C’è il pregiudizio sottile di “Green Book” e quello che fa sentire a disagio in una società che non ha posto per te. C’è il razzismo che condanna in tribunale per il colore della pelle, l’ostilità rancorosa che vige in un centro per l’immigrazione e le conseguenze estreme di un olocausto raggiunto dallo stesso accanirsi con presunzione sul diverso, immortalato dal documentario di Hersonski. Sullo sfondo di una Torino innevata, il cinema si fa lente per riscoprire l’uomo oltre un’etichetta che divide e discrimina.
_ di Sara Carda
Se arte è mimesys della realtà, il tema ricorrente della settimana dovrebbe far riflettere sul punto morto a cui la società sembra essersi arenata. Quasi mitologica bestia polimorfa, il razzismo invade le pellicole con una sorprendente trasversalità, dalle sue forme più note contro razza e religione, rappresentati dalla Harlem degli anni ’70 di Se la strada potesse parlare e dal documentario Dove bisogna stare sull’immigrazione in Italia, a un versione più sottile e quotidiana, che colpisce tutti nel nostro modo di essere, che ci fa sentire diversi e mai speciali, sbagliati e mai unici, in un mondo sempre pronto a etichettare. Con alle spalle fresca la giornata della memoria, un cinema di riflessione e comprensione dalle moderne pellicole da Oscar ai grandi della storia: a voi gli appuntamenti di questa settimana!
Lunedì 04
Partiamo con qualcosa di leggero. Il cinema Agnelli per la prima settimana di febbraio convoca i moschettieri più inusuali che il cinema abbia mai visto: Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Rocco Papaleo e Sergio Rubini, reclutati alle armi da Giovanni Veronesi per I moschettieri del re – La penultima missione, irriverente e immaginario spin-off di Dumas, con i nostri eroi ormai in pensione richiamati da una disperata Regina Anna.
Quartetto da Oscar al CineCaffé Ambrosio invece. In sala abbiamo La Favorita di Lanthimos, dove il favore della regina Anna (Olivia Colman) viene conteso dalle due scaltre cortigiane Emma Stone e Rachel Weisz, tra intrighi politici e psicologia femminile; l’acclamato Roma di Cuarón, lo spaccato sulla famiglia messicana sullo sfondo politico degli anni ’70, che aspetta di aggiungere alle statuette del Golden Globe quella dell’Academy; Vice di Adam McKay, in cui un camaleontico Christian Bale interpreta il vicepresidente di Bush, Dick Cheney, e Green Book di Peter Farrelly, che affronta coraggiosamente il tema del razzismo mostrando un’America del Sud anni ’60, rigida e conservatrice, monito non troppo velato per il presente, incarnata da Viggo Mortensen, musicista italoamericano cresciuto a pani e pregiudizio.
Il CineTeatro Baretti, per la sua sezione Baretti Opera House, ci presenta Mireille di Charles Gounod, opera lirica drammatica francese, del 1864, che riprende vita grazie alla regia di Nicolas Joël.
All’Eliseo, oltre ai già citati La Favorita e Green Book, resta in visione l’immortale Bohemian Rapsody di Brian Synger, il biopic su Freddy Mercury, assieme ad una attesa new entry italiana, la chiacchierata pellicola di Matteo Rovere con Alessandro Borghi e Alessio Lapice, Il primo re, che porta sullo schermo il mito di Romolo e Remo. In un’atmosfera quasi tribale, la leggenda si fonde con una ricercata ricostruzione storica per lo sfondo e un proto-latino usato per i dialoghi, esperimento che merita senz’altro una visione.
