Un intimo dramma distopico che mette in luce le contraddizioni insite nella natura umana, anche quando prova a darsi delle regole “illuminate”.
Cristiano Chiesa-Bini, romano classe ’62, conferma la tendenza della fantascienza contemporanea nell’evocare scenari legati ad un futuro quanto mai vicino, incombente. La distopia, potremmo dire, è davvero dietro l’angolo; per alcuni è già in atto. Nel caso de “L’azienda” assume i contorni – in prima battuta piacevoli – di una “dittatura illuminata”, o meglio di quello che viene battezzato Nuovo Umanesimo Universalista. La variazione sul tema è nota, basti pensare a film come Gattaca o Upside Down. Una società che “impone il bene”, non riesce automaticamente ad estirpare il male. Un ente supremo predica di non- violenza e non-discriminazione ma imbrigliare la natura umana molto spesso equivale ad imbrogliarla. E pilotare i desideri dell’umanità rischia contemporaneamente di anestetizzarla.
La protagonista del romanzo, Cinzia, vive le dinamiche di una società come si configura come una azienda da una prospettiva privilegiata. Infatti si occupa di studiare e curare l’estetica dei leader pubblici che devono interfacciarsi col popolo. Inutile dire che si tratto di un aspetto (nel vero senso del termine) fondamentale in ogni epoca, ancor più nel contesto prettamente visuale delle società post-Internet (nella fiction del romanzo siamo nel 2055 ma in un certo senso potremmo essere anche nel 2015).
Il canone estetico non è mai neutro, ce lo insegna anche la bellissima copertina del volume edito da Multimage, case editrice specializzata in queste tematiche: un acquarello che paradossalmente appare computerizzato, ibrido ma anche indeciso come una società che non ha ancora preso definitivamente le misure alla sua controparte virtuale. Il dirigibile in alto sulla destra potrebbe essere uno dei gonfiabili dei tour dei Pink Floyd, che a loro volta potrebbero essere la colonna sonora di questa storia nella quale Chiesa-Bini ci ricorda che gli esseri umani non possono essere trattai come operai di una catena di montaggio.