[REPORT] Rag’n’Bone Man: andare oltre “Human”

Giovedì sera siamo andati al Fabrique per il live di Rag’N’Bone Man organizzato da Comcerto: il cantante britannico ha saputo regalare al pubblico uno spettacolo che è andato oltre a “Human”.

di Sean Cronin – Rory Graham, in arte Rag’n’Bone, è un nome che merita di essere veramente conosciuto, tralasciando per un momento la fama raggiunta grazie alla sua “Human”, hit che ha avuto riconoscimenti come il Brit’s Critics Choise Award e al primo posto delle classifiche di vendita di ben venticinque paesi, tra cui l’Italia. Rag’N’Bone è un giovane classe 1985 che si presenta in tutta la sua imponenza sia vocale che fisica. Infatti è alto 1.96 cm, ha un corpo ricoperto da tatuaggi e una barba da vichingo. Non spaventatevi però, perché in realtà dietro queste forme si nasconde un dolce gigante, un artista capace di emozionarsi e soprattutto di emozionare.

C’è poco tempo da perdere, il concerto inizia presto e puntuale: la scena si apre con la sua inconfondibile silhouette e il silenzio viene messo in pausa da una chitarra e una voce che sembrano fuoriuscite come luce dal buio assoluto. Rag’N’Bone quindi inizia il suo concerto davanti ad un velo che come quello di Maya dovrebbe essere squarciato, invece questo casca giù e scopre il resto della band. Il gruppo è composto da musicisti giovani e talentuosi e tutti gli strumenti ruotano perfettamente attorno alla voce. La batteria è tosta e precisa, lavora con le note del basso cosi costruendo dei binari per chitarra, tastiere e cori. Il vero motore è però proprio Rag’N’Bone.

Il concerto è appena iniziato e già l’atmosfera è radicalmente diversa. Sarà anche grazie al gioco di luci che si adatta decisamente alla musica dandoci la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto. Allora ci lasciamo andare e ci perdiamo in “The Fire”, il cui ritornello recita: “I’ll be lost”. Andando avanti veniamo spinti e portati in un mondo dalla dolce malinconia e da un certo senso di tristezza, che però si dimostra liberatoria. Il corpo ne vive i brividi. La profonda voce di Rag’N’Bone non lascia scampo. Ad un certo punto però, Rory esclama “Ok, enough with the sad songs for now” e lui e la band incalzano il brano “Grace”. Da qui in poi il vortice di sensazioni provate fino a quel momento troverà sfogo nell’adrenalina di ciascun brano. Come correre per delle scale, scalino dopo scalino. Il trittico in questa fase del live è quello di “Life in Her Yet” dedicata alla nonna, “As You Are” capace di unire tutto il pubblico che si muove e scandisce il tempo dall’inizio alla fine pezzo e infine “Human”, il singolone che l’ha reso popolare in tutto il mondo. Così tutto il pubblico canta con lui, che di “umano” quando suona ha ben poco. Tocca poi a “Die Easy”, brano a cappella che lascia tutti sospesi. Rag’N’Bone qui lascerà il palco per ritornare per l’ultimo atto celebrato con la canzone “Bitter End”.

Non è però una fine amara, perchè Rag’n’Bone ha saputo regalarci un live di livello, aggiungendo quel quid in più rispetto ai lavori in studio che ne hanno caratterizzato la fin qui giovanissima carriera. Appuntamento quest’estate, quando l’artista britannico tornerà nuovamente in Italia per tre imperdibili date.

Gallery a cura di Federico Rucco