Il cinema Massimo, chiuso il Seeyousound Festival, apre con Se la strada potesse parlare di Jenkins, film sulla scia della denuncia razzista che ha invaso l’Academy, con una travagliata storia d’amore di una giovane coppia di colore divisa da un’ingiusta accusa di stupro ai danni di lui, nell’inclemente quartiere di Harlem negli anni ’70. Sempre sul leit motiv del razzismo e dei suoi pregiudizi, Dove bisogna stare di Gaglianone, dove quattro donne italiane, di natura e classe diversa, si ritrovano a contatto con l’amara realtà dell’immigrazione in un centro accoglienza, e a scoprire l’umanità dietro un’etichetta. A combattere i pregiudizi, ce lo insegna anche Luca Argentero, nei panni di un Forrest Gump all’italiana in Copperman di Eros Puglielli, ragazzo dal candore immacolato, convinto dell’insita bontà del mondo, nonostante i colpi da esso ricevuti. Ad affiancarli, due perle del cinema nostrano: La pazza gioia di Virzì, il film inno all’amicizia e alla femminilità, che ci ricorda la relatività di un termine abusato come “follia” in una vita di bianchi e neri, che fece incetta di premi nel 2016, e il capolavoro del Neorealismo Ladri di biciclette del mostro sacro De Sica, il film che riuscì a rintracciare il drammatico nel quotidiano, mostrando lo scopo dell’arte a detta del maestro in persona.
Al Nazionale resistono in cartellone ancora Cold War di Pawlikowski, che si gioca l’Oscar come miglior film straniero con il suo dramma in bianco e nero tra la ballerina di teatro e il suo direttore divisi dalla guerra fredda in Polonia; Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità di Schnabel, la pellicola sugli ultimi anni di vita del pittore interpretato da un magistrale (e candidato) Willem Dafoe; e Il gioco delle coppie di Assayas, la commedia amara sull’infedeltà di due coppie sposate, tra il cinico e l’irriverente.
Chiude il lunedì il cinema Romano, che porta in sala i nominati Green Book e Il primo Re, accanto a Maria – Regina di Scozia di Josie Rourke, l’acclamata pellicola sulla rivalità tra Maria ed Elisabetta Tudor in un sanguinoso capitolo della storia inglese, con l’interpretazione di Margot Robbie e Saoirse Ronan.
Martedì 05
Cartellone invariato per i cinema Agnelli, Ambrosio, Eliseo, Nazionale e Romano.
Il CineTeatro Baretti porta in sala Maze di Stephen Burke, film in collaborazione con il British Irish Film Fest sull’evasione di trentotto detenuti dell’IRA dalla Her Majesty’s Prison Maze, che mescola action e storia e già campione di incassi in patria.
Il cinema Massimo, oltre a Se la strada potesse parlare, Ladri di biciclette e Dove bisogna stare, mostra La paura trema contro di Oggiano, thriller italiano dove un commissario porterà a galla un terribile segreto di una famiglia all’apparenza come tante altre, presentato dal regista e dal cast. In proiezione anche Segni di vita di Herzog, il film del ’68 premiato con l’Orso d’argento sulla caduta nella follia di un soldato tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale, e, per i soci del circolo A.I.A.C.E., Cous Cous di Abdel Kechiche, dove il regista ci parlare della difficoltà di integrazione degli arabo-francesi nel marsigliese con un protagonista sessantenne che cerca di realizzare il suo sogno da sempre: aprire una barca-ristorante in cui servire il couscous al pesce.
Mercoledì 06
Il CineTeatro Baretti propone un dramma psicologico dal gusto meta teatrale, S.A.T. Sindrome d’Astinenza da Teatro, scritto e interpretato da Erika La Ragione e diretto da Valeria Sara Lo Bue. Il dramma indaga sulla malattia e il narcisismo che colpisce gli attori impossibilitati a recitare e a sfogare l’istinto di comunicare con la loro arte qualcosa a un ipotetico qualcuno, sulla difficoltà del mestiere, sulle sue frustrazioni ma anche sulle sue soddisfazioni, tema complesso presentato però con ironia tragicomica da La Ragione.
