Il cineforum del Magazzino sul Po – in collaborazione con OUTsiders webzine – ritorna in versione autunnale. Tre rassegne che ogni mercoledì ci accompagneranno dai primi giorni d’autunno fino alla soglia del natale. Primo appuntamento con Dead Man di Jim Jarmusch.
di Jacopo Lanotte – Sotto le strade su cui sferragliano i tram, ai bordi del fiume Po, si generano mostri, personalità disturbate. Vengono assemblati in un magazzino tetro, umido. Ed è autunno per giunta. Il corso d’acqua immenso scorre e ricicla le tracce tossiche delle nevrosi urbane mentre quelle creature cominciano a muoversi e a proiettarsi sullo schermo. Bianco, virtuale e immediato. Cultura giovane, sotterranea, i topi adepti ne sono incuriositi. Un succoso pezzo di formaggio. Marcio e vaporizzato in figure fantastiche, a metà tra il sogno e la realtà.
Luca Richiardi (DAMS e OUTsiders webzine) dirige la scena e spolpa le pellicole, d’un tempo e d’oggi, con cura certosina. Appassionatissimo cultore del cinema contemporaneo psicologicamente inquieto, ci condurrà in un percorso attraverso tre tappe tematiche.
“Oltre Umano” è il titolo del primo tratto di strada, aperta verso gli scenari reconditi della mente. Viaggi onirici e paradisi artificiali, indotti dall’uso di stupefacenti sintetici portano lo spettatore aldilà del terreno quotidiano. Spesso arido e inappagato, l’essere umano ricerca i significati archetipi della propria esistenza, in un mondo, quello contemporaneo, sempre più avaro di sospensioni rituali. Come non chiamare in causa allora Alejandro Jodorowsky, uno dei pionieri del genere, “The Holy Mountain” infatti esce nel 1973 e si presenta come il più datato di tutte le pellicole scelte.
Ottobre: Rassegna “Oltre l’umano”
mercoledì 5 ottobre: DEAD MAN, Jim Jarmusch, 1995
mercoledì 12 ottobre: ALTERED STATES, Ken Russell, 1980
mercoledì 19 ottobre: ANTICHRIST, Lars Von Trier, 2009
mercoledì 26 ottobre: TETSUO, Tsukamoto Shinya, 1989 + LUCIFER RISING, Kenneth Anger, 1974
mercoledì 2 novembre: THE HOLY MOUNTAIN, Alejandro Jodorowsky, 1973

Conclude il coro ottobrino e prepara allo step successivo: inevitabilmente centrato sulla “Crisi d’Identità”. Poiché se per qualcuno la soluzione sarebbe potuta essere quella della ricerca interiore, spirituale o religiosa (Lars Von Trier, Antichrist) spesso l’insensatezza quotidiana sbrana con voracità la nostra percezione del reale. Chi siamo all’interno di una società sempre più alienante? Quale può essere la paura soppressa che ci portiamo alle spalle come un’ombra inquietante? Tentano di spiegarlo registi che dell’ossessione hanno fatto la loro matrice esistenziale (per quanto scandagliata all’interno di vicende limite, in termini realistici). E qui si scivola giù nell’imbuto animato da personaggi sull’orlo della crisi nervosa, che indagano le proprie e altrui passioni morbose.
Sul filo del rasoio scorre la trama di “Guilty of Romance” (2011) del giapponese Sion Sono, accompagnato dal vicino orientale Kim Jee-woon che nell’anno precedente gira uno dei thriller più ispirati della generazione contemporanea sud-coreana: “I saw the Devil” (2010). Come già dai titoli si può intuire la sezione FAR EAST della rassegna si affaccia su un panorama denso di figure vendicative. Il tema ricorrente in molta dell’iconografia giapponese e coreana, di un eros vissuto con grave conflittualità perpetra i racconti dei cineasti scelti da Luca Richiardi, sebbene Tsukamoto (altro regista nipponico presente nella prima tranche) preferisca in “Tetsuo” toccare a detta dello stesso organizzatore, il tema della “modificazione genetico-sintetica del corpo umano inteso come uomo/macchina interno al sistema produttivo industriale”. Cosa che i giapponesi dalla fine degli anni 70’ hanno imparato tragicamente a sopportare sotto un annichilimento pressoché totale del proprio essere parte di una nazione. Distrutta dalla tragedia bellica, si trova a combattere con le superpotenze economiche occidentali (in primis gli Stati Uniti) e pertanto a rincorrerle secondo un’ottica del dovere severa e rigida, verso un progresso tecnologico massificante. Film centrale dell’intera rassegna rimane “Enemy” (2013) che invece proviene dalle zone gelide del Canada francofono: Denis Villeneuve colui che ne ha ideato la trama e che porterà lo spettatore a tagliente contatto con le proprie angosce. Si regge sullo spostamento d’identità, sulla falsificazione di cosa possa ancora significare la nostra vita spogliata della sua naturale autenticità.
Novembre: Rassegna “Crisi d’identità”
mercoledì 9 novembre: ENEMY, Denis Villeneuve, 2013
mercoledì 16 novembre: GUILTY OF ROMANCE, Sion Sono, 2011
mercoledì 23 novembre: POSSESSION, Andrzjei Zulawski, 1981
mercoledì 30 novembre: I SAW THE DEVIL, Kim Jee-woon, 2010

