Un Riccardo II al femminile per uno Shakespeare senza tempo

Quando dopo mezzo secolo i ruoli si invertono e le donne vestono i panni di personaggi maschili, arriva a teatro un Riccardo II dalla regia visionaria di Peter Stein, che fa interpretare il re usurpato ad un’austera Maddalena Crippa. Il Teatro Verdi di Padova ci presenta uno Shakespeare rinnovato.


_di Valentina De Carlo

se Riccardo II fosse stato una donna? Mentre il bardo inglese viveva e scriveva le sue opere, erano gli uomini a dover indossare gli abiti femminili e ad interpretare i ruoli delle donne, bandite dai palcoscenici come da moltissime altre attività. Oggi, in una contemporaneità dove i contorni dei ruoli appaiono frastagliati e fragili, come riflessi di luce in un specchio d’acqua, la visionaria idea del regista Peter Stein é quella di far vestire i panni del re meno re di sempre ad una donna, capovolgendo ruoli, voci e figure, ma non modificando nessun destino, tantomeno la grama fine di un re usurpato.

La produzione del Teatro Metastasio di Prato, porta in scena al Teatro Verdi di Padova un Riccardo II fuori dagli schemi, presentandoci il sovrano in tutta la sua fragile insicurezza e allo stesso tempo nella sua testarda ostinazione, in un percorso di discesa dal vertice del potere al sottosuolo della prigione, percorrendo il lato oscuro della gloria, quello che spesso non viene raccontato e che inizia con il primo passo senza corona.

In una scenografia minimalista dove gli unici colori sono il grigio e il nero, in un luogo senza tempo e senza spazio, che potrebbe condurci nella landa inglese del cinquecento o in qualche stato europeo odierno, entra in scena, seduto sul suo trono, il re Riccardo, una Maddalena Crippa a suo agio nei panni maschili, determinata e inflessibile, incagliata nel suo mal governo, circondata da falsi sostenitori, in fondo, forse, consapevole di essere in bilico su quella poltrona, spintonata da ogni parte da chi vuole rubarle lo scettro del potere.

Fingendo un’innocenza che non ha, mascherando le sue mosse maldestramente, è Riccardo a costruirsi con le sue mani la strada verso il baratro, imbrigliandosi in azioni fallaci e senza via d’uscita.

Intrappolato dal suo narcisismo e dalla sua convinzione di essere re per volontà divina, finirà per dovere lui stesso abdicare in favore di un astuto Bolingbroke, subendo la più grande umiliazione e non potendo far altro che accettarla, abbandonando, alla fine, anche la debole speranza di riconquista del potere.

Usurpazione? Deposizione legittima? Il bollente nucleo politico di un tema attualissimo anche ai nostri giorni è, come sempre nelle opere di Shakespeare, il pretesto per riflettere sull’animo umano e sull’esistenza. Maddalena Crippa, nel suo essere donna, conferisce al protagonista una sensibilità e una drammatica presa di coscienza che nulla tolgono alla mascolinità del personaggio, anzi, lo arricchiscono di uno sguardo meno aspro e più mite nei confronti della vita, nonostante ciò che gli sta capitando, accompagnandolo verso una morte anzitempo che chiude in fretta la questione irrisolta, lasciando sul trono un re illegittimo e non apprezzato, sebbene anche quello legittimo avesse attirato l’ostilità di tutti.

Sono il puro arbitrio e la monarchia a generare il dissenso del popolo, e con le sue parole taglienti e avviluppate in complessi monologhi, Shakespeare ci fa riflettere su questioni spinose, riempiendoci di domande più che di risposte, confondendo il bene e il male, l’ombra e la luce, e capovolgendo le sorti più ovvie fino all’ultimo atto.