Suoni, colori, luci e ombre. Sguardi, gesti, passi. Stavolta é la danza che parla e che scatena La Tempesta, quella di Shakespeare, in cui magia e realtà si intrecciano, dove su un’isola deserta gli animi si incontrano.
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_di Valentina De Carlo
A volte non servono parole per scatenare una tempesta. Basta un gesto, uno sguardo, un passo di danza. E al Teatro Verdi di Padova la compagnia Aterballetto del Teatro Stabile del Veneto ha scatenato una Tempesta di corpi, luci, scenografie e musiche, che hanno saputo raccontare, senza parole, l’opera shakespeariana che ha per protagonista il principe Prospero, duca di Milano, spodestato e mandato in esilio dal fratello Antonio che bramava la sua corona. E’ una tempesta che dopo un lungo viaggio in mare conduce Prospero e la figlioletta Miranda su una strana isola, abitata da altrettanto strane creature e, dopo molti anni, sarà un’altra tempesta che recherà sulla stessa isola Antonio, il suo alleato politico Alonso e il figlio di quest’ultimo, per una tanto attesa resa dei conti.
Ma prima che il mare, che inizialmente divide e allontana, possa riunire fratelli e anime, devono accadere molte cose su questa magica e sperduta isola, abitata da creature misteriose. Sulle musiche intense ed oniriche scritte su misura per Tempesta da Giuliano Sangiorgi, cantante dei Negramaro, musiche che mescolano suoni etnici, elettronici, classici, creando una surreale atmosfera di magia, si muovono i corpi dei ballerini, in maniera intensa e perfetta, incantando ad ogni movimento, sorprendendo ad ogni gesto. Una scenografia rustica e tecnologica al tempo stesso, unisce cubi di legno su cui i ballerini si arrampicano, danzano, camminano, a specchi che moltiplicano le figure all’infinito, a luci che fanno smarrire lo sguardo.
Gli abitanti dell’isola, tutte creature magiche tranne Calibano, mostro deforme e unico mortale, ipnotizzano con i loro costumi tribali e le loro movenze sinuose e animalesche, mentre accolgono Prospero e la bambina che, una volta cresciuta, diventa oggetto del desiderio di Calibano, dal quale lei fugge disgustata, rifugiandosi tra le protettive braccia del padre. Altro personaggio magico é Ariel, spirito del vento che il mago Prospero libera dall’albero in cui era prigioniero a causa di un vecchio incantesimo, e che, per gratitudine, diverrà suo amico e alleato per scatenare la seconda e definitiva tempesta che porterà i due fratelli faccia a faccia. Una danza di alto livello quella di Aterballetto, una danza contemporanea che sa catturare e tenere prigionieri per tutto lo spettacolo, tra gli assolo, le coreografie corali e i duetti. Gli effetti speciali incantano gli spettatori come bambini, come quando Ariel viene liberata dall’incantesimo o come quando una piccola nave sballottata dall’acqua cala dal soffitto durante la fatidica tempesta.
Splendidi i duetti danzati, quelli maschili tra Prospero e Antonio, in un misto tra lotta e ballo, dove forza e leggerezza si tengono per mano e nessuna prevale sull’altra, ma danzano in perfetta armonia, mentre la corona scivola tra l’uno e l’altro, simbolo del potere sempre pronto a vacillare e a cambiare mano, o il duetto amoroso tra Miranda e Ferdinando, figlio di Alonso, alleato di Antonio che viaggia con lui sulla nave. I due infatti vengono colpiti da un colpo di fulmine, (colpa della Tempesta?) e si innamorano, danzando un duetto sensuale e tenero, dove Miranda, dopo aver vissuto tanto tempo col le creature dell’isola, si riavvicina ad un essere umano come lei, portando ciò che le é stato insegnato, danzando un po’ da umana un po’ da creatura magica, incantando Ferdinando con la sua purezza. Ariel, testimone dell’incontro li avvolge nella sua aria leggera, soffiando su di loro la sua benevolenza.
Le coreografie di Giuseppe Spota e il cast internazionale rievocano la magica atmosfera di un’opera di Shakespeare in cui, in una metaforica isola lontana dal mondo, si incontrano e si scontrano i veri protagonisti delle opere del drammaturgo inglese: i sentimenti dell’animo umano.