Con “Cuore/Tenebra, migrazioni tra De Amicis e Conrad”, Gabriele Vacis ha creato un’opera potente e provocatoria scavando in un parallelismo creato ad hoc tra “Cuore” – che non si può nominare senza la parola “libro” davanti – di De Amicis e “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad. Due capisaldi della letteratura che nonostante siano stati scritti a due anni di distanza probabilmente non si sono mai incontrati e portano a riflessioni diametralmente opposte.
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_di Elena Fassio
Mentre Garrone, Garoffi, Enrico e gli altri protagonisti – tutti uomini… le donne non hanno neanche un nome di battesimo, ma solo ruoli come mamma e sorella – di Cuore vanno a scuola, il marinaio Marlow si addentra nelle foreste dell’Africa nera alla ricerca di Kurtz, rimanendo rapito e turbato dall’incontro con la natura selvaggia e con gli uomini che la abitano, istintuali e primitivi a suoi occhi. Così i ragazzi pochi anni dopo probabilmente si saranno trovati a combattere nella devastante battaglia di Adua del 1896 per il colonialismo italiano, e se non furono annoverati tra i 7000 morti lo saranno stati tra i prigionieri, poi liberati nel deserto etiope e costretti a tornare in Italia costeggiando il Nilo per seimila chilometri e poi imbarcandosi.
Lo stesso percorso che compiono oggi migliaia di migranti, raccontato sul palco da Gerald Mballe, che si mischia con i racconti dei sogni suoi e degli altri ragazzi delle scuole superiori che hanno collaborato.
Già, perché questo spettacolo cambia volto ogni sera: non solo gli alunni-attori, ma anche i professori-attori che introducono lo spettacolo con una loro riflessione saranno diversi fino all’ultima replica del 10 giugno.
La sensibilità di Conrad, però, coglie la verità dietro il fenomeno del colonialismo, una verità brutale che tira fuori il peggio dall’uomo occidentale, il quale sembra non accorgersi dell’umanità vera e straziante che si cela dietro quei volti così diversi dai loro. De Amicis invece non riesce a fare altro che creare un “noi”, i buoni, e un “loro”, da civilizzare, a dividere il mondo dei ragazzi in rigide e pesanti regole.
Vacis ha cercato comunque di leggere Cuore senza preconcetti (cosa che lo spettatore non riesce a fare) aiutato dalle varie classi di studenti che hanno interpretato appunto la classe di Cuore nelle varie serate.
“I ragazzi si chiedono se saprebbero essere coraggiosi come Garrone, responsabili come Garoffi, se si sono mai sentiti parte di un immenso movimento come il padre di Enrico”, spiega il regista, “Abbiamo visto che con i ragazzi il libro funziona per quello che è: un manuale di comportamento, una sorta di catechismo laico, e abbiamo deciso di allargare il progetto ai rifugiati e agli utenti dei servizi di salute mentale.”

Nella replica del 5 giugno la “lezione” introduttiva è toccata a Lella Costa, che in dieci minuti ha spiegato a tutti noi – e anche ad alcuni ministri – il senso della pedagogia, partendo dal decalogo del professor Galli Della Loggia, pubblicato il 5 giugno sul Corriere della Sera (https://www.corriere.it/opinioni/18_giugno_05/cattedre-piu-alte-professori-ca9fbf48-6822-11e8-b57b-459a23472be0.shtml), attraverso “Piccole donne” e la descrizione del vero coraggio, per terminare con accusa della perdita più grande, quella dell’innocenza, attraverso la meravigliosa poesia “MCMXIV” di Philip Larkin.
Le lezioni iniziali sono state preparate, secondo il loro personale stile e pensiero, nell’ordine da: Alessandro D’Avenia, Maurizio Ferraris, Remo Rostagno, Benedetta Tobagi, Domenico Quirico, Marco Vacchetti, Suor Giuliana Galli, Nicola Lagioia, Lella Costa, Mauro Berruto, Aldo Cazzullo, Enrico Palandri e Pietro Buffa.
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ph copertina by Andrea Macchia