Cinque motivi per cui il concerto di Andrea Poggio al Circolo Ohibò è imperdibile

Ecco perché abbiamo molta voglia di riascoltare dal vivo uno dei dischi italiani più interessanti degli ultimi mesi, ricco di significati e sfumature, eleganza e poesia. 


_di Mattia Nesto

Sabato 14 aprile al Circolo Ohibò di Milano arriverà Andrea Poggio per presentare le canzoni del suo apprezzatissimo album “Controluce” (qui l’evento ufficiale https://www.facebook.com/events/2024627511158776/ ), uscito l’anno scorso per La Tempesta Dischi. In un momento storico come questo, dominato da sonorità aggressive e sintetiche, in bilico tra la trap (sempre più in evoluzione, in questo senso ascoltatevi il pezzo che sancisce la morte di essa e la sua immediata rinascita, Mmh ha ha ha di Young Signorino https://www.youtube.com/watch?v=K9bf4PT-aEk) e un pop sempre più “biologicamente modificato”, il disco di Poggio irrompe sulla scena e si fa subito notare. Invece delle tinte forti qui sono le sfumature pastello a dominare, rette da una scrittura merce rara oggi in Italia.

Ma per comprendere meglio il valore dell’artista e, parimenti, dell’intero album, vi proponiamo qui cinque motivi per cui il concerto di sabato prossimo di Andrea Poggio è imperdibile.

1) L’eleganza: l’eleganza di Andrea Poggio è unica, diciamolo chiaramente. Non stiamo parlando squisitamente del dato musicale (che comunque si segnala per una grande, grandissima cifra di originalità) ma anche e soprattutto a livello estetico. Sì, insomma, di look. Guardate questa foto https://www.instagram.com/p/BhJis5NhIvV/?taken-by=andrea_poggio . Ora diteci quale artista in Italia oggigiorno riuscirebbe, in maniera così disinvolta e consapevole come Andrea Poggio, posare per una foto del genere, indossando quegli abiti, quelle tinte e in quella posa. Eppure tutto torna nella narrazione di Poggio, un’estetica ad escludere che è tanto più squillante quanto più si nasconde. Un po’ come quell’antica precetto là, quel “vivi nascosto” della sapienza greca antica.

2) Lo stile: adesso passiamo al lato musicale. “Controluce” è un album che vede lo stile come stella polare, ovvero cercare in maniera decisa e perfettamente lucida di perseguire una propria strada, con proprie caratteristiche, senza cedere il passo alle mode passeggere ma cercando di realizzare un disco che rimanga. Le parole dei testi si, per così dire, realizzano compiutamente nella musica: sofistica certo ma mai troppo, non si eccede mai nei pezzi di Andrea Poggio che non vogliono suonare sperimentali ma non sono neppure scandalosamente pop come certi suoi colleghi. E il fatto sia stato scelto dai Baustelle per aprire i loro concerti pare essere la chiusura perfetta di un cerchio ideale e reale.

3) La proposta: prendiamo la title-track, “Controluce”: “Perdersi nei vicoli, smarrir la via di casa / parchi sconosciuti, piazze nascoste / steso sopra l’erba sotto un cielo rosso-arancio / Riscoprirsi all’improvviso in pace col mondo”. Non notate nulla di strano? Nel, forse, più “moderno” dei cantautori nostrani si riaffacciano stili, tematiche e caratteristiche proprie della grande tradizione cantautorale dei tardi anni Sessanta/ inizio anni Settanta: ovvero quello, in maniera splendidamente banale, di raccontare storie in musica. Niente di più, niente di meno. Ancora una volta senza esagerare, Poggio fa le cose alla grande.

4) Il luogo: il circolo Ohibò di Milano molti di voi lo conoscono. È un luogo piccolo, intimo e alla mano, il posto ideale per ascoltare un live come quello di Andrea Poggio, giustappunto intimo ed elegante. Club e circoli di questo tipo, che, ahinoi, in molte città italiane vediamo sparire con un’orrenda frequenza, sono un vero e proprio patrimonio culturale nazionale. Ecco perché frequentarli ed andarci è sempre la scelta migliore da prendere. Specie con Poggio in circolazione. 

5) “Dai è sabato sera”: così cantavano gli Ex Otago in una mitologica canzone di qualche anno fa. Ma non si può prescindere da questo dato: anche il più freddo e assorto degli stakanovisti almeno il sabato sera “deve” prendersi una pausa. E prendersi una pausa con il live di Andrea Poggio in Ohibò significa intraprendere un viaggio virato in tinte pastello che difficilmente vi scorderete. Dai, chi è che non ha voglia di farsi un viaggione di sabato sera?