È uscito a inizio luglio Moksha, il libro edito da Oscar Mondadori che raccoglie gli scritti psichedelici di Aldous Huxley. Abbiamo provato a ragionare sul posto che l’Lsd occupa nella società di oggi tra studi scientifici, misticismo, curiosità.
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_di Irene Maddio
Immaginate una conversazione con Albert Hofmann e Aldous Huxley in un luminoso sabato mattina del luglio appena trascorso. Magari passeggiando lungo il Reno a Basilea, oppure seduti in un’elegante caffetteria del West Hollywood. Che cosa sareste curiosi di domandargli? Quali dubbi o questioni sollevereste?
No, non sono troppo visionaria: la discussione c’è stata davvero. Edoardo Camurri e Pietro del Soldà, i conduttori di Tutta l’umanità ne parla, hanno offerto il proprio spazio radiofonico ad un meraviglioso ed improbabile confronto su una questione estremamente attuale: l’utilizzo dell’Lsd a scopi terapeutici, per trattare malattie come la depressione, l’ansia, le dipendenze.
Sono passati 75 anni dal celebre giro in bicicletta sotto acido di Albert Hofmann, ma il suo bambino difficile – così il chimico chiamava l’Lsd – continua a destare interesse. La molecola è oggi studiata da chimici e scienziati che, al di sopra di ogni preconcetto storico-culturale e limite giuridico, propongono ricerche sempre più approfondite in ambito neurofarmacologico. Il libro porta il nome di Agnese Codignola: uscito quest’anno, raccoglie i numerosi studi nell’ambito della cosiddetta Psychedelic Renaissance, dallo scanner cerebrale di Robin Carhart-Harris alla “fotografia” della molecola di Lsd di Bryan Roth.
Siamo ormai molto lontani dallo sballo della Summer of Love, periodo in cui l’Lsd veniva sperimentata alla ricerca di un’estasi mistica, di una trascendenza di radice orientale e raccontata nelle poesie, nei testi e nelle canzoni della Beat Generation. Nonostante i limiti derivati dal suo intricato percorso storico, oggi si sta rimettendo ancora una volta in discussione il potere intrinseco della celebre droga stupefacente – tra microdosi di Lsd che migliorerebbero le prestazioni lavorative stimolando la creatività dell’individuo e l’assunzione della sostanza come rimedio per la cefalea a grappolo.
“Tutti i vantaggi del Cristianesimo e dell’alcol, e nessuno dei loro difetti”
Nella prospettiva attuale, dove collocare Moksha, l’antologia uscita lo scorso mese per Oscar Mondadori che raccoglie tutte le produzioni più significative di Aldous Huxley? Il libro potrebbe essere una semplice raccolta di lettere, articoli, saggi ed estratti di romanzi che permettono una conoscenza intima e per certi versi anche biografica dello scrittore, uno tra i maggiori amanti e studiosi della mescalina – prima – e dell’Lsd – poi.
Ciò che non rende questo libro del tutto innocuo è l’invito a cui allude: “liberarsi dai condizionamenti culturali della civiltà ipertecnologica e abbracciare una visione del mondo mistica e trascendentale”, possibile varcando le famose Porte della Percezione. Sembra questo un nostalgico tentativo di tornare agli anni in cui fiorivano comunità hippies come “I figli dell’amore eterno” – quella in cui un Verdone dal capello lungo si lasciava ispirare dal sentimento del LOVE! LOVE! LOVE! – e invece no.
Moksha è una parola che in lingua sanscrita significa “liberazione” e occupa un ruolo centrale tra i concetti della filosofia indiana poiché indica l’obiettivo più alto che un uomo possa raggiungere in termini di reincarnazione: l’affrancamento dalla realtà materiale e dalla schiavitù dell’ignoranza per conseguire una condizione spirituale superiore. In altre parole, è necessario abolire i filtri cognitivi frapposti alla realtà per sperimentare – come Huxley – «una trasformazione della coscienza, tale da far capire esattamente quello che Blake intendeva quando scrisse: “se venissero aperte le porte della percezione ogni cosa sembrerebbe com’è, infinita e sacra”».
Il lettore di Moksha si troverà a vivere, attraverso le parole di Huxley, eventi travolgenti come l’ascolto di Bach con 75 microgrammi di Lsd in corpo. Sarà un lento ma consapevole avvicinarsi alla psichedelia attraverso i dubbi, le riflessioni e le esperienze di una persona che non ha avuto paura di provare quell’istinto da cui nasce ogni scoperta: la curiosità.
Non riesce a procurarsene un po’ lei? […] Sono ansioso di sperimentarla e sarei felice di farlo sotto la supervisione di un esperto come lei.
Cordialmente,
Aldous Huxley
Moksha ci insegna a riflettere prestandoci il modo di pensare di un grande intellettuale ma soprattutto ci da le armi per affrontare quella che Camurri, nel suo scritto introduttivo, chiama guerra spirituale; per riaffermarsi come individui liberi in una società che punta alla prevedibilità e al controllo bisogna essere curiosi, unici, imprevedibili. La guerra spirituale che è in atto si combatte suscitando sbalordimento: siate sempre stupefacenti!