Lo scorso 29 aprile, in una serata prettamente primaverile, al Barbara Disco Lab si è tenuta la seconda edizione del Southern Storm Fest, organizzato dalla Nasty Spikes Events in collaborazione con Eagle Booking.
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_di Giuseppe Picciotto
L’evento ha visto l’esibizione di quattro gruppi, tutti di area romana, e l’attesissima performance degli headliner britannici Onslaught.
Ore inizio 20:47. Mentre il locale del Barbara lentamente si riempie, aprono la serata i Gravestone e lo fanno nel migliore dei modi: si divertono e fanno divertire. Quello che sottopongono alle nostre orecchie è un death metal incisivo, in cui si inserisce un uso cospicuo di tastiere che dà al loro lavoro un’impronta prog. Appoggiati alle transenne (che separano il pubblico dal palco poco più di un metro) compaiono da subito i primi headbanging.
Il cambio tra un gruppo e l’altro è davvero veloce e dopo una buona mezz’ora di esibizione subentrano i Rome In Monochrome. Qui l’atmosfera cambia, la band si distingue per una mise sobria, adatta al proprio mood emozionale, infatti i suoni sono più plumbei e melanconici con un piglio marcatamente post rock/shoegaze. Il primo pezzo viene suonato tra qualche difficoltà audio, tanto che lo stesso frontman dei Rome, si scusa col pubblico per il suono delle chitarre evanescenti; il problema viene però risolto poco dopo, un’inezia di qualche minuto che viene sfruttata dalla band per scambiare qualche battuta con i presenti.
Si riparte con una platea sempre più numerosa. È il turno della attesa band dei The Foreshadowing, con un live degno di nota, in cui spicca la sezione ritmica scandita con tempi di marziale potenza. Il cantante tiene a precisare come il gruppo si senta a casa propria e questa sensazione è corroborata da un dato anagrafiico che registra Catania come luogo natìo del batterista (ex Novembre).
A seguire l’ultima band romana, gli Hour Of Penance, i quali, pur penalizzati dai tempi ristretti che li obbligano ad un set ridotto, riescono a infondere una botta di adrenalina pura alla serata. Un death metal brutale ma preciso, a cui fa da sfondo un palco che si trasforma in una battaglia di suoni in cui primeggia il growl cavernoso del cantante.
Ed ecco il momento tanto atteso: gli Onslaught salgono sul palco ed è un tripudio. La fama di band dalle esaltanti performance viene subito a galla. Tutti i componenti dimostrano grande carisma, a partire dal frontman che non risparmia energia e voce per soddisfare un pubblico in delirio. Un’ora e mezza di speed/thrash metal di eccellente fattura e perizia tecnica, con buona parte del set incentrato sull’album “The Force”, riesumato in un tour commemorativo in occasione del trentennale del disco stesso.
La band si affida ad una salda sezione ritmica e, malgrado qualche difficoltà audio negli assoli, il tutto resta di grande emozionalità. Tutti i componenti, navigati e con qualche striatura di bianco nella peluria, si dimenano nello spazio a disposizione, dove rivelano la loro vera natura di band dalla caratura decisamente superiore: veri animali da palcoscenico.
Quello che abbiamo sentito e visto è quello che ci aspettavamo. La soddisfazione dopo un concerto del genere è palpabile e ci si appresta felicemente a dare un ultimo assalto ai banchetti con il merchandising delle band.
The Southern Storm Fest si conferma un grande appuntamento per gli amanti del genere, evento supportato dalle capacità organizzative della Nasty Spikes Events che, pur dimostrando una comprovata professionalità, si è trovata di fronte a qualche intoppo. L’orario previsto per l’inizio del festival era ore 20.00, ma a quell’orario le persone davanti al botteghino si potevano contare sulle dita di una mano, e l’ora di ritardo ha comportato una riduzione di set per le band romane (per poter rientrare con gli orari), creando qualche malumore.
Nonostante tutto i disguidi tecnici non scalfiscono di un’unghia l’intento e l’oculata scelta delle band, tutte all’altezza delle aspettative.
Alla prossima bufera di headbanging!
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GALLERIA FOTOGRAFICA A CURA DI GIUSEPPE PICCIOTTO