“Ordo Mortis” di Salvatore Conaci: un thriller esoterico ambientato in Calabria

Pubblicato dalla casa editrice Writers Editors, il secondo romanzo di Salvatore Conaci è un thriller dai risvolti occulti ambientato nel suggestivo scenario di un paesino dell’entroterra calabrese. 

“Ordo Mortis” racconta molto di sé già dal titolo, che da un lato mette subito in evidenza il dotto citazionismo classico sempre presente nell’arco della narrazione, dall’altro evoca una sorta di presagio macabro, un sentore di morte ed orrore che aleggia su luoghi e personaggi del racconto. Salvatore Conaci fa delle atmosfere e delle suggestioni l’architrave del proprio romanzo, pur non trascurando affatto una certosina cura dei dettagli nel descrivere soprattutto il paesaggio nel quale si muovono i suoi protagonisti. Primo fra tutti, Alessio Conci, sorta di alter-ego letterario dell’autore, che abbiamo già visto all’opera del suo primo lavoro “Perle Nere”.

Anche nel battesimo editoriale di Conaci, la sua trasfigurazione in fiction si muoveva in uno scenario torbido, più vicino alle atmosfere sinistre d’antan di Edgar Allan Poe. In “Ordo Mortis” il calendario si ferma all’ottobre del 1999, mentre nell’Atlante si deve cercare con il dito un remoto angolo di Calabria, il paesino di Girifalco, in provincia di Catanzaro. Il classico “villaggio meridionale” nel quale il tempo sembra essersi fermato ma, allo stesso tempo, niente è come sembra. O, forse, nulla accade per caso. Tra le pieghe di questo romanzo dal mood vagamente lynchiano, può venire in mente addirittura una versione “partenopea” di Twin PeaksL’ambientazione è da un lato cara all’autore, originario proprio di quelle parti, dall’altro lato è funzionale ad una storia che fa perno su ambiguità e silenzi, in una atmosfera a tratti quasi irreale.

Quartiere Pioppi a Girifalco


Volendo restare in ambito cinematografico e senza necessariamente spostarsi oltreoceano, viene in mente anche il cult di Pupi Avati “La casa dalle finestre che ridono”, agghiacciante e disorientante horror-noir all’italiana.
Così come disorientato – seppur intraprendente – è il nostro protagonista Alessio Conci, giunto nell’assolato paese montano calabro in veste di professore in odor di precariato e attorniato da una serie di personaggi di contorno conturbanti e ben delineati. C’è, come da copione, una presenza femminile: Lisia Reca, che seguirà l’atipico professore-investigatore nel suo percorso di scatole cinesi, divenendone anche l’amante. C’è Mario Lacri, una “guida amica” nel controverso itinerario di Girifalco. La Signora Emma e il Signor Roccia, personaggi in qualche modo speculari che desteranno l’animo del nostro protagonista.

In questo crogiolo d’anime difficili da catalogare, Alessio si imbatterà e scontrerà con un antico ordine occulto, metafora immortale ed infinita di un microcosmo soggiogato da paure ataviche (che, trovandoci nel sud-Italia, potrebbe in qualche modo evocare anche lo spettro mafioso?). Tra rituali e leggende, il soprannaturale è sempre dietro l’angolo, pur non essendo mai invasivo. E lo spettatore si ritroverà ad arrovellarsi tra le note di spiegazione di una arcaica iscrizione latina o a rimanere abbagliato da uno stordente paesaggio meridionale. Sempre al fianco del “professore con la pipa”, che – chissà – potrebbe anche ambire a diventare il protagonista di una saga… 

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