Per la sua terza edizione, Indiegeno Fest ha deciso di invadere Patti, Salina, Mongiove, Marinello, Tindari per una settimana di musica, esplorazione, intrattenimento. Dopo cinque giorni di concerti, esposizioni, busking ed open mic, il 9 e 10 agosto l’équipe del festival ha gettato l’ancora al Teatro greco di Tindari, luogo in cui il festival fu concepito.
di Sara Tirrito – Headliner della seconda serata: Afterhours.
Ad introdurre l’ingresso di Manuel Agnelli sul palco del Teatro Greco di Tindari il 10 agosto è il riff di Grande, apripista di “Folfiri o Folfox”. A seguire, Ti cambia il sapore, Il mio popolo si fa, Non voglio ritrovare il tuo nome si alternano senza sosta a Ballata per la mia piccola iena, Varanasi baby, Né pani né pesci.
Intorno, tutto è coreografico e solenne. A giudicare dagli sguardi, in tanti vorrebbero essere il suolo sotto ai piedi di Xabier Iriondo, che immobile osserva il Teatro con il petto all’infuori, o le corde del violino di Rodrigo D’Erasmo, eleganti e leggere o ancora quelle del basso di Dell’Era, sediziose e indomabili. Non c’è spazio per le smancerie, i discorsi e le presentazioni. Il rituale continua senza sosta per oltre due ore e mezza in una successione sparsa di Padania, L’odore della giacca di mio padre, Bungee jumping, Se io fossi il giudice, Pop, Quello che non c’è. Si potrebbe credere in un talento straordinario, in un’ispirazione assoluta o in una vena artistica ininterrotta. Ma forse sarebbe più opportuno parlare di lungimiranza, esperienza, rischio. Di una trentennale ricerca espressiva famelica e audace, talvolta deviante ed esaltata, ma senza dubbio magnificente. Tutto questo è Afterhours.
E allora è più facile capire perché prima di Manuel Agnelli e la sua band, siano saliti su quello stesso palco Cassandra Raffaele, Giovanni Truppi, Daniele Celona (in ordine ascendente ndr).
Penalizzata da una band di supporto solo in parte originale, Cassandra Raffaele ha preceduto gli headliner con l’ingrato compito di tenere a bada una schiera di fan AHS non certo paziente o remissiva. Fra gli animi bollenti degli spettatori si infrangono dirompenti le note di Chiedimi, opening track di “Chagall”, ultimo lavoro discografico (Sugarmusic/Leave Music), che la musicista presenta ad un pubblico non (solo) suo. I brani del nuovo disco, Il filo, A (t) tratti, Meditazione, si susseguono con energia fino a chiudere con l’irriverente Adesso posso dirti (Fottiti), già eseguita due anni fa su quello stesso palco.
Prima di lei Giovanni Truppi, musicista decisamente apprezzato da Napoli in su, forse ancora “da evangelizzare” in Sicilia. La sua performance è un piccolo diamante. Senza ostentare doti impossibili, Giovanni Truppi rapisce per due qualità forse perfino banali: la simpatia e la modestia, cui si aggiunge una notevole rapidità verbale, di cui ha fatto una cifra stilistica. Con la sua immancabile canottiera bianca, Giovanni esegue brani come Il mondo è come te lo metti in testa, Superman, Lettera a Papa Francesco, Nessuno.
Ad aprire la serata è invece Daniele Celona, che da Torino porta in tour il progetto “Dalla Guerra Alla Luna”, contenente cinque estratti live dal disco d’esordio “Amantide Atlantide”. Il suo stile è cupo ma coeso. Saluta il pubblico sulle note di Mille colori, per uscire di scena con Ninna nanna.
Fra i ringraziamenti ufficiali di quest’edizione di Indiegeno Fest, si legge a chiare lettere: “Dobbiamo molto a coloro che hanno supportato questa iniziativa, che non riguarda solo la musica, ma la crescita di un territorio”. Com’è noto, in provincia di Messina vige lo spiacevole assunto per cui la meraviglia di ogni luogo è inversamente proporzionale alla realizzabilità di ogni genere di progetto. Figuriamoci musicale, figuriamoci indipendente.
Per questa ragione quasi superflua, nell’orda indistinta di festival che caratterizza l’agosto siciliano, Indiegeno Fest ha ragione di distinguersi.
Per questa ragione va tutelato.
Perché se oggi Manuel Agnelli può, a ragione, affermare: “La presunzione che ho è quella di dire che abbiamo sviluppato un nostro linguaggio che ci identifica, che è riconoscibile” è anche in virtù di manifestazioni come questa che potrebbe essere esclusiva ma non lo è e costruisce un ponte sull’asfalto fra realtà musicali inconsuete
Galleria fotografica a cura di Maria Giulia Mancuso Prizzitano.