Al cinema Massimo, insieme a Se la strada potesse parlare e Dove bisogna stare, altre due pellicole del tedesco Herzog: Fata Morgana, documentario sperimentale girato in Africa, in cui un montaggio sapiente di una realtà tribale è metafora delle partizioni della Genesi oltre che denuncia sociale, e Aguirre, furore di Dio, sulla spedizione dei conquistadores spagnoli guidati da Lope de Aguirre, tra verità e licenze storiche. A chiudere la giornata, un documentario d’eccezione e grande impatto emotivo, in onore della giornata della memoria del 27 gennaio: Film Incompiuto della regista israeliana Hersonski, basato su una pellicola rinvenuta nel ’54 contenente materiale girato in un campo nel 1942. Le immagini sarebbero dovute servire ai nazisti per creare un filmato che distorceva l’immagine degli ebrei, ma non fu mai realizzato. Recuperato nel 2006, Hersonski lo ha trasformato in un documentario denuncia, coeso e storicamente accurato, unito ad altre due pellicole provenienti dalla Polonia e dagli Stati Uniti. Alla proiezione saranno presenti anche la Presidente della Comunità Polacca di Torino, Elzbieta Grzyb, e il Presidente della Comunità Ebraica di Torino, Dario Disegni. Film Incompiuto è un’imperdibile opportunità di sentire la voce di una testimonianza autentica di quel che accadde settant’anni fa.
Giovedì 07
Al Baretti si può ancora vedere S.A.T Sindrome d’Astinenza da Teatro.
Il cinema Massimo offre invece Tre volti di Panahi, sul viaggio della giovane attrice Jafari e del suo regista per salvare una ragazzina di Teheran con il sogno della recitazione, sottomessa alla tirannia della famiglia conservatrice.
Venerdì 08
Ultimo appuntamento per S.A.T. al CineTeatro Baretti.
Al cinema Massimo, continua la rassegna alla riscoperta di Herzog con altre tre pellicole: Anche i nani hanno cominciato da piccoli, film grottesco sulla ribellione in un riformatorio in un’escalation di violenza gratuita, specchio del lato oscuro dell’umanità, Kinski, il mio nemico più caro, documentario sul rapporto con l’attore e amico Klaus Kinski e sulla follia esplosiva della loro collaborazione vista attraverso immagini di repertorio, e Fitzcarraldo, lunga parabola sulla volontà del protagonista di realizzare i propri sogni, come costruire un teatro dell’Opera in Amazzonia a fine ‘800, a dispetto di ogni difficoltà, moderno Sisifo convinto che “chi sogna” possa “muovere le montagne”.
Sabato 09
Il CineTeatro Baretti ripropone Maze di Burke e Dove bisogna stare di Gaglianone.
Il cinema Massimo comincia il weekend con Fitzcarraldo insieme ad altre due pellicole del regista bavarese Herzog, La ballata di Stroszek, dramma su un musicista dal cuore buono schiacciato in un mondo che non concede seconde occasioni, e L’enigma di Kaspar Hauser, vincitore del Gran Prix del 1975, sulla misteriosa storia vera di Kaspar Hauser, l’uomo sbucato fuori dal nulla in una piazza, capace solo di scrivere il suo nome, vittima di una prigionia tutt’oggi inspiegata, ma dalla mente d’artista e l’ingenuità infantile che turbò la società di Norimberga del XIX secolo finché, alla sua morte avvenuta per omicidio, l’autopsia non rivelò anomalie celebrali che spiegassero ciò che più di tutto sconvolgeva: la sua bontà.
Domenica 10
Dove bisogna stare resta in cartellone al CineTeatro Baretti, mentre si continua con altri tre film del grande Herzog al cinema Massimo, incentrati sempre sul lato oscuro dell’animo umano. Il primo è Cuore di vetro, ispirato ad Hias, un leggendario profeta bavarese del XVIII secolo; il secondo è uno dei suoi più famosi, Nosferatu, principe della notte, uno dei primi vampiri approdati al cinema, figura conturbante e ben lungi dagli standard odierni suis generis, mentre per l’ultimo si torna al documentario con Echi da un regno oscuro, sul dittatore della Repubblica Centrafricana Jean-Bédel Bokassa. A controbilanciare il dramma di Herzog, un film d’animazione del 2008 di Miyazaki, Ponyo sulla scogliera, rivisitazione giapponese de La Sirenetta, con una pesciolina dal volto umano, salvata da un bambino di cui si innamora e per cui sceglie di restare sulla terraferma.