La cantantessa il 1 giugno torna a cantare nella sua Catania in compagnia di alcuni dei suoi più cari colleghi musicisti (Bersani, Silvestri, Gazzè, tra gli altri), per un concerto di beneficenza i cui ricavati saranno destinati al Centro Namasté.
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_di Martina Manoli
Il concerto di sabato scorso in Piazza Duomo a Catania, in favore della Namastè Onlus, ideato e portato in scena da Carmen Consoli in persona, è stato sotto molteplici punti di vista impeccabile: a partire dalla caratura degli ospiti, passando per la compostezza dell’uditorio (nonostante le prime file si siano dovute sorbire un pit decisamente troppo affollato!). Menzione d’onore merita, naturalmente, piazza del Duomo e la sua solennità.
La kermesse inizia con le voci bianche del coro “Musicainsieme A Librino”, seguito a ruota da uno dei pezzi più noti e datati della Consoli, Amore di plastica, accompagnata solo dal suono della sua chitarra.
Che questo fosse un assist al lancio della sua raccolta di brani acustici, “Eco di sirene”, è abbastanza lampante, ma per una volta il fine (trovare una nuova casa a Namastè, che si occupa di ragazzi con disabilità mentali di varia natura) giustifica ampiamente i mezzi.
Dopo altri due brani, la padrona di casa comincia ad introdurre i suoi ospiti: Elisa è la prima a calcare le assi del palco e A modo tuo sarà uno dei pochi brani contemporanei della serata, che trascorre per lo più tra i ricordi dei successi di un tempo, elettrizzando il pubblico entusiasta, tra alcuni duetti collaudati, altri inediti ed esibizioni soliste.
Immancabile il duetto Consoli-Venuti in Mai come ieri, emozionante quello con Bersani su Giudizi Universali che suscita un boato nella piazza stracolma. Daniele Silvestri invece sceglie la scanzonata Salirò e la politicizzata Cohiba, sostenuta dal basso del già compagno di concerti Gazzè. Samuele Bersani sembra essere il più versatile tra gli artisti presenti e ci regala un’interpretazione de L’ultimo bacio da brividi. Il piacevole intermezzo da Concertone del Primo Maggio della Bandabardò, precede l’arrivo sul palco di Marina Rei, che sembra rimasta ibernata dai tempi del Festivalbar: stesso fisico slanciato da ventenne, capelli lunghi e ondulati, pantalone a zampa, esordisce duettando con l’ospite in acustico. Nonostante da lungo tempo assente sulla scena (perlomeno quella della musica mainstream) e nonostante l’assenza della sua Primavera che l’ha resa nota al grande pubblico, le lodevoli qualità canore rendono gradevole la sua permanenza sotto i riflettori. A ricordarci che si tratta di un evento benefico, salgono sul palco le voci bianche del Teatro Massimo Bellini, che tengono compagnia a Gazzè per il pezzo successivo, La vita com’è, salvo poi rientrare nel filone nostalgico della serata con Vento d’estate.
Tra il susseguirsi degli ospiti sul palco, Carmen Consoli fa talvolta capolino, per dare il benvenuto a quelli che definisce “gli amici di una vita”, più che sul palco, a casa sua (nostra), mantenendo un atteggiamento invero molto apprezzabile: detta i tempi con maestrìa, lasciando i riflettori più per gli altri che per sé.
Dopo più di due ore di concerto, la conclusione è memorabile: sulle note in loop de A finestra, si svolge una piccola pièce sulla dicotomia dei punti di vista: dalla stessa finestra, due attori – diretti da Emma Dante – leggono gli stessi fenomeni attraverso chiavi interpretative opposte, ma alla fine è l’ottimismo a trionfare.
Ed è con una visione ottimistica del mondo, della Sicilia in particolare, che si chiude la rassegna, con tutti i protagonisti della serata schierati in fila, ognuno dei quali canta una frase della strofa finale di A finestra in dialetto locale. Parafrasandolo, il pezzo ricorda che se troviamo semi buoni da piantare, le cose possono cambiare. Eventi di tale levatura, certamente, fanno solo sperare per il meglio, per adesso l’importante è che i ragazzi della Namastè abbiano un tetto sulla testa.
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