Mel Bochner inaugura “Language” alla Galleria Metroquadro

Dal 30 aarzo all’11 aprile, a Torino, una rassegna degli ultimi lavori dell’artista-simbolo dell’arte concettuale americana degli anni ’60.

_di Miriam Corona

Il linguaggio dell’era contemporanea è un non-linguaggio. Ogni giorno vengono inventate parole nuove: vicende o fenomeni che accadono nel mondo non hanno quasi più bisogno di spiegazioni poiché esistono termini che nella loro unicità esplicano esaustivamente quel determinato fatto. Ma l’uso frenetico che se ne fa le ha spogliate del loro significato, vogliono dire tutto e niente. E’ per questo che ancora oggi molti aspetti della comunicazione più che complicati sono sterili e impediscono di confrontarci gli uni con gli altri.
Con una riflessione di questo tipo l’artista concettuale Mel Bochner realizza la sua ricerca, sotto lo slogan di “Language is not transparent”. Classe 1940, inizia la sua attività negli anni ’60 diventando parte della nuova generazione d’avanguardia artistica di quel periodo insieme a Eva Hesse, Robert Smithson e Donald Judd. Per tutta la sua carriera Bochner studia le relazioni tra la linguistica e la sua rappresentazione visuale, sviluppando un tipo di arte che ci costringe non solo a guardare ma anche a pensare.


Nelle sue opere le parole si ripetono secondo un pattern di declinazioni e sinonimi, ponendo quel termine specifico nel suo mondo, limitato, di significati: dei quadri che non si guardano, ma si leggono, diventando l’immagine. E’ un artista che si contraddice allo stesso tempo: operando in senso debilitante sulle parole, le inserisce in contesti narrativi che non ci è dato conoscere e alle quali, inermi, dobbiamo arrenderci. Esattamente come capita fuori dai quadri, nella realtà di tutti i giorni.
All’interno dei suoi lavori, i lemmi – tratti dal Roget’s Thesaurus – si mescolano, si traducono, si confondono l’uno con l’altro, si decompongono e si deteriorano, acquistando tangibilità e concretezza tramite l’uso di colori vividi, perdendone con toni neutri e tenui. Il risultato è una continua trasformazione e indagine sull’autentico significato delle parole.


Emblema della sua poetica è “Blah Blah Blah”, serie di lavori che inizia nel 2008, che tramite l’espressionismo astratto definisce l’aspetto inarticolato della lingua. “Blah blah blah is the black hole of language”, afferma Bochner, “is about the endlessness, the emptiness and the darkness”. In questo modo l’arte diventa una provocazione che porta alla riflessione dell’osservatore sulle sue esperienze giornaliere: uno strumento per pensare.


Bochner presenta a Torino, dopo 47 anni dalla sua ultima esposizione, una mostra personale intitolata “Language”. L’inaugurazione avverrà il 30 Marzo alle ore 19:00 presso la Galleria Metroquadro in C.so San Maurizio 73/F, mentre la rassegna terminerà l’11 Maggio. Presenterà una collezione di lavori inediti, realizzati su carta e disegni a chiaroscuro eseguiti su lastre metalliche e trasferite su fogli tramite torchio. L’artista, stabilitosi a New York, ha già esposto in mostre collettive alla Whitney Biennial, alla Tate Modern di Londra nel 2005 e molte delle sue opere fanno parte delle collezioni permanenti di vari musei del mondo, tra cui il MoMa di New York. Attualmente alcuni dei suoi lavori sono esposti al Castello di Rivoli in occasione della mostra “COLORI: L’emozione dei colori nell’arte”.

Mel Bochner “Language” – Galleria Metroquadro, C.so San Maurizio 73/F, Torino. Dal 30 Marzo all’11 Aprile 2017.