Abbiamo festeggiato il compleanno di Pirandello al Teatro Gobetti

Il Festival Nazionale Luigi Pirandello ci fa riassaporare le opere di uno degli autori nostrani più rappresentati nel mondo attraverso un ricco programma in occasione del suo 150° compleanno. 


_di Valentina De Carlo

Cos’è uno specchio senza vetro in cui riflettersi? É niente, o meglio, nessuno. E tu, se invece di guardarti in uno specchio ti guardassi dentro, cosa vedresti? Uno nessuno e centomila risponde Vitangelo Moscarda, che in un attimo di distrazione ha perso sé stesso e ciò che credeva di essere, ritrovandosi solo, ma non completamente solo, no no, solo in compagnia di un estraneo: il sé stesso che non conosce più. O che forse non ha mai conosciuto. Già. La barba bianca e lunga, i capelli grigi e ribelli come il vulcano della sua isola, una lunga camicia bianca che copre i pantaloni altrettanto privi di colore, la voce calda, profonda e quell’accento malandrino, ironico e spietato al tempo stesso della terra degli dei, la Sicilia, si fondono insieme sul palco: ed è subito malia.

Quella che Enrico Lo Verso crea fin dalla prima battuta, mentre da solo, scalzo e senza quasi scenografia, se non le tante cornici vuote degli specchi infranti che galleggiano nel nulla, si inoltra a capofitto nell’ultima opera di Pirandello, nel capolavoro in cui il maestro di Agrigento ha racchiuso le sue riflessioni più profonde, le sue opinioni più taglienti, la sua tortuosa visione della vita, tutte le idee che ha raccolto nella sua esistenza in cui ha scavato, giù, sempre più giù nell’animo umano. Ha impacchettato tutto in Uno nessuno e centomila, incartando quest’opera con le sue più intime e spiazzanti domande, donandocela così, senza preoccuparsi dell’effetto che fa, voltandosi ed andandosene via per sempre: il suo regalo d’addio.

Rispolverato sapientemente da Alessandra Pizzi, lo riscopriamo in occasione del 150esimo compleanno dell’autore, e come accade sempre con i testi di Pirandello, ci cade addosso come una valanga, che senza sconti e senza remore, ci travolge. La trottola pirandelliana di domande, affermazioni, dubbi, pensieri, si ingarbuglia sempre di più, camminando sul crinale tra lucidità e pazzia, tra realtà e sogno. Maschere che appaiono e scompaiono anche senza esserci, in quei personaggi che Pirandello smonta pezzo per pezzo e che Lo Verso, frantumandosi con una maestria schizofrenica al punto giusto, interpreta.

«Pirandello è una voragine in cui si sprofonda e ogni domanda ne porta con sé un’altra e un’altra ancora… fino a centomila e forse di più»

Una pièce dove ci si perde in affermazioni dalle tinte freudiane e dissacranti rivelazioni sulle relazioni con gli altri, dove si intrecciano paure e desideri entrambi inconfessabili. Nella sua camicia bianca da saggio, pellegrino o da matto, tra le risate inquietanti della sua lucida follia, il protagonista polverizza uno ad uno i fantocci che lo circondano e che credevano di averlo annientato con il manicomio: Dida, Gengè, Annarosa. E così cadono le maschere, quelle con cui è solito giocare Pirandello, che in questo dramma interroga anche, se non soprattutto, sé stesso (non era lui che rinchiuse la moglie in manicomio?), scavando dentro di sé dubbi, domande, asperità, in un tormento senza fine.

Il penetrante Enrico Lo Verso ci trafigge con il suo sguardo pungente e saettante come una fiamma che traballa sotto le sferzate dell’umorismo pirandelliano, e ci interroga senza filtri: siamo o non siamo uno, nessuno e centomila? Ma Pirandello é una voragine in cui si sprofonda e ogni domanda ne porta con sé un’altra e un’altra ancora.. fino a centomila e forse di più. E cosa resta se non quella risata amara, condita di turbamento e quel retrogusto aspro e tagliente che ha il sapore della verità? In occasione di questo importante anniversario, il Festival Nazionale Luigi Pirandello organizzato da Giulio Graglia, sta attraversando il Piemonte con festeggiamenti ricchi di letture, conferenze, approfondimenti e rappresentazioni teatrali. Ospitato a Torino dal Teatro Stabile e messo in scena al Teatro Gobetti ci regala il piacere dell’onestà, quella delle opere di Pirandello. Buon compleanno Luigi!