Il mercatino di artigianato handmade incuneato in uno dei quartieri più vivaci e pittoreschi di Torino non è soltanto un laboratorio di creatività a cielo aperto ma un modo diverso di vivere la domenica, all’insegna di una condivisione inclusiva che parte dal basso e abbraccia tutta la città.
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_di Lorenzo Giannetti
San Salvario Emporium è già un appuntamento cult per tantissime persone attratte dall’idea di passare una domenica di shopping decisamente atipica, lontano dalle asettiche atmosfere dei Centri Commerciali costellati di “franchising in fotocopia”. Al market di Piazza Madama Cristina – a due passi dalla stazione Porta Nuova – ogni prodotto sembra avere una storia, un’anima. C’è il meglio dell’artigianato nostrano fatto a mano ma c’è molto di più: dall’abbigliamento all’oggettistica, dall’editoria indipendente all’enogastronomia a chilometro zero, dai workshop ai concerti in unplugged, dal gusto vintage ai sapori esotici.
Con la bella stagione, San Salvario Emporium rimette subito in circolo la linfa creativa del rione. Infatti, dal 2 aprile, ogni prima domenica del mese, 100 makers provenienti da tutta Italia si daranno appuntamento in questo bazar multiculturale che ruota attorno al concetto di creatività e aggregazione, mostrando l’altra faccia – quella diurna – di un quartiere arcinoto per la movida notturna ma anche estremamente vivo, vivace ed operoso alla luce del sole, tra atelier, botteghe e boutique.
Ci siamo addentrati nel dedalo di viuzze del quartiere e abbiamo fatto quattro chiacchiere con gli organizzatori di San Salvario Emporium, alla scoperte di genesi, obiettivi e prospettive di questo market dall’appeal europeo dove tutti sono in benvenuti.
Ci racconti qualcosa in più sulla genesi del progetto? Qual è stata la scintilla iniziale?
“Vivendo a San Salvario impari che, oltre agli aspetti noti del quartiere (locali, club circoli, cocktail bar e ristoranti), c’è tutta una vita diurna da scoprire. Studi di design, laboratori di artigiani e artisti, gallerie e botteghe rappresentano una quotidianità meno sotto i riflettori ma altrettanto operosa. Una vita che si sviluppa principalmente affacciata sulla strada, una miriade di vetrine attraverso cui si possono vedere i banconi del panettiere come le scrivanie di grafici chinati sui propri computer, stampanti 3D che producono prototipi e rigattieri che restaurano mobili.
Negli anni San Salvario è stata paragonata a Montmartre, Kreuzberg, Bario alto, East end. Per questo abbiamo deciso di sfruttare questa immagine e le caratteristiche del quartiere per creare un evento che desse risalto alla sua vita diurna: un momento aggregativo che non ruotasse sui soliti temi ma che esaltasse le caratteristiche di quartiere operoso e creativo.
L’idea del market ci è sembrata la più logica perché è una caratteristica comune ad ogni zona di Torino; per questo abbiamo subito deciso di lavorare nella piazza del principale mercato ortofrutticolo del quartiere, proprio per non dare l’impressione di un evento a sé ma di una naturale progressione della vita di tutti i giorni.
Altra caratteristica fondamentale che abbiamo voluto far emergere da subito è l’aspetto fieristico di San Salvario Emporium, un evento che non presenta progetti concettuali ma artigianato e design, oggetti funzionali e prodotti di uso comune.”
Ti va di presentarci – in linea di massima – lo staff di SSE? Quanti siete, come vi spartite i compiti e come vi coordinate? Insomma quante persone e quanto lavoro ci sono dietro la “facciata” del SSE?
“Fino ad oggi San Salvario Emporium era gestito da cinque persone: Erika gestisce i rapporti con gli espositori, Noemi si occupa dell’ufficio stampa e della comunicazione social, Giorgio e Mario sono a capo della produzione e della logistica e Alessandro che invece gestisce i rapporti con le istituzione e coordina tutte le attività. Nel corso degli anni, con la crescita del mercato abbiamo coinvolto altri collaboratori che ci affiancano nella promozione, nelle attività extra e poi nel montaggio e smontaggio in piazza.
Una menzione speciale va agli illustratori e ai grafici che hanno curato l’immagine del mercato: Norma Nardi il primo anno e poi Alice Lotti.
Adesso siamo in una fase di grandi cambiamenti e anche lo staff è in trasformazione: qualcuno seguirà altre strade, mentre altri entreranno a far parte del progetto (i nostri nuovi grafici sono Bellissimo and the Beast, date un’occhiata a questo link). Detto questo l’amicizia che ci lega e l’avventura dei tre anni passati rimangono.”
