Danny Boyle tenta di dare un senso all’operazione nostalgica ma T2 non riesce a reggersi sulle sue gambe e risulta poco di più che un omaggio ben confezionato.
di Nicola Bovio – Amsterdam. Un quarantaseienne Mark Renton corre su un tapis roulant prima di accasciarsi a terra. Sono passati 20 anni da quando correre serviva per scappare dopo un furto e da quando ha deciso di tagliare la corda con dodicimila sterline per lasciarsi alle spalle Edimburgo e i suoi – cosiddetti – amici. Spinto dalla nostalgia e da una vita che non era come si aspettava torna a casa dove il suo sguardo è completamente rivolto al passato. La nostalgia: sentimento predominante di quest’epoca si è rivelata sostanza in grado di assuefare più dell’eroina. E nella trappola è caduto anche Danny Boyle.
La capacità di Boyle dietro la macchina da presa è innegabile e anche in questo suo ultimo lavoro ha delle idee niente male che conferiscono il suo tocco personale al film e lo rendono comunque un lungometraggio piacevole da guardare. Il tono amaro si distacca nettamente da quello più grottesco del primo e anche a livello di fotografia la differenza è evidente.
T2 ha senza dubbio degli elementi positivi sotto un aspetto puramente affettivo e in qualche occasione riesce a mostrare anche spunti interessanti come nel momento in cui Spud e Renton si rincontrano o quando Renton adatta il famoso monologo iniziale di Trainspotting alla società contemporanea, ma purtroppo non osa molto e invece di usare come pretesto dei personaggi già conosciuti per raccontare qualcosa di nuovo, si limita solo ad abbozzare un amarcord fuori tempo massimo.
Risulta però poco convincente anche la “pulizia” di alcuni luoghi della Edimburgo nell quale si aggirano i nostri beneamati “reduci” (l’appartamento di Spud è così diverso dal tugurio dove avevamo visto morire Tommy e il Port Sunshine di Sick Boy sembra un pub completamente avulso dal contesto che lo circonda).
Uno dei motivi per cui Il Padrino Parte II viene riconosciuto all’unanimità come uno dei migliori sequel di sempre è che Coppola stava già pensando di fare un film su padre e figlio raccontando le loro storie alternandole nella narrazione ed è riuscito perfettamente nell’incastro con le vicende dei due Corleone. In questo caso c’è solo l’intenzione di far camminare T2 sulle proprie gambe ma il piccolo ha bisogno del suo fratello maggiore di 21 anni per non zoppicare troppo.
L’annuncio di questo seguito lasciava qualche barlume di speranza dal momento che a lavorarci ci sarebbero stati tutti i personaggi chiave che resero il primo film indimenticabile, Welsh compreso. Purtroppo l’attesa è ripagata da un film sottotono, stracolmo di rimandi simpatici ma un po’ telefonati al film del 1996: T2 rimane, dunque, più che altro un’occasione mancata?
Lasciando da parte i temi del primo film e del libro Porno da cui è molto parzialmente tratto, T2 parla della nostalgia e della difficoltà di guardare avanti cercando di dare così un senso ai frequenti rimandi e spezzoni, anche musicali, tratti da Trainspotting. Tutto questo va a discapito anche della già di per sé debole trama che risulta spezzata fin troppe volte dai ricordi e non riesce a coinvolgere fino in fondo.
Questo attesissimo seguito del film costato 10 volte meno e che divenne immediatamente di culto di sicuro non verrà nominato quando si discuterà per l’ennesima volta di quali sono i seguiti migliori nel cinema, ma probabilmente troverà il suo spazio in serate in cui puntualmente qualcuno dirà “maratona Trainspotting?”.