Alla scoperta del Torino Jazz Festival 2019

Dal 26 aprile al 4 maggio: 320 musicisti, 24 sedi, 8 Circoscrizioni, 82 concerti, e, ancora, 7 produzioni originali, 40 jazz blitz, 3 marching band, 2 giorni di meeting, un workshop e una mostra.


_di Roberta Scalise

«La realizzazione in una grande città come Torino di un jazz festival con un programma diverso dagli stereotipi, dove gli artisti del territorio suonano insieme ai musicisti internazionali, dove il biglietto d’ingresso è estremamente accessibile e il vero protagonista è il pubblico, potrebbe sembrare un’utopia, invece è realtà»

Una realtà che, dal 26 aprile al 4 maggio, prenderà il nome, ormai consueto, di Torino Jazz Festival,  e inaugurerà la sua settima edizione, firmata nuovamente Diego Borotti e Giorgio Li Calzi.

Fautori di una rassegna, promossa dalla Città di Torino e dalla Fondazione per la Cultura, che, infatti, non muterà i paradigmi che hanno contraddistinto la sua produzione 2018, ma, anzi, amplierà i propri confini, acuendo durata, numero di concerti e territori coinvolti, e prevedendo: 9 giorni di festival; 320 musicisti; 24 sedi; 8 Circoscrizioni interessate; 82 concerti, di cui 70 a ingresso gratuito e 12 a prezzo popolare; e, ancora, 7 produzioni originali, capaci di coniugare performer di fama mondiale con artisti locali; 40 jazz blitz; 3 marching band; 2 giorni di meeting; un workshop e una mostra.

Un programma che, dunque, avrà modo di soddisfare tutti i palati musicali, sarà caratterizzato – come accennato – da un’elevata dote artistica e i cui «caratteri distintivi – precisano Borotti e Li Calzi – crediamo si esprimano nella preminenza dei luoghi e dei gruppi di lavoro stabili, nelle produzioni originali frutto di residenze artistiche, nell’attenzione al sociale, nell’alta caratura qualitativa equamente distribuita tra teatri e jazz club e nell’estrema varietà stilistica», che avrà modo di offrire, così, un’esaustiva panoramica sulle molteplici e dissimili anime del jazz.

Le quali saranno, infatti, ben rappresentate da musicisti del calibro di – tra gli altri: Jon Balke “Siwan”, rinomato pianista e compositore norvegese che martedì 30, alle OGR, si esibirà al fianco dall’ensemble d’archi del Conservatorio “G. Verdi” (12€); il trio torinese Accordi Disaccordi, tra le più interessanti realtà gipsy jazz del panorama italiano, sul palco dell’Auditorium grattacielo San Paolo, venerdì 3, con il violinista Florin Niculescu e l’attore Giorgio Tirabassi (5€); il figlio maggiore del regista Clint Eastwood, Kyle, che, al contrabbasso e al basso elettrico, omaggerà il capoluogo sabaudo, in compagnia del virtuoso del sassofono Stefano Di Battista, con uno spettacolo dal titolo evocativo “Gran Torino”, sempre venerdì 3 alle OGR (8€); e, infine, il bassista dei Led Zeppelin John Paul Jones, che si esibirà, per la prima volta in Italia, con il suo Tres Coyotes, sabato 4 al Conservatorio “G. Verdi” (5€).

Un festival diffuso, quindi, che interesserà non solo i palchi e i circoli jazz centrali, ma anche hub periferici e spazi “insoliti” – quali il Piccolo Regio “G. Puccini” e l’Aula Magna “G. Agnelli” del Politecnico –, e trasformerà, così, quella che sembrava un’utopia in una tangibile e stimolante realtà.