La ricerca mistica di Austin Lunn tra fascinazione per il “Grande Nord” e contaminazioni folk-metal.
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Panopticon – “Autumn Eternal”
di Luca Richiardi – ‘Autumn Eternal’ chiude la trilogia che Panopticon, alias di Austin Lunn, dedica apertamente al proprio ideale di vita bucolico, pre-industriale e pre-digitale, attraversato dai lamenti di chi arde di desiderio per una riconnessione alla propria natura primordiale, ma anche da venature di speranza e meraviglia, secondo uno stile dalle base ormai solide nel panorama black metal nord-americano – potendo esso vantare altri esponenti del calibro di Agalloch, Wolves in the Throne Room e i compianti Woods of Ypres del fu David Gold.
“Un lamento autunnale al cambiamento e al lutto, ma anche alla speranza per il cammino che ci sta davanti” è la sincera e accurata descrizione fatta da Austin stesso all’album; noi possiamo solo aggiungere che in questa emozionante passeggiata tra i melanconici boschi autunnali siamo accompagnati non solo da lamenti di chitarre che scivolano tra progressive rock e black metal, ma anche da momenti folkloristici e blue-grass più in linea con la tradizione del paesaggio che ci viene presentato, il tutto come sempre intriso da evidenti fascinazioni per un mitico ‘nord’ – già prominente nel precedente lavoro ‘Roads to the North’ – derivato dall’universo simbolico tradizionale del black metal originario, soprattutto nelle sue derivazioni più folk o contaminate dall’elettronica (primi tra tutti, Ulver e Summoning riecheggiano in quest’album). Una varietà di influenze che si impila però armoniosamente e non intacca affatto l’omogeneità dell’opera, che continua a fondare la propria solidità sulla incredibile e semplice bellezza dei riff della chitarra di Austin Lunn, cuore emotivo dei brani più intensi dell’album.