Segnate in agenda i prossimi appuntamenti alle Officine Grandi Riparazioni: dalla prima Piano Lesson con Ezio Bosso al pathos della cantante Noa, passando per la declinazione multietnica di “Natale jazz” ad opera di Paolo Fresu.
Primo appuntamento con le PIANO LESSONS
2 dicembre – Ezio Bosso con Stradivari Festival Chamber Orchestra
Il primo dei quattro Maestri che si esibirà sul palco della Sala Fucine è Ezio Bosso con Stradivari Festival Chamber Orchestra. Direttore d’orchestra, compositore, pianista all’occorrenza come ama definirsi, Bosso ha ricominciato una più intensa attività concertistica solo dalla seconda metà del 2015. Un percorso in crescendo che nel 2016, dopo aver portato oltre 100.000 spettatori nei migliori teatri con il suo recital per solo pianoforte, considerata ormai la tournée di musica classica più importante della storia italiana, lo vede oggi reduce da una lunga serie di trionfi alla testa di alcune delle migliori orchestre italiane e internazionali nella riconquistata veste di direttore d’orchestra, dopo alcuni anni di forzata pausa.
Dalla primavera del ’17 Ezio Bosso è testimone eambasciatore internazionaledell’Associazione Mozart14, eredità ufficiale dei principi sociali ed educativi del Maestro Claudio Abbado e portato avanti con impegno raro dalla figlia Alessandra, una conferma del suo impegno didattico e sociale, che si incarna non solo nei suoi live dialoganti col pubblico, nelle sue lezioni aperte a tutti, nel continuo sforzo di aprire tutte le prove di ogni concerto orchestrale ma anche nell’attività svolta con Opera Pia Barolo e Medicina a Misura di Donna a Torino.
Mesi intensi che sono culminati nella nomina a Direttore Stabile Residente del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.
Rassegna “La musica dei cieli”
Paolo Fresu Quintet feat. Daniele Di Bonaventura in Jazzy Christmas
Che suono ha il Natale se lo si pronuncia in chiave jazz? La risposta è in Jazzy Christmas, un concerto e disco-strenna, realizzato dal musicista Paolo Fresu con il suo quintetto e la partecipazione del bandoneonista Daniele di Bonaventura – per l’etichetta Tuk – che con l’occasione ha inaugurato anche una nuova collana di registrazioni dal vivo, la Tuk Live; i brani raccolti in questo cd sono stati registrati durante un concerto – passato alla storia come memorabile – che si svolse a Sassari, il 18 dicembre del 2012.
Un disco particolare, che si pone un obiettivo interessante: raccontare i tanti natali, le tante esperienze e tradizioni diverse che accompagnano questa festa: «Il Natale di ognuno di noi è differente», ha spiegato Fresu, «Ma suona sempre uguale il senso di felicità e condivisione che appartiene a tutti i popoli. Jazzy Christmas è il nostro modo di mettere insieme, in musica, sensazioni e ricordi intramontabili».
In effetti, la scaletta parla chiaro: ci sono i brani tipici della tradizione americana, come White Christmas di Bing Crosby e I’ll Be Home for Christmas, una canzone americana del 1943 amatissima dai soldati dell’epoca, giustapposti al repertorio della tradizione sarda, come N sa notte profundha e Naschid’est in sa capanna, per citarne alcune tra quelle ripescate dalla raccolta Cantones de Nadale, di Pietro Casu (parroco e letterato di Berchidda, la patria di Fresu) con il canonico Agostino Sanna di Ozieri, nel dicembre del 1927. Senza tralasciare alcuni standard del mondo popolare nordico.