«Negli anni San Salvario è stata paragonata a Montmartre, Kreuzberg, Bario Alto, East End»
Come scegliete invece gli artisti/artigiani/commercianti che fanno parte di SSE?
“Per ogni edizione parte una chiamata alla armi e in base alle richieste che arrivano la selezione è diversa. Il criterio fondamentale è chiaramente l’autoproduzione e l’artigianalità del prodotto. Poi cerchiamo di bilanciare le categorie (abbigliamento, gioielli, accessori, complementi d’arredo, illustrazioni e progetti grafici) e l’offerta generale del mercato. Abbiamo un occhio di riguardo per quegli espositori che curano con attenzione l’immagine e la comunicazione del brand perché ovviamente ci fornisce una garanzia sul livello professionale e sulle possibilità di vendita.
Naturalmente siamo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e di originale, ma abbiamo anche un gruppo di espositori che ci segue dall’inizio e col quale si è instaurato uno splendido rapporto. L’idea è quella di dare la possibilità di farsi notare, ma anche di creare una clientela di fedelissimi cosa che ovviamente è possibile solo col tempo.”
Hai un aneddoto divertente (o comunque bizzarro) legato a SSE?
“Di aneddoti ce ne sarebbero un po’ legati ai nostri cari pazzi del quartiere, che passano la loro domenica a ballare e cantare davanti a buskers e dj, come è successo a Pigro on Sofa, accompagnato per tutto il suo dj set da un mc molto improbabile, o agli Stump Valley che invece hanno suonato con una cubista d’eccezione…
A volte ci danno anche una mano a riposizionare gli allestimenti in maniera fantasiosa, ma è tutta esperienza utile per migliorarsi continuamente: ad esempio non avremmo mai pensato che le sedie del food corner dovessero essere posizionate in mezzo alla strada nelle ore più calde della giornata. Oppure propongono interessanti attività parallele, come il corso di auto difesa organizzato da due allegri borderline, una lotta simulata che ha intrattenuto le famiglie che stazionavano nei paraggi. D’altronde San Salvario Emporium non sarebbe lo stesso senza la loro spontanea creatività nel generare siparietti.”
«San Salvario Emporium deve essere un momento di inclusione, dove tutti sono i benvenuti»
Qual è stata la più grande soddisfazione fino ad ora e quale il sogno del futuro?
“Sicuramente il primo iscritto: non avendo mai fatto niente del genere nella vita, quando ci è arrivata la prima conferma di partecipazione abbiamo festeggiato come se avessimo già chiuso un’edizione della Design Week. La seconda altrettanto incredibile è stata il fatto che i nostri espositori (33 alla prima edizione) avessero effettivamente venduto a fine giornata.
Adesso stiamo lavorando su diversi progetti: oltre all’intensificazione del calendario del market, che da aprile si svolgerà ogni prima domenica del mese, ci stiamo concentrando sul lancio dell’e-commerce e sulla creazione di una rete di temporary shop in San Salvario, due progetti che stiamo sviluppando con due partner, Wellmade e Taimwise, che vedranno la luce nei prossimi mesi.
Un altro sogno nel cassetto che sembra stia diventando realtà proprio in questi giorni è legato a una nuova sede, un progetto di rigenerazione urbana di una zona industriale in disuso di San Salvario. Questo è un progetto molto ambizioso che coinvolgerà altri soggetti e che richiederà un po’ più di lavoro ma che potrebbe essere un grande salto, per il momento proseguiamo a lavorare per creare nuovi spazi di esposizione e vendita per i nostri espositori, un universo di creativi che letteralmente si sporcano le mani producendo oltre che ideando, portando avanti una tradizione italiana con passione e idee nuove.”
Parliamo dell’utenza e delle “reazioni” a SSE: come ha risposto la gente del quartiere nel corso di questi anni?
“Gli abitanti sono lo specchio del quartiere e ne riflettono la diversità e la ricchezza. Amano profondamente San Salvario e sono estremamente attenti ad ogni novità. Ci hanno accolto con moltissimo entusiasmo e vivono le domeniche in piazza con una partecipazione elevatissima. La cosa davvero inaspettata è che il mercato è diventato un momento di unione per tante persone diverse, anagraficamente e culturalmente e questo ovviamente ci riempie di orgoglio e di gioia perché è esattamente quello che speravamo sin dal principio: San Salvario Emporium deve essere un momento di inclusione, dove tutti sono i benvenuti.”