A metà strada tra il ponte del 25 aprile e quello del 1 maggio, studenti e professori si ritrovano al giro di boa della sesta lezione, dopo un percorso intenso che ha visto alternarsi lezioni frontali e libero scambio di idee, nella stimolante cornice dell’Impact Hub di Torino.
È già la location, del resto, a suggerire l’idea di progettazione e laboratorio: l’Hub Impact si va ad incastonare nel complesso post-industriale dell’ex Incet, in un meraviglioso cortile “nascosto” adiacente allo “smart bistrot” Edit. Abbiamo imparato a conoscere meglio questo spazio polifunzionale di co-working (clicca qui per maggiori informazioni) e lo staff che ci lavora: si respira un’atmosfera di cordiale informalità e un senso di condivisione. Le ampie vetrate illuminano un arredamento dalle linee minimali ma accattivanti, oltre che – si spera – anche le lampadine all’interno del cervello dei creativi di turno.
Quest primi sei appuntamenti targati Gamma e sotto la supervisione di Riccardo Ramello mettono bene in chiaro quanto il management culturale legato all’organizzazione di eventi possa (e debba) essere un aspetto cruciale per rilanciare un Paese come l’Italia che – tra voglia di aggregazione e location mozzafiato – avrebbe tutte le potenzialità per eccellere in questo settore. In tal senso è quanto mai importante capire che sarà una formazione-didattica attenta e all’avanguardia, teorica e concreta, a fare la differenza – aiutata, possibilmente, da un più lungimirante apparato burocratico e statale. Non ci si può improvvisare organizzatori di eventi e si deve arginare la pratica tipicamente nostrana degli “artisti che vogliono fare anche i manager-organizzatori”.
Una delle immagini-metafore utilizzata per descrivere la situazione di partenza del nostro Paese non è certo rincuorante: “Noi siamo nel fango, in Vietnam”. Tuttavia il corso Gamma ci sta dando le armi per provare a giocarci la nostra battaglia, sia a livello concettuale che a livello pratico. Da un lato portandoci a riflettere su se/come/quanto sia possibile “fare cultura facendo business” (spoiler: CERTO) dall’altro rimarcando l’importanza di uno storyteling ben fatto che ruoti attorno al nostro evento (non basta stilare un programma, bisogna saperlo raccontare).
Ostiche ma estremamente dettagliate, le lezioni sulle normative SIAE e sulla combo licenze/permessi hanno fatto chiarezza – per quanto possibile in un sistema non privo di contraddizioni – su come affrontare l’apparato burocratico del nostro Paese e del ipotetico evento.
Dall’impatto acustico a quello ambientale, dalla gestione del suolo pubblico alla ricerca di fondi, tutte le lezioni hanno il pregio di riuscire a parlare in termini generali di un argomento a livello nazionale e spesso internazionale, senza tuttavia lesinare esempi “a chilometro zero”, ovvero riferendosi a realtà torinesi che buona parte degli iscritti ha vissuto/vive in prima persona.
La discussione su temi condivisi e trasversali continua a cementificare i rapporti all’interno di un gruppo di studio in verità piuttosto variegato (per obiettivi ed età, oltre che non strettamente “Torino-centrico”). Una coesione coadiuvata in maniera puntuale ed equilibrata anche “dall’alto”, grazie alla figura del sopracitato Riccardo Ramello, attento a fare e farci fare rete anche lontano dall’aula, sulle varie piattaforme social.
E a proposito di social network, il prossimo lunedì si ripartirà proprio dal “pacchetto mediatico” degli eventi, dall’ufficio stampa al marketing, con gli interventi di Salvatore Perri, il primo con Germano Centorbi, il secondo affiancato da Giorgia Mortara. Altri tasselli importanti per capire che sviluppare una buona idea ed essere a norma non vuol dire automaticamente avere tutte le carte in regola per creare un evento di successo, in grado di fare contemporaneamente business e cultura.
A cura di Lorenzo Giannetti
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