[REPORT] Any Other: not so silently | La Cartiera

Nuovo appuntamento con la combo WEAK-Meedori alla Cartiera con il progetto slacker-rock dell’ex Lovecats Adele Nigro, Any Other.

di Raffaele Auteri – Sono oramai tre anni che i ragazzi di Weak portano avanti una rassegna attenta a nomi emergenti accanto ad altri già affermati, non rinunciando mai alla qualità. Any Other è solo l’ennesimo capitolo di una realtà ormai più che salda, ed è stato, a parere di chi scrive, uno dei live più emozionanti e coinvolgenti mai organizzato da Weak.

Già dai primi brani del concerto ci troviamo paralizzati dall’incredibile voce di Adele Nigro. Si stenta a credere che questa ragazza nonostante la sua giovane età riesca a infondere  così tanta personalità nei suoi testi e nello stile con cui li canta. Se a questo si aggiunge l’ottima presenza della sezione ritmica, composta da Marco Giudici al basso e da Niccolò Fornabaio alla batteria, ecco che ci ritroviamo immediatamente catapultati nell’America degli anni ’90, in un susseguirsi emozionante di canzoni dal puro stampo indie rock. Schitarrate energiche si alternano a momenti dolci, mentre Adele canta in modo spontaneo di quell’amore giovanile che fa tanto male al cuore, ma che in fondo permette di crescere. Stupenda sia l’apertura con “Blue Moon”, sia brani come “Roger Roger, Commander” e “365 Days”, che attingono tanto dall’indie rock americano di Pixies e Pavement quanto a un cantautorato di stampo classico.
Il concerto scorre liscio come l’olio, senza mai annoiare, brano dopo brano, fino ad arrivare alla splendida “Sonnet #4”, canzone molto sentita dalla cantante che con la sua trascinante voce sprigiona tutta l’emozione racchiusa nelle sue parole. La pelle d’oca non se ne va più e nemmeno il tempo di lasciarsi andare all’ennesimo applauso che ecco arrivare “To The Kino, Again”, sicuramente il brano più movimentato del repertorio, che trascina in un turbinio quasi punk verso la fine del concerto. Il pubblico, tuttavia, non è d’accordo: ecco allora il tanto agognato encore, prima con la sola Adele in versione elettroacustica e poi con l’intera band.

In un’Italia sempre più invasa dalla musica elettronica, da campionatori e basi pre- registrate, ecco questi tre paladini dell’indie rock, che arrivano e disarmano, muniti di chitarra, basso e batteria, animati da passione e da notevoli intuizioni compositive accompagnati da una sincerità di fondo, in quello che suonano e in quello che cantano.

La fine della serata non è stata certo un “Silently. Quietly. Going Away” – titolo dell’album d’esordio della band – ma anzi, una dipartita tra applausi e urla, di cui, in fondo, non si dovrebbe essere molto sorpresi.