La musica dei cieli : Noa e band in Love Medicine
Noa, nome d’arte di Achinoam Nini (in ebraico: אחינועםניני?;Tel Aviv, 23 giugno 1969), è una cantante israeliana. Le sue canzoni sono fortemente influenzate dall’ambiente israeliano, i suoi dolori (la guerra, il terrorismo) e le speranze. Nata a Tel Aviv da una famiglia di ebrei yemeniti costretti a fuggire dal loro paese a causa dell’ostilità seguente alla proclamazione dello stato d’Israele, a due anni si trasferisce con la famiglia a New York, dove il padre, docente universitario, aveva ottenuto un incarico. All’età di 17 anni, a seguito di una profonda crisi d’identità «Non ero bianca e non ero nera» ricorda «chi era Achinoam Nini?») decide di fare ritorno in Israele, dove presta servizio militare obbligatorio per due anni.
Al 1991 risale il suo debutto come cantante: Noa diviene celebre anche all’estero per i concerti dal vivo e tournée, in coppia col chitarrista Gil Dor: Achinoam Nini and Gil Dor Live è il titolo del suo primo album. Nel 1994 esce il suo primo lavoro inciso in studio e intitolato semplicemente Noa, da cui è tratto uno dei suoi brani più noti: I Don’t Know. Nel 1997 viene scelta da Roberto Benigni per interpretare Beautiful That Way, tema principale della colonna sonora del suo film La vita è bella, scritto da Nicola Piovani. Il brano verrà poi inserito nel fortunato album Blue Touches Blue (2000). Nel 2001, a settembre, nell’ambito dell’Annuale meeting “United Artists for Peace” promosso dai Frati Francescani di Assisi, viene insignita del premio “Artista per la Pace”. Nel 2002 esce l’album Now, in cui la cantante include anche una raffinata e personale reinterpretazione della hit Eye in the Sky, lanciata venti anni prima dagli Alan Parsons Project. Il 16 ottobre 2003 Noa riceve la nomina di Ambasciatrice di buona volontà dalla Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO).
Nel 2014, dopo quattro anni di lavorazione al fianco di Gil Dor, da sempre suo chitarrista e direttore musicale, Noa ritorna con un nuovo album intitolato Love Medicine, al quale partecipano anche grandi jazzisti tra cui Pat Metheny, altro suo storico collaboratore nonché produttore anche del suo primo lavoro nel 1994, che per l’occasione compone il brano Eternity in Beauty.
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Le mostre in corso
Fino al 30 dicembre – William Kentridge: Procession of Reparationists
Procession of reparationists, installazione pubblica e site-specific realizzata da William Kentridge, artista tra i massimi esponenti dell’arte contemporanea a livello mondiale.
Si tratta di una commissione individuata dal Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea e sostenuta interamente dalla Fondazione CRT per l’Arte Moderna e Contemporanea, la cui curatela e produzione è stata affidata al Castello di Rivoli. L’opera è la prima di una serie di commissioni nello spazio pubblico delle OGR – le Corte Est Commissions – pensate per essere fruibili dall’intera città. L’artista realizzerà un intervento ispirato alla vocazione ex-industriale e operaia delle Officine Grandi Riparazioni. La scultura, in metallo nero, è composta da una processione di figure dalla valenza fortemente significativa e simbolica, in quanto allude al lavoro di riparazione dei treni e dei corpi.
Fino a gennaio – Come una falena alla fiamma / Like a Moth to a Flam
Come una falena alla fiamma (Like a Moth to a Flame) è il titolo del grande progetto espositivo realizzato in collaborazione da OGR-Officine Grandi Riparazioni e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo che inaugurerà il prossimo 3 novembre nelle sedi delle due istituzioni torinesi. Come una falena alla fiamma è un progetto ambizioso, firmato da tre curatori internazionali d’eccezione, chiamati a lavorare insieme per la prima volta confrontandosi con la città di Torino e il suo importante patrimonio artistico: Tom Eccles, direttore del Center for Curatorial Studies del Bard College di New York, Mark Rappolt, redattore capo della rivista inglese Art Review, e l’artista britannico Liam Gillick.
