[REPORT] Honne: musica per organi caldi in notti gelide

Il gruppo britannico, fenomeno del pop/r’n’b contemporaneo, supera a pieni voti l’esame del primo concerto italiano al Circolo Magnolia di Milano. 

In una sera novembrina – che, dopo l’insolito clima tiepido dei giorni scorsi, pare finalmente autunnale – il Magnolia di Segrate si prepara ad accogliere gli HONNE. Per chi non li conosce, si tratta di una band inglese formata dal produttore James Hatcher, e da Andy Clutterback, lui stesso produttore ma anche cantante. Questo è il primo concerto del duo in Italia, ma non significa che siano agli esordi. Il loro nome, infatti, gira da almeno quattro anni, periodo in cui è uscito il singolo di debutto “Warm on a Cold Night”. Immediatamente gli HONNE, grazie al loro particolare mix di influenze soul, electro e pop, hanno conquistato ottimi consensi, non solo in patria ma anche in altri paesi. Ecco spiegato perché, prima del live al Magnolia, tra gli spettatori presenti si sentono parlare diverse lingue – tanto per fare un esempio, l’LP “Warm on a Cold Night”, del 2016, ha ottenuto tre dischi di platino in Corea del Sud.

Prima però che comincino a suonare, in apertura abbiamo la cantautrice Jeffe. La sua voce quasi eterea, sussurrata e calda, accompagnata da un sottofondo minimale, ricorda certe atmosfere “oniriche” alla Mazzy Star – sebbene con una decisa infusione di elettronica. Proprio la sensualità non urlata che contraddistingue la sua musica, prepara ottimamente il terreno agli HONNE.

Intorno alle dieci e mezza si presentano sul palco accompagnati da un batterista, un polistrumentista che si dedica a chitarra/basso e tastiere, e una corista che, durante il concerto, duetterà in più di un occasione con Andy. I due membri degli HONNE non hanno certo l’aspetto da popstar con indosso vestiti alla moda o acconciature all’ultimo grido, ma è propria questa loro semplicità a giocare a loro favore, non solo nell’estetica ma anche nella musica e nel loro modo amichevole di comunicare con il pubblico. Il gruppo riesce infatti a creare canzoni che sanno essere pop, ma senza risultare artefatte, e sa coinvolgere l’ascoltatore con la delicatezza di melodie soul che toccano l’anima, anche malinconicamente – non per nulla in giapponese HONNE esprime il concetto di “sentimenti veri” – oppure con melodie funk che spesso fanno anche muovere i fianchi, ma sempre dotate di una certa eleganza stilistica.

Già dalle prime note di “Forget Me Not” chi è sotto il palco si dimostra coinvolto, tanto da indurre subito Andy ad interagire spontaneamente. Il cantante degli HONNE, a differenza di James che resta quasi sempre davanti al suo sintetizzatore, spesso ondeggia lentamente da una parte all’altra del palco, incitando la folla a tenere il tempo battendo le mani, o a cantare assieme a lui. Soprattutto nei brani più lenti la sua voce e la sua gestualità ricordano quelle del classico cantante r’n’b statunitense, ma filtrate attraverso la semplicità di un ragazzo britannico non troppo eccentrico.

Durante circa un’ora e mezza di concerto, va dato merito al duo, i cali di tensione sono davvero rari. L’attenzione degli spettatori rimane sempre alta, e ogni volta che Andy invita a seguirlo con la voce, pochissimi si tirano indietro – l’apice si ha con il coro all’unisono di “Warm on a Cold Night”, una delle ultime canzoni suonate, dove tutto il romanticismo di cui spesso gli HONNE parlano nei loro testi si diffonde tra le coppie di fidanzati presenti, che si abbracciano sorridendo.

Insomma, il primo live italiano degli HONNE si è dimostrato obiettivamente privo di sbavature, ed è stato capace di toccare nel profondo il pubblico – sebbene non ancora, per numeri, quello delle grandi occasioni – sapendo creare un’atmosfera positiva che si è continuata a respirare pure dopo la sua conclusione. Quindi tanto di cappello a questa band che, anche in una delle prime sere davvero autunnali di novembre, ha saputo con la sua musica portare un po’ di calore.