Il Primavera Sound consegna il Primavera Award 2018 all’Associazione MIM (Mujeres de la Industria de la Música) e noi festeggiamo selezionando cinque artiste tra le stelle presenti all’edizione 2018 del festival catalano.
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_di Roberta D’Orazio
In una Barcellona sensibile ai temi legati alla disparità di genere – come ha dimostrato la manifestazione dell’8 marzo, una delle più significative per presenze e intensità in Europa – anche il Primavera Sound si allinea alla sensibilità comune lanciando nel mondo musicale un messaggio che va in quella direzione. L’organizzazione ha infatti deciso quest’anno di consegnare il Primavera Award 2018, un riconoscimento annuale a persone o entità nell’industria musicale, all’associazione MIM (Mujeres de la Industria de la Música) per l’impegno dimostrato a sostegno del ruolo delle donne in questo settore.
L’associazione si è infatti resa promotrice di un approfondito studio, sviluppato dall’Observatorio Catalán de Genero, che dimostra che nel 2017 il 10% dei festival musicali in Catalogna non ha ospitato artiste donne. Resta rilevante inoltre la differenza tra presenze maschili e femminili nelle line up.
“MIM non si limita a denunciare una situazione di disuguaglianza, ma si dedica a fare proposte concrete per trovare il modo di rendere visibili quei progetti musicali gestiti da donne, non solo sui palchi, ma in ogni ambito” afferma Almudena Heredero, direttrice di Primavera Pro.
Con la speranza di offrire il nostro contributo alla causa, in un cartellone in cui non passano inosservate eccellenze al femminile come Björk, Lordie e – perché no? – The Black Madonna, abbiamo selezionato cinque musiciste da scoprire dal 30 maggio al 3 giugno al Primavera Sound.
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Ibeyi
Due gocce d’acqua nel mare della diversità, le gemelle francesi (con origini cubane e venezuelane) Ibeyi. Il duo canta in inglese, francese, spagnolo e yoruba, lingua nigeriana parlata dagli antenati delle artiste, prima della deportazione a Cuba nel 1700. Lisa, voce principale, suona il piano, Naomi percuote gli strumenti della tradizione peruviana. Il risultato è una deliziosa fusione di jazz e ritmiche afro, trip hop e soul ipnotico.
Sevdaliza
Sevda Alizadeh, meglio conosciuta come Sevdaliza, è una cantante, autrice e produttrice iraniano-olandese nel cui spettro musicale è facile riconoscere le influenze di un trip hop scuro, quanto di Siouxsie e di Björk. Le sue tessiture sonore immaginifiche si accompagnano ad un’estetica distopica, magnificamente espressa nei suoi videoclip. Spicca su tutti quello del singolo Human, in cui Sevdaliza appare come un satiro e una ballerina dallo spiccato erotismo in un edificio abbandonato, assumento connotazioni tra mitologia e critica sociale.
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Kelela
Se la definizione di queer, che Kelela applica a sé, potesse estendersi alla musica e alla carriera dell’artista, di certo dipingerebbe adeguatamente la sua traiettoria. Dagli esordi nei bar di Whashington cantando standard jazz e progressive metal con i Dizzy Spell, questa cantante benedetta da Björk e da Solange – che ha prodotto il suo EP Saint Heron – approda sulle sponde di un R&B dal sapore elettronico con un cantato che eredita le pulsioni anni 90. Un percorso che culmina in Take me apart, il suo debutto sulla lunga distanza.
Núria Graham
Nelle sonorità di Núria Graham dondolano richiami a Kurt Vile e Courtney Barret, eppure la cantautrice catalana fatica a iscrivere se stessa in una qualche definizione. Nel video del suo singolo più recente, Cloud Fifteen, passeggia sicura tra le strade del Poblenou, il quartiere più ibrido di Barcellona, sospeso tra varie identità: nulla di più metaforico, per un’artista che, partendo dal folk, compie nell’ambito di questo universo musicale un viaggio alla scoperta di ogni galassia più o meno nota.
Anna Von Hauswolff
Anna Von Hauswolff è una presenza sciamanica nel buio: tra le sue mani e nella sua voce si incontrano, inaspettatamente, doom, pop sperimentale e rock progressivo, al punto tale che l’artista di Göteborg ha sedotto tanto gli Swans, che l’hanno voluta in più occasioni in apertura ai propri concerti, quanto David Bryne, che l’ha invitata a Londra al Meltdown. Nella sua variegata carriera, Anna ha scritto colonne sonore per opere teatrali e ha girato in lungo e in largo i continenti, rivelando di essere una solida realtà presente e un’affascinante promessa per il futuro.