Se pensate che i tempi delle analisi sociologiche applicate alla musica siano passati vi sbagliate di grosso. Per farvi cambiare idea abbiamo raggiunto Daniele Citriniti, promotore ed ideatore de “Io sono la musica che ascolto”.
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_di Mattia Nesto
Partiamo, con poca originalità ma nel tentativo di dare ordine alle cose, dall’inizio: qual è la stata l’idea iniziale, la scintilla diciamo così, che ha fatto incominciare il progetto “Io sono la musica che ascolto”?
Guarda la scintilla è stata la riflessione sul fatto che il pubblico della musica dal vivo pensiamo sia molto sottovalutato. Per tutti è chiaro oggi che il pubblico è la risorsa fondamentale, lo si può constatare dall’importanza che hanno assunto le classifiche e le playlist nel mondo del digitale, download e streaming, dalla malattia per i sold-out, che spesso determinano il peso o il valore di un progetto artistico, l’influenza dei gruppi Facebook che giorno dopo giorno macinano argomenti più o meno sensati, in tanti seguono il pubblico, ma in pochi si occupano del pubblico. Il pubblico dei concerti viene preso in considerazione come un classico consumatore, tramite i media e il web, quando è il momento di comprare un biglietto, un disco, mettere un like, aggiungere una view, ma cosa davvero la musica fa per il pubblico? Da questa riflessione parte l’idea del claim “Io sono la musica che ascolto” come spunto per chi ascolta musica e ci vuole mettere la faccia, l’idea di una community di fruitori di musica che vogliono impattare sul mercato. Per questo l’idea di partire dalla mappatura della musica, al fine di aver chiaro, con tanto di dati oggettivi, lo scenario di riferimento e da lì partire per il pubblico, le imprese e le istituzioni.
Quanto è durata questa mappatura?
Il ciclo standard è di 6 mesi, la stagione invernale dei club di musica dal vivo. Sei mesi di monitoraggio continuo che per il 2017/18 è stato nell’arco temporale tra novembre e maggio. Per la prossima stagione partiremo già da ottobre.
Quali sono state le principali modalità di indagine?
Ricerca dall’alto tramite un lavoro di studio e indagine su tutti i canali media e stampa reperibili che ci garantissero una copertura il più ampia possibile su generi musicali, aree territoriali e tipologia di location e contemporaneamente un lavoro di engagement sul pubblico al quale abbiamo proposto di segnalarci i concerti in programma ed addirittura di compilare questionari durante lo spettacolo.
«L’analisi finale dei dati verrà presentata per la prima volta ufficialmente
il 24 agosto durante il TO_lab di Todays Festival»
I risultati che avete ottenuto vi hanno sorpreso oppure hanno, in un certo qual modo, confermato le vostre aspettative?
Ci hanno stupito perché finalmente stiamo dando un volto alla nostra città. Che Torino sia cuore pulsante della musica a livello nazionale ed internazionale è risaputo, ma chi è in grado di portare a testimonianza numeri e argomentazioni? Chi può misurarne l’impatto? Siamo rimasti molto colpiti dai numeri emersi, anche perché la stagione scorsa non è stata molto felice per il clubbing vista la quantità di spazi che han chiuso per problemi di agibilità o rumore nell’ultimo anno. 8 concerti al giorno di media non sono pochi in queste condizioni.
Un dato particolarmente interessante quale è stato?
Sicuramente i numeri generali, la distribuzione dei generi e delle aree territoriali, l’ampio numero di spazi non specializzati che programmano musica dal vivo in maniera consistente, un dato in particolare non saprei dirtelo perché non abbiamo ancora terminato l’analisi dei dati che verrà presentata per la prima volta ufficialmente il 24 agosto durante il TO_lab di Todays Festival.
Se dovessimo utilizzare un linguaggio medico, come sta il “paziente musica dal vivo” oggi?
Il paziente sviluppa patologie per le quali è necessario attivare una terapia specifica e monitorare le modalità e le dosi dei farmaci prescritti, inoltre si consiglia l’utilizzo di coadiuvanti naturali al fine di abbassare gli effetti collaterali. Al momento la situazione del paziente è stabile, ma delicata e la mancanza di assistenza da parte di specialisti rischia di generare patologie croniche che possono in futuro risultare irreversibili.
Quante persone, all’incirca, sono state coinvolte nel progetto?
15 le persone di staff
200 reporter per una sera
2064 artisti
Questi dati come potranno essere utili nel futuro?
Noi riteniamo che questi dati potranno essere utili in primis alle istituzioni per avere un termometro costante sullo stato di fatto di questo comparto culturale e poterli sfruttare per azioni di marketing territoriale. Inoltre il modello è replicabile su altri ambiti musicali (vedi ad esempio la produzione musicale) o altre discipline, quali la danza o il teatro. Inoltre queste analisi possono essere preziose per chi stia valutando di intraprendere progetti culturali o imprenditoriali in questo ambito e intende avere uno studio di settore reale.
Avete già in mente qualche altra analisi del genere?
Per il momento abbiamo in progetto di ripartire con la versione definitiva del progetto da ottobre 2018. E direi che è abbastanza per il momento.