiva, lessico famigliare e affettività.
Difficile consigliare senza conoscere i gusti di chi leggerà l’intervista. Potremmo parlare del libro che ha venduto di più finora: “Papà, van Basten e altri supereroi” di Edoardo Maturo, che ha fatto numeri da “major” e che grazie al passaparola è arrivato addirittura tra le mani dei calciatori del Milan. Ma non è l’unico caso. I riscontri sono buoni, soprattutto in libreria, cosa non scontata per un progetto che nasce online.
Vi occupate anche di organizzare eventi che riguardano alcune delle vostre pubblicazioni? E se sì, dove?
In libreria, prevalentemente. E poi alle fiere. Nell’ultimo anno abbiamo inaugurato un ciclo di incontri in casa editrice che ha anche il vantaggio di aprire le porte della nostra realtà ai lettori.
Chiudiamo chiedendovi alcuni assaggi sui vostri futuri obiettivi e progetti per la casa editrice.
Stiamo lavorando su molti fronti. Il focus principale resta il ruolo e la partecipazione del lettore. Nei mesi scorsi abbiamo presentato il bookabook Social Club, un aggregatore delle recensioni e dei commenti dei lettori. Un altro nostro obiettivo è ridurre sempre di più le distanze tra le comunità dei lettori che si creano online e quelle che si incontrano in libreria, alle fiere, durante le presentazioni e non solo. E quest’anno torna la nostra festa, La lunga notte dei lettori, che ha raggiunto la terza edizione. Sarà da Base, a Milano, il 22 giugno.