[REPORT] Parquet Courts: una “Human Performance” ipnotica | Biko

La scorsa settimana sono passati in Italia i Parquet Courts: siamo andati a vedere la loro “Human Performance” al Biko di Milano.

di Sean Cronin – Di certo una piovosa domenica milanese non ci ha impedito di andare a goderci il live di un gruppo come i Parquet Courts. La band di Brooklyn, New York, ha velocemente toccato l’Italia con due fugaci date (Bologna, Il Covo; Milano, Biko), seguiti dal loro opening act di questo tour europeo: i Pill. Anche loro gruppo statunitense targato NY, del quale il sound punk non è di certo messo al guinzaglio dal particolare uso del sassofono. Consigliatissimi, ma ovviamente il big deal della serata possono solo essere i Parquet Courts, che una volta sul palco attaccano a suonare alcuni pezzi dell’ultimo album “Human Performance”, che dimostrano come il song writing di Andrew Savage si sia sciolto da quel blocco dello scrittore di cui ha sofferto e ora sia giunto a nuovi livelli (perfetto esempio la canzone Dust).

La serata è caratterizzata da una forte ipnosi iniziale: emblema è Sean Yeaton, che fino a metà spettacolo, tra una canzone e l’altra, non ha osato aprire neanche un occhio. Cosa sulla quale poi si inizia a scherzare e la band di getto inizia ad incastrare uno dietro l’altro pezzi più movimentati come Master of My Craft, Borrowed Time, Yr No Stoner. Ci si risveglia per scatenarsi e pogare: fa caldissimo, siamo in tantissimi, ma come ci si può fermare? La frenesia e gli “sputi” di Andrew alla voce continuano a colpire sempre più forte, quelle che sembrano essere le bacchette in carbonio di Max rullano veloci e picchiano in modo preciso il Pad posto accanto a lui. L’agitazione trova una pausa solo in alcuni dei pezzi più malinconici cantati da Austin Brown, che ironico e dannato strimpellando la sua celeste Bullet, a cui ha tolto il pick up centrale, ci fa capire come il gruppo in sé riesca a racchiudere due identità diverse ma allo stesso tempo complementari.

L’alchimia risulta perfetta, energia e personalità non mancano per niente e tutto ciò si nota dal pubblico divertito e desideroso di sentirne sempre di più. La scaletta è corposa, attraversa bene la loro discografia e riesce a spaccare la mezzanotte come Cenerentola. L’unico fattore in negativo sembra essere stato l’acustica del Biko (per chi si trovava tra le ultime file) e in più il non aver visto il gruppo risalire sul palco per un bis, ma anche per questo, davvero… non vediamo l’ora di rivederli.