Presevare una delle più grandi (e deperibili) opere d’arte attraverso il suo habitat: Eataly diviene sponsor del restauro ambientale che permetterà a “L’ultima cena” di Leonardo di essere fruibile per altri 5 secoli.
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_di Martina Lolli
Non è da nascondere che l’uscita de “Il codice Da Vinci”, best- seller di Dan Brown del 2004, abbia sottoposto il Cenacolo Vinciano, conservato nel refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano, allo stress di un massiccio turismo, bombardandolo dalla visita di un migliaio di turisti al giorno – “viaggiatori” nelle parole del Ministro dei Beni Culturali Franceschini, “pellegrini” in quelle di Fra Guido Bendinelli, Padre Priore della chiesa.
Ieri sera intellettuali, imprenditori, ricercatori, curati si sono riuniti – chi virtualmente, chi fisicamente – a Eataly Smeraldo di Milano per presentare una delle più imponenti operazioni di tutela che riguardano il capolavoro del Rinascimento italiano: aumentare l’immissione di aria pulita nel refettorio portandola dagli attuali 3,500 mq ai 10,000, previsti entro il 2019 in occasione del cinquecentenario della morte dell’artista. Tutto ciò significherà poter accogliere un numero maggiore di visitatori, portatori sani di polveri sottili che contribuiscono irrimediabilmente all’entropia dell'”affresco”.
Ma il fascino di quest’opera risiede anche nelle sue lacune, in quelle zone non più accessibili che stanno perdendo la loro definizione – “la macchia abbagliata”, a detta del Vasari – e accrescono il mistero che si assiepa attorno ai suoi protagonisti. Sta anche nel fatto che ci sia un collegamento quasi tautologico fra la rappresentazione e il suo contenitore, utilizzato fino a 200 anni fa come mensa del convento domenicano.
Sulla falsariga di questa “letteralità” Eataly figura come unico sostenitore privato a finanziare una parte ingente del progetto inaugurando la campagna di sensibilizzazione “Una cena così non la puoi perdere!” sostenuta inoltre da Alessandro Baricco e dalla sua Scuola Holden.
Un vero e proprio appello ai pellegrini di tutto il mondo a non perdere la possibilità di fruire di una tale opera, finché ce ne sarà l’occasione concreta e, perché no, abbinarci una cena speciale da Eataly.
Una “grande impresa collettiva”
L’obiettivo è quello di incrementare il turismo nel nostro paese, porre l’attenzione su un’opera universale ma anche promuovere il sodalizio proficuo fra pubblico e privato. E non da ultimo superare il record che il Museo del Cenacolo Vinciano si è concesso nel 2016 raggiungendo la quattordicesima posizione nella graduatoria dei musei più visitati in Italia.
A sostenere la campagna di sensibilizzazione si è raccolta la comunità scientifica nazionale (Stefano L’Occaso, Direttore del Polo Museale della Lombardia, nella sede di Eataly con Oscar Farinetti, suo Fondatore e Andrea Guerra, Presidente Esecutivo) e internazionale, in collegamento da New York e San Paolo, a dimostrazione dell’universalità dell’opera da salvaguardare. Fra gli altri, i membri di Italian Renaissance Fund (atta a promuove la campagna di purificazione dell’aria del Cenacolo negli Stati Uniti), ma anche esperti di arte rinascimentale ed economisti operanti all’estero per dare supporto a quella che Baricco ha definito una “grande impresa collettiva”.
In collegamento da Santa Maria delle grazie, sullo sfondo del Cenacolo: Dario Franceschini, Chiara Rostagno (Direttrice del Cenacolo Vinciano), Fra Guido Bendinelli, Monsignor Luca Bressan e Alessandro Baricco (testimonial della campagna di sensibilizzazione) che ha concluso affermando come il restauro possa salvare non solo l’opera materiale, ma anche la leggenda della sua fragilità e proteggere l’emozione legata ad essa, un sentimento che va ben oltre i confini della nostra Italia.
Con l’arte si mangia, anche.