Che cos’è la verità? È il grido di dolore di un sovrano senza futuro: “Lear. La storia”, al Globe Theatre di Roma inaugura le serate senza tempo dedicate a William Shakespeare.
di Raffaella Ceres – Acqua che scorre, gocce che scivolano sussurrando, quasi a richiamar l’attenzione di coloro che s’apprestano a vivere la lunga sofferenza del sacro Re Lear. Si apre così l’immaginario sipario sul palco del teatro elisabettiano che Roma ospita nel cuore di Villa Borghese. La nuova stagione del Silvano Toti Globe Theatre è stata inaugurata lo scorso 23 giugno da Mariano Rigillo in Lear. La storia.
Si possono aggiustare le parole per aggiustare le ferite? La supplica di un padre ferito, di un sovrano non venerato, la domanda che non aspetta risposta per un amore che non conosce la gratuità. Cordelia figlia ingrata quanto coraggiosamente sincera viene ripudiata dal padre e sovrano Lear a favore delle due sorelle che scelgono il vile sentiero dell’inganno opportunista. Sarà lunga e dolorosa la strada che porterà Lear a scoprire come il tempo possa svelare le assenze e i suoi inganni.
Mariano Rigillo, imponente Lear, commuove, scuote anime ed ideali nella sua appassionata interpretazione. La bellezza delle parole così tragicamente attuali che il sommo Shakespeare ha reso immortali grazie alle sue opere ,riecheggia come tuono e rombo nella tempesta delle avversità che forgiano il coraggio di reagire di ciascuno di noi. Folle fra i folli, Anna Teresa Rossini, il Matto, è l’unica voce ammessa a dire quel che si sente e non quel che si deve dire e la sua moderna e dirompente immagine in scena in contrasto con gli altri personaggi in scena, ben rende l’idea del forte messaggio dedicato al non adattamento ingannato dal conformismo contemporaneo. Movimenti scenici essenziali quanto imponenti sottolineano l’attenzione che l’orecchio del pubblico deve prestare alla meta comunicazione celata nei respiri del Lear shakespeariano.
Ogni personaggio è tratteggiato ed interpreto con cura ma di certo emerge il ruolo femminile di Regana e Gloucester affidato a Luigi Tabita e Sebastiano Tringali. Si può vedere come va il mondo anche senza occhi e dunque affidare ai sensi la bellezza di questo convincente adattamento a cura diGiuseppe Dipasquale risulta essere la chiave di volta dell’intero spettacolo, sostenuto dalle musiche di Germano Mazzocchetti. Per avvicinarsi al Lear è necessario ricordare che la sua favola è datata 3105 dalla nascita del mondo mentre in Israele regnavano Guida e Geroboamo. Non a caso la tragedia è stata mantenuta da Shakespeare in un tempo lontano dal tempo stesso senza esserne decontestualizzata e nemmeno storicizzata. L’astrazione che si ottiene da questo processo l’ha trasformata nella storia degli uomini di un certo tempo, che potrebbero essere quelli di un ieri vicinissimo come di un oggi lontanissimo. Sono temi eterni quelli che tutti gli appassionati interpreti hanno narrato calcando il magico palcoscenico del Globe Theatre e per questi valori universali ricondivisi, Lear. la storia merita di essere a lungo sostenuta ed applaudita.
Photogallery a cura di Giovanna Onofri