Ma corriamo con ordine e non lasciamoci attrarre da conclusioni apocalitticamente affrettate. Perché il quartetto che ci preparerà con i fiocchi alla vigilia natalizia, assorbe le suggestioni delle pellicole precedenti, traghettandole nel cosmo della filmografia “ANIME” targata Sol Levante. Stiamo parlando degli ancora poco noti in Italia, Satoshi Kon, Mamoru Oshii e Tatsuo Sato. Se l’Anime in Giappone infatti è un genere di fiction di grande importanza e spessore, sulla nostra amata penisola viene recepito con scarsa attenzione se non legato ad un mondo superficialmente infantile (si pensi alla grande produzione di Miyazaki e Studio Ghibli che pure conservano un panorama di altissima qualità. Per la grafica, per l’inventiva narrativa). A dicembre al Magazzino sul Po entrerete in un mondo molto diverso, quello del caleidoscopico Kon in “Paprika” (2007) e “Perfect Blue” (1997).
Due storie che definirei ad incastro continuo, dove da un certo momento in poi perderete letteralmente la cognizione di tempo e spazio. Se il più datato (Perfect Blue) inscena una vicenda “più umana”, quella di una giovane cantante che decide di diventare attrice (con tutte le inquietanti conseguenze del caso come vedrete), “Paprika” è un vero dedalo di frapposizione tra ciò che potremmo normalmente definire sogno e ciò che invece corrisponde alla realtà. Piccolo estratto della produzione di Tatsuo è il viaggio giù per lo scarico di “Cat’s Soup” (2001) accompagnato al capolavoro magistrale “Tenshi no Tamago (Angel’s Egg)”, un O.A.V. (Original Anime Video, creato direttamente per una distribuzione home video) del 1985 che vi avvolgerà in un universo distopico dalle tinte gotiche e spettrali. Pur conservando quella fragilità umana che si rigenera nel ciclo di nascite e morti.
Dicembre: Rassegna “I sognatori dell’animazione giapponese”
mercoledì 7 dicembre: PAPRIKA, Satoshi Kon, 2006
mercoledì 14 dicembre: PERFECT BLUE, Satoshi Kon, 1997
mercoledì 21 dicembre: ANGEL’S EGG, Mamoru Oshii, 1985 + CAT SOUP, Tatsuo Sato, 2001

Non mi resta che augurare a tutti una buona permanenza sotto quelle arcate buie dei Murazzi torinesi. “Il cinema corre sul fiume” – nome della rassegna ispirato al noto film di Charles Laughton “La morte scorre sul fiume” – lo potrete rintracciare su Facebook dove troverete gli eventi relativi alle singole proiezioni.