Vaffanguru di Prem Daydal: guida semiseria alla felicità

L’ultimo libro dell’atipico “guru” di origini italiane è – per sua stessa definizione – una “Guida spirituale per mistici senza Dio”. 

Prem Daydal è ormai una figura piuttosto conosciuta nel circuito della letteratura di argomento spirituale e misticheggiante. Questo Mavvanguru è la traduzione italiana di un testo che ha venduto decisamente bene nella versione originale messicana, intitolata “Me Vale Madres”. Pubblicato in madrepatria per la Penguin Random House, il libro ha venduto qualcosa come 200.000 mila copie! Naturale, dunque, l’interessamento di mercati esteri: primo fra tutti l’Italia, terra natia di Daydal, che nel Bel Paese ha operato soprattutto negli Anni 80 in ambito teatrale.

A tal proposito, impossibile non mettere in evidenza come l’autore nostrano abbia messo molta della sua verve teatrale all’interno della sua scrittura. Una prosa scoppiettante, utilizzata anche per stemperare una materia di base piuttosto seria e seriosa, riconducendo l’ascesa spirituale ad un gioco “leggero”, nell’accezione calviniana del termine. Sembra echeggiare in testa il celebre adagio:

“Non prendere la vita troppo sul serio… tanto non potrai mai uscirne vivo!”.

Del resto, una delle prime “massime” a balzare all’occhio recita:

“Se chiedi a un filosofo “che senso ha la vita?” ti darà una risposta intelligente, se lo chiedi a un mistico si metterà semplicemente a ridere”.

A palesare ancor di più una certa ottica dissacrante tipica di Daydal – adepto della scuola di Osho, ma certamente più scanzonato – c’è la copertina stessa del volume in questione: un Buddha piuttosto trash è seduto davanti ad una tavola imbandita con pizza e vino, avvolto da una bandiera tricolore che sembra andare a sostituire la tipica mantella da asceta. Diciamo un Buddha in versione Alberto Sordi! Un affresco bizzarro ma simpatico, che ci riporta ad un’altra delle citazioni più azzeccate del libro:

“Ci sono due modi di concepire la vita: o come un compito da portare a termine o come un’opera d’arte”. Un obiettivo ambizioso, che Prem Daydal prova portare avanti con sfacciata disinvoltura nei suoi scritti.