La mostra si pone l’obiettivo di creare un ritratto della città di Torino a partire dagli oggetti che la città stessa e i suoi residenti hanno collezionato. Come una falena alla fiamma si articola in un percorso attraverso la Collezione della Fondazione per l’arte Moderna e Contemporanea CRT e della Collezione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo in dialogo con un nucleo di opere conservate in alcune delle maggiori istituzioni museali pubbliche della città, tra cui il Museo Egizio, Palazzo Madama, MAO – Museo d’Arte Orientale, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e Castello di Rivoli, che, per l’occasione, verranno esposte alle Officine Grandi Riparazioni e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in un gioco di contaminazioni reciproche tra opere d’arte contemporanea e opere dei secoli passati.
La contaminazione tra linguaggi diversi continuerà anche in alcune delle sedi museali coinvolte: il Museo Egizio e Palazzo Madama diventeranno infatti sedi espositive d’eccezione per alcune opere contemporanee.
La mostra sfrutta, come punto di partenza per indagare i concetti di rinascita e rinnovamento, la coincidenza di una nascita e due anniversari: l’inaugurazione di OGR, il venticinquesimo anniversario della collezione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e il sessantesimo anno dalla fondazione dell’Internazionale Situazionista dopo un incontro ad Alba, non lontano da Torino.
Con più di 70 opere d’arte contemporanea e centinaia di artefatti da varie collezioni torinesi, Come una falena alla fiamma riflette sull’importanza delle passioni private e delle ossessioni individuali e sul modo in cui, nel tempo, queste trovino la loro strada nella società ed entrino nella vita culturale cittadina.
Gli oggetti in mostra articolano un viaggio attraverso lo spazio – con opere e manufatti realizzati nei cinque continenti – e il tempo – unendo alcune sculture Egizie del secondo millennio a.C., come la gigantesca testa del faraone Tutmoside, ed una Bibbia del 1280, passando dalla statua funeraria di una dama cinese del II secolo a.C. fino ad installazioni realizzate nell’ultimo anno.
Eppure, dato che tutte le opere sono conservate in collezioni nella città di Torino o nei suoi dintorni, si ha la sensazione che, nonostante l’ampiezza del viaggio, questo finisca laddove era iniziato, e che i visitatori, come gli oggetti, fossero sempre stati lì.
Il titolo della mostra ha origine da un lavoro dell’artista britannico Cerith Wyn Evans, un testo circolare realizzato in neon, In girum imus nocte et consumimur igni (2006) appeso all’ingresso della mostra alle OGR. Il titolo del lavoro è palindromo, cioè la frase non ha una direzione privilegiata ma può essere letta da destra a sinistra o viceversa, dicendo la stessa cosa. La frase articola un indovinello: cosa “gira di notte ed è consumato dalle fiamme”? Una possibile soluzione è una falena. Wyn Evans nella sua opera riprende il titolo dell’ultimo film di Guy Debord (realizzato nel 1978, diffuso nel 1981 e più tardi trasmesso dalla TV italiana) che è il punto di partenza della mostra alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Di natura più politica, questa parte di mostra continua ad esplorare alcune tematiche connesse alla rinascita e al rinnovamento, tra cui la distruzione che può derivarne (sia essa necessaria o inutile).
La mostra, nel suo insieme, cerca di testare la nozione Nietzschiana che “per sopportare il pensiero dell’eterno ritorno sono necessari: libertà dalla morale; nuovi mezzi contro il dolore …; godimento di ogni tipo di incertezza, sperimentalismo come contrappeso a questo fatalismo estremo; abolizione del concetto di necessità; abolizione della ‘volontà’; abolizione della ‘conoscenza in sè’.” Come è noto a Torino Nietzsche fu sopraffatto dalla malattia mentale: nel creare un ritratto della città, le opere in mostra alle OGR e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo mappano il modo in cui generazioni di artisti e collezionisti hanno visto, costruito e ricostruito il mondo, in modo da evitare questo destino.