Dal 28 novembre scorso al prossimo 5 febbraio si potrà partecipare alla compagna di Primaomai per finanziare la realizzazione de Il Cartografo, la serie di animazione prodotta, ideata e scritta da Rico e Napo degli Uochi Toki, assieme Marcos, Gec e Giovanni Succi (Bachi da Pietra e La Notte).
di Mattia Nesto – Ambientato in un futuro distopico in cui la Terrà è diventata un enorme deserto da ri-mappare, la serie, a firma della casa di produzione, Megabaita si è già imposta come una delle più curiose di quest’anno. Abbiamo raggiunto al telefono Napo per svelarci alcune cose in anteprima.
Ciao Napo siamo di OUTsiders webzine, ti volevamo chiedere un paio di cose su Il Cartografo, disturbiamo?
“No affatto! Dammi solo un attimo che finisco di impostare una pasta con i broccoli e sarò subito da voi!”
La passione per i fumetti, le serie di animazioni e i cartoni in generale, per te, come per gli altri componenti della crew a quando risale?
“Penso che questa sia una domanda molto difficile, nel senso che essendo tutti quanti cresciuti negli anni Ottanta quasi in maniera naturale abbiamo assorbito, passando i nostri pomeriggi davanti alla televisione, molto di quanto veniva trasmesso, soprattutto per quanto concerne i cartoni animati. Arriva infatti un’età in cui uno o viene assorbito dal calcio, e allora pensa solo a quello, oppure si fonde con i cartoni animati. Ecco per me è stato così e ora sarebbe difficile dirti quale cartone animato sia stato più importante per la mia formazione, così come per i fumetti che, sempre in maniera inesorabile e naturale, sono entrati in contatto con me. Certo Akira, certo A Ghost in the Shell, certo Ramna ma anche i cartoni più stupidi sono stati importanti. È un po’ come se, una volta messo davanti ad una torta, qualcuno ti chiedesse di ripresentare gli elementi che formano la torta, dalla farina alle uova, in maniera singola. È una cosa impossibile, si possono citare, si possono disegnare ma non si possono recuperare. Ecco così sono le influenze che formano un uomo: si possono citare e raccontare, ma isolare quello mai!”
Ma anche i videogiochi sono stati importanti?
“Certamente! Anche in questo senso l’essere cresciuto negli anni Ottanta mi ha portato a conoscere i videogiochi e le prime consolle, come ad esempio il Nintendo 8—bit. Tanto che l’idea originale per questo progetto era proprio quella di realizzare un videogioco, un videogioco con tema le peripezie all’interno della mente del protagonista. Ma poi, per tutta una serie di motivi (non ultima quella di un gioco molto simile uscito quest’anno), abbiamo optato per una serie animata.”
E l’idea della serie come è nata?
“È nata da discussioni, chiacchiere informali e visioni condivise di film. In realtà il primo nucleo è nato durante la registrazione dell’album Distopi, in cui c’erano suggestioni e tematiche simili a Il Cartografo. Poi però l’idea si è espansa e anche un poco modificata, dato che ci siamo avvalsi di un team davvero molto affiatato, di persone con le quali sia io che Rico abbiamo spesso a che fare, anche se magari stiamo a 400 km di distanza gli uni dagli altri.”
Tu ti occupi dello storyboard e dei disegni preparatori, oltre che della sceneggiatura: come è andato questo tuo lavoro?
“Dunque penso che sarebbe stato molto diverso, se non impossibile, se invece di avere a che fare con persone che conoscevo a menadito, avessi dovuto operare in un altro contesto. “Megabaita”, nome inventato perché le prime riunioni le facevamo in una casa di montagna di una nostra amica (risate). Infatti, ad esempio lo storyboard, era pensato appositamente per quelle date persone, con un linguaggio, un livello e una tipologia di spiegazioni che nessuno, a parte loro, avrebbero compreso. Io penso che questo possa avvenire solo se ci si muove dentro un gruppo coeso, che magari non ti sta col fiato sul collo, di cui puoi a ben vedere conoscere le idee con un minimo di preavviso. Poi guarda, contrariamente a tanti, io non amo lavorare sotto pressione, cioè io noto che se lavoro così butto fuori le cose più banali, mentre se i tempi sono più rilassanti e meno pressanti, do il meglio di me. Insomma è un modo di fare le cose che mi piace grandemente.”
Il metodo di finanziamento, ovvero la piattaforma Primaomai, è un metodo piuttosto curioso: ne vorresti parlare?
“Beh come tanti abbiamo assistito in questi anni al proliferare dei crowdfunding, il più delle volte progetti meritevoli e coraggiosi. Purtroppo però, e sempre più nel corso del tempo, ci accorgiamo di come più che di contenuti artistici o del raggiungimento o meno del risultato previsto, si parla di costi e di soldi, con frasi del tipo “Ma costa troppo fare un album” oppure “Quell’artista è troppo esoso”. Ecco cose del genere non ci vanno bene. Ecco perché Primaomai faceva al caso nostro: poche regole, chiare e soprattutto coinvolgere non tutti ma solo quelli interessati. Ecco questa è la nostra sfida, come anche quella di mettere un prezzo alla portata di tutti e, soprattutto, permettere un acquisto a tempo. Ovvero o lo si compra in quel determinato periodo oppure non lo si potrà più fare, questo anche per cercare di dare un taglio alle spese della spedizione che, in un certo senso, sono condizionanti.”
Il Cartografo che mappa una Terra futuribile è una specie di reazione alla continua geolocalizzazione imperante in cui tutti sanno dove tutti stanno? È così o siamo andati troppo lontani, facendo il passo più lungo della gamba?
“Ma che bello fare i passi più lunghi della gamba, meno male che ancora qualcuno li fa! (Risate). In realtà abbiamo in mente un discorso più aperto per la questione di mappare un pianeta. Ovvero, posta la condizione di come la Terra, in quest’universo, sia un enorme deserto, è chiaro che senza una scopo, una missione, un uomo non potrebbe andare avanti. Ecco allora venirci in soccorso l’idea di mappare un intero pianeta, una missione impossibile ma, di per sé, inesauribile e continua fonte di avventura. E poi a me piacciono un sacco le storie di quegli avventurieri moderni che, a piedi o in bici, partono per lunghissimi giri per la Terra.”
Quasi una “ciliegia sulla torta”, Giovanni Succi, che sarà la voce narrante…
“Gran parte del merito va a Rico che aveva collaborato con Giovanni durante La Notte, occupandosi delle basi su cui Giovanni leggeva frasi e versi da vari autori. Giovanni Succi, al di là delle doti di cantante, è un lettore come ce ne sono pochi perché, lungi dalla massa, riesce ad umanizzare ad un tempo ed ad esteriorizzare dall’altro quanto legge, in un moto ora centripeto ora centrifugo di rara bellezza. In più, con cinque persone coinvolte, il cartone era una progetto solido, sufficientemente autarchico per poter camminare sulle proprie gambe. E poi Giovanni Succi potrebbe leggere anche i testi delle pubblicità e avrebbe forse successo… anzi levo il forse, dato che l’ha già fatto con i La Notte riscuotendo grandissimi applausi!”
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